ECONOMIA, emergenza coronavirus. Disperato grido di allarme delle PMI romane: tra 10 giorni sarà crisi senza ritorno

L’intervento di Giulio Anticoli, presidente dell’associazione “Roma Produttiva”: «Bloccare i pagamenti dei debiti e concedere uno scoperto di conto corrente garantito da Cassa Depositi e Prestiti finché l'economia non avrà dato segnali di ripresa, altrimenti andremo incontro al fallimento»

A causa del blocco improvviso e purtroppo giustificato delle attività produttive, tra dieci giorni, con le scadenze di fine mese, buona parte di esse piomberanno in una crisi senza ritorno.

Con le entrate economiche bloccate già da quindici giorni, le uscite non potranno essere onorate. Tutto questo nel decreto «Cura Italia» non è previsto.

Molti assegni emessi in tempi non sospetti presto andranno all’incasso senza trovare fondi per una giusta corrispondenza.

Molti imprenditori senza colpa andranno protestati, vedendo trasformata la loro attività produttiva in un’azienda fallita. Parlare poi di recuperare il 60% del costo dell’affitto degli esercizi commerciali con il credito d’imposta è pura follia, dal momento che le aziende sono state e saranno improduttive ancora per molto tempo.

Buona parte del Paese rischia di piombare nel baratro, considerando che la sua economia si tiene in piedi proprio grazie alla vitalità delle piccole e medie imprese.

Se vogliamo darci una possibilità di sopravvivenza economica tutto dovrà essere stoppato.

Entrate e uscite dovranno essere bloccate con la stessa decisione – non si da e non si prende -, per l’intero periodo necessario a uscire dall’incubo.

Il congelamento non dovrà escludere nulla, utenze incluse, se vogliamo salvarci dal disastro e dal rischio di un licenziamento di massa del personale impiegato nei negozi, dove fino a ieri ne rappresentava la risorsa, mentre oggi impersona il carico insostenibile.

Senza grandi difficoltà e ostacoli burocratici dovrebbe essere concesso dalle banche uno scoperto di conto corrente garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti per dare ossigeno alle imprese, finché l’economia non avrà dato segnali di ripresa.

Non si può trascurare che le attività commerciali hanno abbassato le loro serrande il 12 marzo con merce in carico e che dovrebbero pagare i fornitori con le casse vuote, un’operazione impossibile.

Oggi la prospettiva per l’80% dei commercianti è quella di tirare su la saracinesca il 25 marzo, qualora tale data verrà confermata, trovando dietro di essa il muro invalicabile dei debiti che il nostro Governo non è stato capace di bloccare.

Roma Produttiva, in base a quanto detto, chiede un’immediata e rapidissima rettifica del documento dell’Esecutivo che tenga conto di quanto sopra esposto.

(di Giulio Anticoli, presidente dell’associazione Roma Produttiva) –

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