I risultati del Super martedì delle primarie statunitensi, semplificano notevolmente il quadro della corsa alla nomination del partito democratico imponendo alcune considerazioni.
IL FLOP DI MICHAEL BLOOMBERG
L’ex sindaco di New York ha vinto solo alle Isole Samoa, arcipelago polinesiano sotto la giurisdizione degli USA. Lo avevamo previsto (https://www.insidertrend.it/2020/02/26/esteri/usa-primarie-martedi-3-marzo-15-stati-decideranno-la-corsa-di-bloomberg-alla-nomination-democratica/), ma non in queste proporzioni. In tutti gli Stati dove si è votato martedì 3 marzo, il suo gruzzolo di delegati oltrepassa di poco la sessantina. Il miliardario newyorchese ha investito nella campagna elettorale mezzo miliardo di dollari, l’equivalente di circa 8 milioni di dollari per ciascun delegato conquistato. Una cifra tale da imporgli di meditare il ritiro e di appoggiare Joe Biden.
IL RITORNO DI JOE BIDEN
Vincendo 10 Stati su 15, l’ex vice presidente di Obama è adesso l’unico candidato moderato del partito. Grazie anche al ritiro di Pete Buttigieg e Amy Klobuchar, dopo le primarie di sabato scorso nella Carolina del sud. Il loro successivo endorsement a favore di Joe Biden, gli ha restituito il respiro necessario a consentirgli di vincere la corsa sul candidato più radicale, Bernie Sanders, che rimane il vero candidato contro l’establishment del campo democratico.
SANDERS RIPARTE DALLA CALIFORNIA
Nei tre Stati dove erano in palio il maggior numero di delegati (California 415, Texas 228 e Carolina del Nord 110), Sanders ha centrato il bersaglio grosso: la California. Nel “Golden State”, il suo vantaggio su Biden, si è però ridotto rispetto ai sondaggi. Sanders rimane comunque un credibile candidato alla presidenza anche alla luce del risultato in Texas. In uno Stato diventato stabilmente repubblicano nell’ultimo mezzo secolo, è arrivato ad un passo da Biden. La sua corsa si giocherà ora tutta a convincere la working class di Michigan, Wisconsin, Illinois, Ohio e Pennsylvania.
A COSA PUNTA ELIZABETH WARREN
Sconfitta senza alibi è stata l’altra candidata della sinistra del partito democratico, Elizabeth Warren, che fallisce la prova soprattutto nel natio Oklahoma e nel Massachusetts, stato di cui è senatrice. Attorno a lei aleggia il dubbio che il suo scopo sia quello di sottrarre delegati al candidato “socialista” o, quantomeno, di cercare di ipotecare il posto di vicepresidente nel ticket che dovrà sfidare Trump-Pence, se quest’ultimo ne farà ancora parte.