Oltre a bloccare buona parte delle attività produttive, limitando al contempo la mobilità di buona parte della popolazione italiana, i necessari provvedimenti assunti dal Governo nel tentativo di contrastare la diffusione del contagio da Covid-19 hanno però interessato indiscriminatamente anche segmenti della società, ai quali la nuova normativa scaturita dalla continua decretazione del Presidente del Consiglio dei ministri ha cagionato non pochi nocumenti.
Ad esempio quei genitori separati che vengono posti nelle condizioni di non poter incontrare i propri figli minorenni a causa delle restrizioni imposte alla mobilità personale.
Infatti, essi vivono una particolare condizione che non gli vede riconosciuti dei diritti sanciti da leggi dello Stato e da Convenzioni internazionali dei quali dovrebbero godere pienamente al pari di tutti gli altri genitori separati.
I genitori cosiddetti «itineranti» patiscono gli effetti prodotti dalla jungla normativa scaturita dalla sedimentazione dei decreti varati dei ministri in questi ultimi quindici giorni.
Un combinato disposto che impone di portare al seguito una certificazione ulteriore da associare all’autocertificazione imposta dal nuovo impianto normativo a tutte le persone che possono giustificare il loro spostamenti adducendo una causa di necessità (come ad esempio la necessità di raggiungere il proprio posto di lavoro).
Una scrittura privata redatta dai due componenti la coppia separata – che, data l’attuale critica situazione, probabilmente nessun Tribunale dello Stato sarebbe praticamente in grado di certificare in tempi utili – fa sì che taluni siano autorizzati a uscire dalla propria abitazione per raggiungere quella dell’ex coniuge (o convivente more uxorio) al fine di raggiungere i propri figli minorenni per incontrarli, mentre altri no.
Infatti, in alcuni specifici casi, ad alcune categorie di persone non viene riconosciuta la «causa di necessità» necessaria a giustificare questo genere di spostamenti.
Chi era già divorziato al momento dell’entrata in vigore della nuova normativa possiederà una sentenza che certifica il suo status e dunque potrà muoversi per andare a trovare i propri figli; chi invece si era appena separato, e al momento dell’entrata in vigore dei decreti restrittivi del Governo Conte 2 non aveva visto ancora perfezionata la relativa procedura, si trova oggi in una sorta di limbo, «senza un pezzo di carta in mano» da esibire assieme all’autocertificazione alle Forze dell’Ordine qualora venga fermato per un controllo a un posto di blocco.
Medesima condizione – se non addirittura maggiormente deteriore – è quella nella quale versano quei genitori di ex coppie di fatto che non sono affidatari dei propri figli naturali.
Un vacuum normativo frutto di una svista, al quale è auspicabile che l’Esecutivo provveda al più presto nel senso dell’inclusione anche di questi sfortunati genitori nel novero dei cittadini che godono pienamente dei diritti sanciti dall’Ordinamento.
Questo, per altro, soprattutto nell’interesse dell’equilibrio psicologico dei figli minorenni, soprattutto alla luce delle non rosee prospettive riguardo all’uscita dal tunnel della pandemia.
Di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale (A234) dell’intervista con il professor Francesco d’Auria, presidente della onlus Minori in Primo Piano.