La giuria social ha dunque condannato Caterina de’ Medici per la strage degli Ugonotti. La regina consorte di Francia, sul banco degli imputati del Teatro Eliseo per la Storia a Processo, è stata ritenuta dai due terzi dei giudici popolari responsabile di avere ordinato l’uccisione di migliaia di protestanti nella notte San Bartolomeo, i morti furono dai 5.000 ai 30.000.
Decisamente favorevole alla sua innocenza, invece, il pubblico che mercoledì 26 febbraio ha gremito la sala di via Nazionale a Roma, dove è stato celebrato il processo, terzo appuntamento della stagione 2019-2020 del format ideato e curato da Elisa Greco.
Al riguardo, la stessa curatrice ha così commentato: «Verdetto interessante su Caterina de’ Medici, che ci fa porre l’attenzione su quanto la Realpolitik susciti dibattimento e discussione al di là del tempo. L’azione politica comporta l’assunzione di responsabilità che poi sarà la Storia a giudicare».
Sul palcoscenico trasformato in aula di tribunale si è processato un personaggio controverso, la cosiddetta «regina nera», donna orfana e bruttina chiamata in modo dispregiativo «la piccola fiorentina», nel Cinquecento fu però in grado di dominare per mezzo secolo la scena politica francese.
L’accusa che gli è stata mossa era quella di avere obbedito alla ragion di stato e di avere calpestato l’etica nell’uso del potere attribuitole, ordinando la strage del 24 agosto 1572 a Parigi.
«Quale è la vera Caterina? Un mostro sanguinario oppure una regina di pace? È stata vittima di congiure di palazzo che hanno voluto assegnare a lei la strage o l’istigatrice di un efferato massacro?», si è interrogata la vicepresidente della Luiss e già ministro della Giustizia Paola Severino, che nell’occasione vestiva i panni di una brillante presidente della corte, non mancando di raccomandare alla giuria di tenere ben presente la differenza tra sospetti e prove di colpevolezza.
Secondo il Pubblico ministero Antonia Giammaria «Caterina non fu solo una “regina nera” perché vestiva a lutto dopo la morte del marito re, ma anche perché aveva una coscienza nera».
Tuttavia, per l’avvocato difensore Antonio Catricalà, «Caterina è stata l’unica vera vittima di questa storia, una vittima designata, una donna non nobile arrivata in Francia, che ha insegnato ai francesi l’uso della forchetta, del tovagliolo e perfino della biancheria intima e che qualche nefandezza l’ avrà fatta ma erano forme per giungere al bene della collettività Caterina, qualche nefandezza l’ha fatta, ma erano delle forme per giungere al bene della collettività».
A interpretare il ruolo di Caterina de’ Medici è stata una convincente – anche nella lunga mise nera – Alessandra Necci, scrittrice e biografa, autrice del recente saggio edito da Marsilio “Caterina de’ Medici, un’italiana alla conquista della Francia”.
«La leggenda nera è stata costruita durante il mio regno e dopo perché ero donna e italiana», si è difesa, sottolineando che la sua «unica colpa è quella di avere fallito, ma non di avere comandato la strage e, siccome la storia la scrivono i vincitori, io non ho vinto. Vinceranno altri dopo di me».
«Consapevole o inconsapevole, lei ha armato le mani che hanno assassinato 30.000 persone», ha accusato il testimone Giancarlo Leone.
«Voi uccidereste una persona per salvarne cento? La Ragion di Stato non è altro che questo», ha invece dichiarato il testimone della difesa, il machiavellico Tommaso Labate.
La Storia a Processo tornerà al Teatro Eliseo il prossimo 1 aprile con il processo a Giuda iscariota, quarto e ultimo appuntamento della stagione romana. Anche stavolta a decidere saranno il pubblico in sala e la giuria degli studenti della Luiss, attivamente coinvolti mediante il verdetto social.