CINA, epidemia coronavirus. Apocalisse nello Hubei, in quarantena più di 40 milioni di persone a causa del virus polmonare

I decessi provocati dal 2019-n-CoV si attestano attorno alla quarantina. Le autorità di Pechino tentano di circoscriverne la diffusione, ma le uniche province al momento ancora non interessate sono quelle montane della regione del Tibet

Si tratta del disperato tentativo a cui hanno fatto ricorso le autorità di Pechino al fine di circoscrivere un’epidemia che potrebbe diffondersi capillarmente in tutta la Repubblica Popolare cinese.

Oltre trenta persone sono state sostanzialmente poste in quarantena, chiuse in isolamento all’interno delle grandi metropoli dove risiedono. Una misura draconiana assunta dallo Stato comunista le cui proporzioni non si ricordano nel passato, se non quando si verificò l’epidemia di Ebola in Sierra Leone nel 2014.

Wuhan, città che conta undici milioni di abitanti, è stata isolata dal resto della Cina, così come Huanggang (sette milioni di abitanti) ed Ezhou (un milione di abitanti). da qui non ci si può muovere se non si dimostra di avere «ragioni specifiche» per farlo.

I collegamenti ferroviari e quelli aerei sono stati interrotti, mentre la polizia controlla strettamente i varchi che pongono in collegamento le aree in quarantena con l’esterno, in sostegno alle forze di sicurezza e alle autorità sanitarie è stato disposto anche l’intervento dell’esercito.

Il blocco dei trasporti è stato imposto a una decina di grandi centri urbani tra i quali Chibi, Xiantao, Zhijiang, Qianjiang, Xianning, Huangshi ed Enshi, una misura che vincola almeno quaranta milioni di persone.

Al pari di quanto si era verificato a Pechino venti anni fa, nel pieno dell’epidemia di Sars, le autorità della città di Wuhan hanno annunciato che edificheranno in tempi brevissimi un ospedale con mille posti letto per cercare di arginare la diffusione dell’epidemia.

Il personale sanitario e gli addetti al controllo presidiano affiancati da agenti e militari gli assi stradali, dove effettuano controlli sulla temperatura corporea delle persone in transito utilizzando termometri all’infrarosso.

In uscita dalla città si sono formate lunghe code di autoveicoli, i controlli verrebbero effettuati a campione e alcune automobilisti sono stati autorizzati a proseguire oltre i posti di blocco.

Attualmente le misure precauzionali non riguardano soltanto le zone dove il focolaio infettivo si è inizialmente diffuso – cioè la provincia a intensa industrializzazione dello Hubei -, poiché quasi tutto il vasto territorio cinese ne è interessato, inclusa la capitale Pechino, distante migliaia di chilometri dalla zona maggiormente colpita.

Nella capitale è stata chiusa al pubblico la Città Proibita, uno dei luoghi più visitati dai turisti, chiusi anche lo Shanghai Disney Resort e alcuni tratti della Grande Muraglia.

Ormai soltanto poche province a ridosso dei massicci tibetani restano ancora immuni dal virus.

Nei luoghi pubblici è obbligatorio indossare la speciale mascherina di protezione delle vie respiratorie, mentre all’interno di luoghi pubblici e centri commerciali sono stati installati speciali distributori di disinfettanti per le mani.

I cinema hanno sospeso la programmazione e, aspetto ancor più inquietante, sono stati cancellati i tradizionali grandi festeggiamenti per il capodanno lunare (Chunjie) che erano in calendario per il prossimo sabato, una festa molto partecipata dai cinesi che ogni anno provoca lo spostamento di milioni di persone all’interno dei confini nazionali e dall’estero verso la Cina.

Probabilmente verranno sospese anche le sessioni di esame in molte università del Paese.

Disinfettate continuamente le aree comuni, come passaggi, scale, androni dei palazzi e uffici. Gli avvisi pubblici diffusi dalle autorità mettono in guardia dai pericoli esortando la popolazione a segnalare immediatamente eventuali casi di soggetti febbricitanti, di persone provenienti dalle zone interessate dall’infezione del coronavirus e anche della presenza di carcasse o parti di animali abbandonati in strada o nei cassonetti dell’immondizia.

Il sistema d’informazione statale ha relegato la trasmissione delle notizie relative al virus nei servizi in coda ai telegiornali, tuttavia alcuni giornalisti ed annunciatori delle televisioni indossano la mascherina protettiva anche quando sono ripresi dalle telecamere. Conseguentemente, la popolazione allarmata cerca di ottenere informazioni come può, ricorrendo quindi in massa ai social network.

La scarsa tempestività nella diffusione della notizia dell’epidemia in una fase di essa estremamente delicata come quella del contagio iniziale, è una responsabilità che viene posta a carico dei vertici dell’apparato politico e amministrativo, principalmente dei funzionari delle province e delle municipalità da dove il virus ha avuto diffusione.

Il focolaio infettivo ha avuto origine nel mercato del pesce e di altri animali vivi di Wuhan, il primo paziente è stato segnalato all’Organizzazione mondiale della Sanità il 31 dicembre. Nove giorni dopo il laboratorio di sicurezza biologica della città cinese ne ha reso nota parte della sequenza genomica.

I casi accertati all’estero. Ieri l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva reso noto ufficialmente che era troppo presto per dichiarare la polmonite provocata dal coronavirus un’emergenza sanitaria globale, tuttavia in Cina l’infezione si sta rapidamente diffondendo. Infatti, i casi di contagio accertati sono circa novecento, mentre i decessi a causa dell’epidemia quasi trenta, in massima parte verificatesi nello Hubei.

La diffusione del virus ha ormai valicato i confini della Repubblica Popolare, poiché alcuni casi di infezione sono stati confermati sia a Singapore, che in Vietnam, Corea del Sud e Giappone.

Anche negli Usa è stato accertato un caso di contagio, il secondo. Si tratta di una sessantenne di Chicago rientrata da Wuhan il 13 gennaio scorso, persona attualmente ricoverata in ospedale e clinicamente stabile.

Secondo il Centro di controllo per le malattie infettive europeo (Ecdc), il rischio di importazione e diffusione del nuovo coronavirus in Europa e Italia sarebbe estremamente limitato, anche se nelle ultime ore vengono segnalati casi sospetti in Francia e Scozia, tuttavia, l’imminente capodanno lunare, nonostante l’epidemia, potrebbe far registrare egualmente l’atteso picco incrementale degli spostamenti di viaggiatori di nazionalità cinese dall’Asia all’Europa.

Quello diffusosi queste ultime settimane in Cina è un virus meno aggressivo di quello della Sars, tuttavia i contagi potrebbero raggiungere egualmente cifre molto elevate.

Esso appartenente alla famiglia dei coronavirus ed è stato denominato 2019-n-CoV. In grado di ingenerare sintomi respiratori anche gravi, è simile a quello della Sars (sindrome respiratoria acuta grave), che tra il 2002 e 2003 contagiò ottomila persone provocandone la morte di 775, e a quello diffusosi successivamente nel 2012 della Mers (sindrome respiratoria medio orientale) che colpì 2.500 soggetti facendo 858 morti.

I coronavirus si trasmettono sia agli esseri umani che agli animali, in particolare, nell’uomo vengono veicolati da ospiti intermedi, vettori dei quali, almeno fino a questo momento, non si ha certezza, seppure si sia parlato di serpenti, pipistrelli e ratti, tuttavia non viene del tutto esclusa la trasmissione interumana.

I sintomi della malattia sono respiratori: febbre, tosse, raffreddore, mal di gola e grave affaticamento polmonare.

La cura è la medesima alla quale si ricorre nel casi gravi di influenza, quindi con terapie di supporto, tuttavia, al contrario dell’influenza non esistono farmaci specifici per essa e neppure vaccini.

Tutte le informazioni attualmente disponibili relative al coronavirus sono accessibili consultando il sito web del Ministero della Salute all’indirizzo www.sanita.it.

Prevenzione in Italia. Come previsto dal regolamento sanitario internazionale, anche negli aeroporti italiani è scattata la procedura di controllo e screening di competenza degli Uffici della Sanità aerea.

Essa prevede il monitoraggio degli eventuali passeggeri che presentino sintomi sospetti riconducibili al coronavirus, soggetti in arrivo dalla Cina o da altre località ritenute a rischio.

Al riguardo, l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma è attrezzato all’evenienza di eventuali emergenze, comprese le attività diagnostiche e di isolamento dei pazienti nello speciale reparto già utilizzato per pazienti con virus Ebola.

E proprio presso il Centro congressi dell’Ospedale Spallanzani questa mattina ha avuto luogo un vertice straordinario finalizzato alla predisposizione di misure atte a fronteggiare eventuali emergenze nel Lazio.

Ai lavori hanno preso parte le autorità sanitarie locali, quelle amministrative, l‘Assessore alla Sanità regionale Alessio D’Amato, i medici di pronto soccorso e le autorità di pubblica sicurezza.

Nel corso di essa sono state affrontate le problematiche relative al coronavirus e ai controlli negli scali aeroportuali.

Al termine, rivolgendosi alla stampa convenuta, rivolgendosi all’opinione pubblica, il Direttore scientifico dell’Istituto, professor Giuseppe Ippolito, ha espresso parole rassicuranti.

«Non c’è motivo di temere il contagio da nuovo coronavirus – ha infatti dichiarato -, poiché la probabilità di trasmissione è simile a quella di una normale influenza e molto meno elevata del morbillo».

«Perché il virus si trasmetta – ha poi aggiunto – è necessario un contatto a meno di un metro: una stretta di mano, uno scambio più prossimo».

Infine, riferendosi ai controlli effettuati in ambito aeroportuale sui viaggiatori in arrivo dalle aree del contagio, ha affermato che essi sono efficaci, concludendo infine che: «Il rischio che le persone che arrivano senza sintomi durante il volo siano contagiate è bassissimo, praticamente zero».

A047 – SICUREZZA, RISCHIO BIOLOGICIO E BIOTERRORISMO: la preparazione delle strutture sanitarie a eventi del genere. A “ORA ZERO” parla il professor GIULIANO BERTAZZONI, primario presso il Policlinico Umberto I di Roma; Radio Omega Sound, trasmissione del 6 marzo 2008, a cura di Gianluca Scagnetti
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