CORONAVIRUS, emergenza sanitaria. Più soldi a Sanità e Protezione civile e meno spese in armamenti? A insidertrend.it parla Francesco Vignarca della Rete disarmo

Le criticità evidenziate dal sistema della prevenzione e dei soccorsi in questa prima fase dell’epidemia da Covid-19 hanno portato alcuni a mettere in discussione l’allocazione delle risorse pubbliche destinate al comparto Difesa. L’idea sarebbe quella di un “super servizio civile” che intervenga nel caso di calamità o di situazioni come quella che il Paese sta attualmente attraversando

Secondo alcuni le criticità di sistema evidenziate dall’attuale drammatica situazione avrebbero posto in luce le sproporzioni e le contraddizioni frutto di politiche tese a privilegiare alcune funzioni pubbliche quali la Difesa rispetto ad altre, quali ad esempio la Salute.

Un aspetto denunciato quest’oggi dalle colonne del quotidiano “il manifesto” in un editoriale firmato da Francesco Vignarca e Mao Valpiana, il primo coordinatore della Rete per il disarmo, il secondo invece presidente del Movimento non violento.

Lo stesso Vignarca ha concesso un’intervista a insidertrend.it e a Radio Omega, nella quale ha affrontato la discussa tematica relativa all’allocazione delle risorse nel bilancio dello Stato, che, a suo avviso, privilegerebbero la funzione Difesa (nelle sue tre articolazioni di spesa: personale, esercizio e investimenti) rispetto, ad esempio, alla Salute.

Una contraddizione che verrebbe evidenziata dall’incongruenza del provvedimento di natura emergenziale recentemente assunto dal Governo, che ha imposto il blocco delle attività del Paese.

A oggi, in Italia 7.800.000 lavoratori risultano inattivi in forza del blocco decretato dal Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte al fine di fronteggiare la sopravvenuta emergenza sanitaria da Covid-19 arginando la diffusione dei contagi sul territorio italiano.

Si tratta di personale addetto alla produzione o alla fornitura di servizi ritenuti in questa particolare fase critica «né strategici e né essenziali» per il Paese. Tra di essi tuttavia non figurano le maestranze e i tecnici delle industrie del comparto armiero, esposti conseguentemente ai rischi di infezione da coronavirus.

Secondo Vignarca si tratta di una differenza illogica e fuori luogo, poiché «non abbiamo bisogno di caschi per piloti di jet fighter F-35, bensì di caschi per la respirazione ventilata, così come non abbiamo bisogno di posti comando nelle caserme ma di posti letto nei reparti di terapia intensiva degli ospedali».

Una retorica efficace quella del coordinatore della Rete per il disarmo, che nell’intervista ha argomentato ricorrendo alle cifre: «Siamo di fronte a una tendenza in atto da tempo, infatti, nell’ultima Legge di bilancio i finanziamenti alla Sanità sono stati tagliati dello 0,5%, mentre quelli a copertura delle spese militari si sono attestati all’1,4%, soldi che in parte hanno garantito le commesse alle industrie produttrici di sistemi d’arma».

Vignarca ha poi auspicato che questo «Paese chiuso, ma con le fabbriche di armi aperte» cambi paradigma, passando a una fase di conversione delle aziende dell’armiero e al potenziamento del Servizio civile.

Per l’intanto, Vignarca sostiene le ragioni di uno spostamento di risorse economiche proponendo una moratoria della durata di un anno sulle spese per l’acquisizione di nuovi materiali d’armamento, circa sei miliardi di euro da destinare alle spese sanitarie, cioè lo stanziamento nel bilancio della Difesa che copre la voce “investimenti”, pari a circa ¼ dell’intera somma destinata alla specifica funzione.

Ma, «un’altra Difesa» è davvero possibile? Secondo Vignarca sì, se venisse istituito un dipartimento strutturato su corpi civili di pace che interagisca con quello, esistente, della Protezione civile, una struttura che costerebbe soltanto cento milioni di euro all’anno, una cifra di molto inferiore ai ventisei miliardi attualmente spesi per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma, avviando una concreta transizione nella produzione mediante la conversione degli impianti industriali del settore armiero.

«Come nel caso della Beretta – ha concluso Vignarca -, che in questi giorni del tutto particolari di emergenza sanitaria sta impiegando alcuni suoi impianti per produrre componenti delle macchine medicali per la respirazione assistita».

Di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale dell’intervista rilasciata da Francesco Vignarca a insidertrend.it (A233)

A233 – CORONAVIRUS, EMERGENZA SANITARIA E CRITICITÀ DEL SISTEMA: più soldi alla Sanità e alla Protezione civile e meno alla funzione Difesa? Intervista con FRANCESCO VIGNARCA, coordinatore della Rete per il disarmo.
Secondo alcuni le criticità di sistema evidenziate dall’attuale drammatica situazione avrebbero posto in luce le sproporzioni e le contraddizioni frutto di politiche tese a privilegiare alcune funzioni pubbliche quali la Difesa rispetto ad altre, quali ad esempio la Salute.
Un aspetto denunciato quest’oggi dalle colonne del quotidiano “il manifesto” in un editoriale firmato da Francesco Vignarca e Mao Valpiana, il primo coordinatore della Rete per il disarmo, il secondo invece presidente del Movimento non violento.
Lo stesso Vignarca ha concesso un’intervista a insidertrend.it e a Radio Omega, nella quale ha affrontato la discussa tematica relativa all’allocazione delle risorse nel bilancio dello Stato, che, a suo avviso, privilegerebbero la funzione Difesa (nelle sue tre articolazioni di spesa: personale, esercizio e investimenti) rispetto, ad esempio, alla Salute.
Una contraddizione che verrebbe evidenziata dall’incongruenza del provvedimento di natura emergenziale recentemente assunto dal Governo, che ha imposto il blocco delle attività del Paese.
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