Su delega della Procura Distrettuale presso il Tribunale di Catania, i militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Catania, grazie al supporto e alla collaborazione fornita dalla Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa) e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico), hanno dato esecuzione a due provvedimenti di fermo e a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere (con contestuale applicazione di un mandato di arresto europeo (Mae) emessa dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Catania, nei confronti di cinque ulteriori persone.
Sono complessivamente sette i destinatari di misure restrittive, cinque dei quali ritenuti componenti di un’associazione internazionale finalizzata all’importazione e al traffico di ingenti quantitativi di cocaina operante tra Italia, Spagna, Messico e Colombia.
Il 4 febbraio scorso a Barcellona erano stati rintracciati e condotti in carcere due dei cinque soggetti destinatari del provvedimento emesso dall’Autorità giudiziaria italiana per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, mentre allo stato attuale non risultano rintracciati nel territorio comunitario i due soggetti di nazionalità messicana e quello di nazionalità guatemalteca, anch’essi destinatari del provvedimento.
Contestualmente, sono stati sottoposti a sequestro 386 chilogrammi di cocaina, precedentemente confezionata dai narcotrafficanti in 342 panetti e 6 buste.
Lo stupefacente era oggetto di una consegna controllata da Bogotá (Colombia) a Catania, previa richiesta di rogatoria della Procura distrettuale italiana alla Repubblica della Colombia per finalità di acquisizione probatoria ai sensi della Convenzione di Palermo delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale stipulata nel 2000.
Da quanto riferito dalle Autorità colombiane, non si sono registrate in passato esperienze operative analoghe.
L’ingente quantitativo di cocaina purissima, prodotto in Colombia nella regione del Cauca, era stato importato in Italia per la rivendita sul territorio europeo, dai soggetti arrestati, figure, queste ultime, risultate essere espressione diretta del potentissimo cartello messicano di Sinaloa.
Le due persone destinatarie del provvedimento di fermo d’indiziato di delitto eseguito ad Affi (VR), località non distante dal Lago di Garda – misura poi convalidata dal Gip di Verona – sono: Daniel Esteban Ortega Ubeda detto «Tito», classe 1985e Felix Ruben Villagran Lopez detto «Felix», classe 1972, entrambi di nazionalità guatemalteca.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, essi operavano quale diretta emanazione del citato cartello del narcotraffico messicano, chiamati a eseguire sul territorio italiano gli ordini impartiti da un elemento apicale dell’organizzazione criminale sudamericana, il messicano Jose Angel Rivera Zazueta, classe 1987, meglio noto attraverso l’appellativo di «el flaco».
Anche quest’ultimo risulta tra i destinatari del mandato d’arresto europeo, però di lui non risulta la presenza nel territorio comunitario, nel quale gli investigatori hanno raccolto elementi di prova che documentano l’organizzazione e la presenza a più incontri nel corso dei quali sarebbero stati definiti i termini dell’importazione di rilevantissime partite di cocaina nei dettagli, dalle modalità d’ingresso a quelle di smistamento dello stupefacente.
L’operazione del Nucleo di polizia economico-finanziaria (GICO-GOA) di Catania si è caratterizzata tra l’altro per l’esecuzione di attività speciali (quali consegne controllate e differimento di sequestri e arresti), intercettazioni telefoniche e ambientali (audio e video) che hanno permesso di delineare una diffusa operatività dei soggetti ristretti nel territorio nazionale e segnatamente tra Catania, Roma, Milano, Genova e Verona.
Con il prezioso sostegno della DCSA, i Finanzieri del GICO di Catania hanno mantenuto con la Polizia nazionale colombiana (Direcciòn de Antinarcòticos) un costante collegamento investigativo che ha consentito di ricostruire un’intera catena di fornitura della cocaina, un’attività quest’ultima gestita dal succitato cartello messicano dalla zona di produzione della Colombia fino alla città siciliana, meta prescelta quale punto di arrivo e smistamento.
A Bogotá i narcos messicani avevano suddiviso in tre distinte fasi il carico di cocaina diretta in Sicilia, ma nel frattempo, l’Autorità giudiziaria colombiana (Fiscalìa Especializada contra el narcotrafico), in diretto contatto con la magistratura italiana, disponeva una consegna controllata dello stupefacente che, con un volo cargoi, sarebbe poi giunto a Catania l’11 gennaio scorso.
Assieme all’ingente quantitativo di droga, a Catania sbarcavano anche i narcos Tito e Felix, che nella città etnea, mantenendosi in costante collegamento con il loro capo messicano, organizzavano l’avvio di consegne prova dello stupefacente.
Una prima partita del peso di tre chilogrammi circa veniva spedita a Verona, laddove sarebbe stata poi proposta ad acquirenti italiani.
Con la partenza del carico “prova”, autorizzata da un decreto di ritardato sequestro della procura di Catania, le Fiamme gialle venivano poste nelle condizioni di acquisire ulteriori elementi indiziari sulla “paternità” dell’ingente partita di cocaina che sarebbe stata immessa di lì a poco in numerose piazze di spaccio italiane ed europee.
Allo scopo, nella provincia di Verona sopraggiungevano un emissario del “flaco” proveniente direttamente dal Messico e due persone rappresentanti delle organizzazioni criminali acquirenti, Mauro Da Fiume (classe 1964), nativo di Sanremo ed emigrato in Spagna a Carnet De Mar, nella fascia costiera di Barcellona, persona già nota alle Forze di polizia a causa di diversi precedenti in materia di stupefacenti a suo carico, in alcuni dei quali risultato in affari con esponenti di ‘ndrine calabresi insediatesi nel Nord Italia; Sergio Garcia Riera (classe 1978), di nazionalità spagnola, originario di Barcellona.
I destinatari del provino di cocaina proveniente da Catania, incontravano quindi ad Affi Tito e Felix, ai quali consegnavano 35.000 euro in contanti quale parziale corrispettivo dello stupefacente.
Il denaro, rinvenuto dai Finanzieri nel corso dell’esecuzione dei fermi effettuati il 23 gennaio scorso, veniva sottoposto a sequestro.
Il perfezionamento della transazione avrebbe preluso all’invio di un quantitativo ben più consistente di droga, un’operazione – si asserisce in Procura – favorita dal diretto intervento del “flaco”, il quale aveva allo scopo incaricato suoi fiduciari a stringere accordi finali con le parti acquirenti.
Il 4 febbraio, a Barcellona (Spagna) Da Fiume e Riera venivano rintracciati dalla Policìa Nacional spagnola e condotti in carcere. Oltre ai 386 chili di cocaina, oggetto di consegna “controllata” e sequestrati all’arrivo in territorio italiano, il sodalizio messicano risultava aver organizzato e definito un’ulteriore spedizione di prova giunta nel porto di Vado Ligure (SV) l’11 novembre del 2019.
In particolare, occultato in un vano elettrico di un container carico di frutta imbarcato su una motonave salpata dal porto colombiano di Turbo, i Finanzieri avevano rinvenuto diciotto panetti di cocaina, per un peso complessivo di oltre venti chilogrammi.