VATICANO, finanze. Giuseppe Schlitzer direttore dell’Aif

Bergoglio completa i ranghi dei dirigenti dell’organismo di vigilanza e intelligence della Santa Sede

Giuseppe Schlitzer è il nuovo direttore dell’Autorità di informazione finanziaria vaticana (Aif), la sua nomina è stata ufficializzata oggi insieme a quella di Federico Antellini Russo, che assume l’incarico di vice direttore.

Schlitzer subentra a Tommaso Di Ruzza, che aveva ricoperto la carica dal 2015, il cui mandato era scaduto lo scorso 20 gennaio successivamente non rinnovatogli.

Osservatori di oltre Tevere asseriscono che, se la nomina di Schlitzer parrebbe dare un segno di discontinuità, l’affiancamento di Antellini Russo in qualità di vice, personalità interna all’Aif, indurrebbe a ritenere che in Vaticano si voglia invece continuare a perseguire la linea adottata nell’ultimo quinquennio.

Il direttore uscente si è accommiatato affermando di ringraziare il pontefice per la possibilità concessagli di servire la Santa Sede, «sono fiducioso – ha poi aggiunto – che in questi anni l’Aif ha dato il massimo per costruire un sistema antiriciclaggio solido e credibile a livello internazionale e questo è stato un impegno e un servizio sul piano tecnico e morale».

Schlitzer si è laureato in economia e commercio presso l’Università Federico II di Napoli, specializzandosi in seguito negli Usa, presso la University of Chicago e la George Washington University.

Ha poi ricoperto incarichi presso la Banca d’Italia (istituto nel quale attualmente è consigliere censore presso la filiale del Centro Donato Menichella), il Fondo monetario internazionale a Washington D.C., la Confindustria e la Federazione Abi-Ania ed è stato Consigliere Delegato di Aitec, la associazione di Confindustria rappresentativa degli industriali del cemento; è vice presidente vicario dell’Istituto internazionale Jacques Maritain e nel 2014 è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica italiana.

Il nuovo vicedirettore Federico Antellini Russo si è invece laureato in economia politica all’Università Luiss Guido Carli divendone poi uno dei docenti; dal 2008 al 2013 è stato economista presso l’area Research and Development di Consip S.p.A. e dal 2013 al 2015 presso il Servizio ricerca e studi di Cassa depositi e prestiti.

Le nomine del nuovo direttore e vicedirettore vanno a completare i ranghi dei vertici dell’Aif, che aveva visto la nomina papale di Carmelo Barbagallo quale presidente, dopo che Bergoglio non aveva rinnovato il mandato a René Bruelhart.

Ora manca il completamento della membership del Consiglio direttivo, dopo la sospensione a opera della Santa Sede dal circuito di Egmont (poi ripristinato grazie a un accordo fra il Tribunale e l’Aif) e la mancata conferma di Bruelhart alla guida dell’Autorità, si erano dimessi dal board anche Marc Odendall e Juan Zarate, due profili internazionali di altissimo spessore, anche loro da sostituire.

Da novembre, Di Ruzza era stato sospeso a causa delle indagini in corso sulla compravendita di un immobile Londra da parte della Segreteria di Stato. Egli era in forza all’Aif dal 2011, sotto la sua direzione è stato rafforzato il ruolo della Santa Sede nelle relazioni internazionali e normalizzati i rapporti con la Repubblica italiana, in precedenza deterioratesi.

Tra i successi più importanti della direzione: l’adesione dell’Aif al Gruppo Egmont (che riunisce 150 unità di informazione finanziaria di tutto il mondo), l’ingresso della Santa Sede nell’area Sepa (Sistema europeo unico di pagamenti), che ha portato all’ottenimento dell’Iban vaticano, infine i protocolli di intesa firmati con più di sessanta autorità di vigilanza e di informazione finanziaria nel mondo.

Di Ruzza è stato anche tra gli artefici della nuova legge antiriciclaggio emanata nel gennaio 2012, che ha successivamente  portato a un giudizio sostanzialmente positivo del comitato del Consiglio d’Europa Moneyval nel luglio 2012.

L’adozione della nuova legge aveva segnato l’inizio della “seconda stagione” nella costruzione del sistema di trasparenza finanziaria vaticana. Se la prima stagione era stata quella delle soluzioni dettate dall’emergenza, come il sequestro di alcuni fondi dell’Istituto per le opere di religione (Ior), la seconda è stata invece impostata sulla sostenibilità sul lungo periodo.

Dopo la prima riforma della legge 127 nel 2012 ne era entrata in vigore una seconda, quella del 2013, si trattava della legge 18, che ha traghettato il sistema in una terza stagione.

A novembre 2013, l’Aif ha adottato un nuovo statuto, prevedendo l’esistenza di un consiglio e del presidente, esclusivamente laici.

Nel 2014 Bruelhart è divenuto presidente, Di Ruzza vicedirettore, con l’Aif che adottava il Regolamento n. 1 per la vigilanza prudenziale dell’Istituto per le opere di religione (Ior), inizio di un percorso di riconduzione dell’istituto a standard internazionali anche sul piano dei criteri di organizzazione e gestione, oltre che di precisi criteri di autorizzazione e vigilanza delle attività finanziarie. Nel 2015 Di Ruzza è stato nominato direttore.

In questi anni, si sono moltiplicati i protocolli di intesa con autorità estere, che portano anche ad un considerevole scambio di informazioni. L’ultimo rapporto annuale sulle attività operative dell’Autorità ne elenca 56 con le controparti Aif in materia di informazione e 8 con quelle di vigilanza. Tra queste, non solo l’Unità di informazione finanziaria italiana e la Banca d’Italia, ma anche quella di vigilanza degli Usa, la banca centrale tedesca e le principali unità di informazione finanziaria estere.

Nel 2018, la Santa Sede ha fatto ingresso nell’area Sepa che, come accennato, ha permesso la registrazione di un codice Iban vaticano e l’ingresso dello Ior negli schemi Sepa.

Tutti questi progressi sono stati certificati da Moneyval. Dal 2011, anno di adesione della Santa Sede, il comitato ha prodotto quattro rapporti. Al primo (2012), quello generale sul sistema ne sono seguiti altri due nel 2013, e nel 2017, che ricordava che la Santa Sede era chiamata a presentare le azioni prese per attuare le raccomandazioni del comitato entro dicembre 2019, mentre la valutazione sarebbe stata fissata per il 2020 secondo le procedure ordinarie applicabili agli Stati che non sono sottoposti a monitoraggio rafforzato, una valutazione prevista per la primavera, ma rinviata a causa dell’emergenza coronavirus.

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