ARGENTINA, ferite non ancora rimarginate. Desaparecidos: a rischio la memoria storica e la ricerca dei superstiti

È trascorso ormai molto tempo da quando il presidente Raoul Alfonsin assunse il potere in un’Argentina finalmente democratica dopo la sanguinaria e mortifera lunga parentesi della dittatura militare. Tuttavia, nonostante tutti questi anni passati permangono ancora lancinanti i dolori nella carne viva di una parte della popolazione del Paese latino americano. I morti: quelli della repressione del dissenso e quelli del crimine collaterale agli apparati che agirono in nome e per conto della giunta golpista. I morti: quelli dei giovani soldati argentini mandati a morire nella scellerata guerra scatenata nelle isole Falklands Malvinas, ultimo fallimentare tentativo di distrarre l’opinione pubblica di un paese al tracollo, morti provocate anche tra i militari della task force britannica inviata da Margareth Thatcher a ristabilire la sovranità violata su quel territorio. Gli scomparsi: i desaparecidos e i bambini «rubati» dei quali spesso per decenni non si ha avuto consapevolezza e che solo grazie alla costante e diuturna attività delle madri di Plaza de Mayo si è solo in parte saputo poi qualcosa. Adesso, però, queste ricerche e il monito derivante dalle testimonianze di quella violenza prevaricatrice rischiano di venire soffocate. Non da una «squadretta» di agenti in borghese giunta nella notte a bordo di autovetture Ford Falcon prive di targa, bensì da un decreto presidenziale di Javier Milei. A insidertrend.it l’allarmante denuncia di Miguel Santucho, membro del direttivo dell’Associazione Abuelas de Plaza de Mayo (registrazione audio A652)