MODA, crisi del settore. La denuncia di Filctem Cgil Toscana: «Export e fatturato sempre più giù; sopravvivere fino alla ripresa produttiva»

Nel comparto moda, i settori più a rischio sono le pelli e le pelletterie, la concia, il tessile, che nei primi mesi del 2024 hanno registrato la peggiore performance del Made in Italy, con un calo produttivo nazionale su base annua pari all’8,8%, con una preoccupante accentuazione nel periodo pre-feriale del 9,3% e punte nel settore pelle che giungono alla doppia cifra. In questa situazione sono soprattutto le imprese artigianali a rischiare la chiusura. Nell’ultimo semestre le associazioni di categoria dell’artigianato evidenziano un rallentamento dei fatturati e la stagnazione dell’occupazione. Associato al calo dei consumi interni c’è la rilevante riduzione delle esportazioni, penalizzata ulteriormente dalla crisi del commercio internazionale. Ad avviso dei sindacati, «in Toscana, come nel resto del Paese, non si vedono al momento spiragli per uscire dalla crisi e, andando avanti a questi livelli, il rischio è di decimare questo tipo di tessuto produttivo perdendo un saper fare che è stato il motore della crescita di quei brand che hanno strutturato l’attuale sistema produttivo».

Un allarme lanciato dalla Filctem Cgil Toscana per bocca del suo segretario Gianluca Persico: «Non ci stiamo a veder distruggere settori rilevanti per l’economia del territorio e per i livelli occupazionali che impiega – egli ha dichiarato -, neppure veder distruggere professionalità, competenze, storia, passione e inventiva a scapito delle produzioni di massa fatte nei paesi esteri dove non si rispettano ambiente e diritti dei lavoratori e delle persone. È per questo che ancora insistiamo a chiedere che si trovino soluzioni che consentano di salvaguardare occupati e imprese che stanno terminando la cassa integrazione, soluzioni che consentano di poter arrivare vivi alla ripresa produttiva. A fine marzo, assieme a Femca Toscana e Uiltec Toscana, avevamo inviato una richiesta di convocazione di un tavolo di unità di crisi alla Regione Toscana e successivamente, a metà maggio, una successiva richiesta di convocazione ai ministeri competenti. L’obiettivo dei sindacati era e resta quello di alzare il livello di attenzione sulle criticità che affliggono il settore della moda, in particolare quelli manifatturieri come tessile, concia, pelli e pelletterie. È necessario salvaguardare l’eccellenza e il patrimonio della moda italiana evitando di commettere errori già fatti in altri settori dove il Paese eccelleva, che però non sono stati tutelati a dovere. La lezione dovremmo averla imparata, ma sadesso si rischia di decimare un tessuto produttivo. Allora insistiamo a chiedere che si trovino soluzioni che consentano di salvaguardare occupati e imprese che stanno terminando la cassa integrazione, che consentano di arrivare vivi alla ripresa produttiva».

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