«Il coronavirus rappresenta una minaccia molto grave per l’umanità», questo ha sostenuto pubblicamente quest’oggi Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’Organizzazione mondiale per la sanità (Oms), l’agenzia dell’Onu per la salute con sede a Ginevra.
«Fermare l’epidemia e salvare le vite», questo ha poi aggiunto, ma nel frattempo nella Repubblica popolare cinese i morti causati dall’epidemia hanno superato le mille unità, mentre più di 42.000 sono i casi di contagio accertati.
Tuttavia, nel conto vanno necessariamente considerati anche tutti quei paesi asiatici che al gigante cinese fanno da cintura, nei quali le condizioni di profilassi, sicurezza e soprattutto monitoraggio dei contagi sono certamente più carenti rispetto al gigante comunista.
Poi c’è l’Africa, la grande incognita. È noto qual sia la situazione di arretratezza e rischio infezione nella maggior parte dei paesi del continente, una terra, per altro, da alcuni decenni profondamente permeata dalla presenza di cittadini cinesi.
In Italia la situazione parrebbe sotto controllo. Secondo il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, da noi il virus ancora non starebbe circolando e, in ogni caso, «le misure di prevenzione assunte ne consentiranno il contenimento».
Nel corso di una intervista rilasciata alla stampa il viceministro ha poi aggiunto che non va ingenerato allarmismo nella popolazione, poiché qui finora sono stati accertati soltanto tre casi di infezione.
Alla mezzanotte di ieri i casi di decessi per coronavirus in Cina ammontavano a 1.016, mentre il totale delle infezioni era salito a 42.634.
Nella provincia di Hubei sono aumentati i casi di polmonite da coronavirus, ma nuovi contagi sono stati registrati anche a Hong Kong.
L’Assemblea Nazionale del Popolo cinese ha decretato che l’epidemia di coronavirus costituisce un «evento di forza maggiore», conseguentemente le società che non possono adempiere ai propri obblighi contrattuali a causa di tali circostanze verranno esonerate dalla responsabilità parziale o totale, salvo quanto diversamente richiesto dalla legge.
Hong Kong ha donato un miliardo di yuan (143,2 milioni di dollari) alla Cina al governo di Pechino nel quadro degli sforzi profusi al fine di aiutare a contrastare l’epidemia e, inoltre, ha acquistato forniture tra cui maschere, indumenti protettivi, occhiali protettivi e disinfettante per il personale medico in prima linea.
nel tentativo di contenere i nuovi focolai infettivi, a tutte le scuole della provincia dello Shaanxi (Cina nordoccidentale) è stato fatto obbligo di sospendere le lezioni fino al 2 marzo, .Il periodo di incubazione per il coronavirus potrebbe essere più lungo del previsto: un paziente nell’Henan, nella Cina centrale, non ha presentato sintomi per diciassette giorni, e successivamente è stato diagnosticato come paziente infetto.
Il periodo di incubazione per le persone infette da coronavirus potrebbe arrivare a ventiquattro giorni, questo è stato affermato in un documento accademico pubblicato dall’esperto di malattie respiratorie Zhong Nanshan, mentre in precedenza, si riteneva che il periodo di incubazione più lungo fosse di quattordici giorni.
Sempre nella giornata di ieri la commissione sanitaria nazionale cinese ha dichiarato che il tasso di guarigione a livello nazionale ha raggiunto l’8,2%, ma il coronavirus resta comunque una grave minaccia per il mondo.
Così si è espressa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che a Ginevra ha convocato quattrocento scienziati in un vertice di emergenza nel corso del quale si è discusso del problema.
In Italia, pur ribadendo la necessità del mantenimento del blocco dei voli da e per la Cina, il ministro della Salute Roberto Speranza ha dichiarato che, comunque, «non ci sono allo stato elementi tali da giustificare una sospensione dell’accordo di Schengen» sulla libera circolazione delle persone e delle merci in Europa.
Sul blocco dei voli è però in totale disaccordo Walter Ricciardi, membro del Consiglio esecutivo dell’Oms ed ex presidente dell’Istituto superiore di sanità, secondo il quale la misura adottata dal governo italiano potrebbe rivelarsi controproducente dal punto di vista della gestione del rischio, poiché il risultato sarebbe quello di spingere i viaggiatori a compiere scali intermedi al fine di aggirare il blocco, col risultato negativo della perdita del controllo delle persone.
In una intervista concessa a un quotidiano Ricciardi ha affermato che «prima del blocco la Cina forniva informazioni dettagliate su ogni turista in viaggio verso l’Italia, permettendo di monitorare i casi a seconda della provenienza. Ora rischiamo di non disporre più di queste informazioni. Durante un’emergenza globale, è necessario coordinare le iniziative, qualche cautela in più sarebbe giustificata se le agenzie internazionali e gli altri paesi avessero agito in ritardo, ma non è questo il caso, mentre così si rischia di minare il clima di fiducia e solidarietà. La Cina si è sentita abbandonata. Dagli Usa, che è uno stato rivale, lo avevano messo in conto, ma dall’Italia, considerata un paese amico, questo non se lo aspettavano».
Dal canto suo, il celebre immunologo di fama mondiale Anthony Fauci, ha annunciato che ci vorranno due o tre mesi per il primo test del vaccino su un piccolo numero di persone per verificarne la sicurezza, facendo inoltre sapere che ci sussistono elementi per sostenere che l’infezione possa essere trasmessa anche per via asintomatica.
Fauci è il direttore dell’istituto statunitense per lo studio delle malattie infettive (National Institute of Allergy and Infectious Diseases, Niaid) e collabora anche con l’azienda biotecnologica Moderna e la Coalion for Epidemic Preparedness Innovation (Cepi).
Nel frattempo la prima delegazione internazionale di esperti dell’Oms si è recata in Cina per contribuire al contrasto dell’epidemia, la squadra di scienziati è coordinata dal professor Bruce Aylward, epidemiologo canadese. Il resto della delegazione, ha aggiunto il direttore dell’Oms, si unirà al più presto alla prima squadra, formando così un team di dieci esperti di comprovata esperienza che sanno cosa fare.
Il vaccino si baserebbe su una delle tecnologie più avanzate oggi disponibili, che utilizza la sequenza del materiale genetico del coronavirus, ossia l’acido ribonucleico (Rna).
Si tratta dunque di un vaccino sintetico che non utilizza il virus, che si pensa sarà possibile sperimentare clinicamente mediante la somministrazione a un piccolo campione di soggetti adulti sani negli Usa, testandone così la sicurezza e l’efficacia sul piano della risposta immunitaria.