LIBIA, guerra civile. Vertice a Roma: Conte incontra Haftar ma al-Serraj gli «da buca»

Il tentativo di composizione diplomatica della crisi si risolve con un successo a metà (o un mezzo fallimento), spegnendo gli entusiasmi alimentatisi nella prima parte della giornata. Intanto i militari italiani in missione nel Paese nordafricano sono pronti all’evacuazione

Alla fine l’incontro con il capo del Consiglio presidenziale di Tripoli (il premier di Tripoli) Fayez al-Serraj non c’è stato, deludendo le aspettative di molti che confidavano in una composizione degli ultimi inquietanti sviluppi della crisi libica attraverso l’interposizione dei buoni uffici da parte dell’inquilino di Palazzo Chigi.

Il vertice a tre è saltato perché al-Serraj, atteso nel corso del suo viaggio di ritorno da Bruxelles, si è rifiutato di incontrare il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ufficialmente a causa della diffusione della fake news relativa a un suo possibile colloquio a Roma col generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito nazionale libico (Lna) e uomo forte della Cirenaica, che dal 4 aprile scorso assedia la capitale libica. Una falsa notizia che, una volta diffusa, in Libia avrebbe provocato dure proteste.

Perlomeno questa è la versione ufficiale dei fatti resa pubblica nel tardo pomeriggio, Conte ha comunque avuto l’opportunità di incontrare Haftar.

In precedenza gli organi di stampa avevano addirittura ventilato la possibilità di una svolta diplomatica nella crisi libica, dato che i due nemici avrebbero avuto un faccia a faccia grazie alla mediazione del Presidente del Consiglio italiano.

Entusiasti anche parte degli imprenditori italiani del settore Oil & Gas, che attraverso le parole di  Michele Marsiglia, presidente della loro associazione di categoria (FederPetroli Italia), avevano espresso compiacimento e fiducia nella riuscita dell’operazione diplomatica organizzata dal vertice dell’esecutivo di Roma.

«Con questo scacco matto i servizi segreti italiani guadagnano mille punti sullo scenario internazionale», aveva infatti affermato in un comunicato stampa Marsiglia, aggiungendo tuttavia che  il merito dell’incontro andava attribuito non soltanto all’Intelligence, poiché «le “parrocchie” in campo per organizzarlo erano state diverse, altrimenti non avrebbe avuto luogo».

Nel medesimo comunicato, l’esponente apicale di FederPetroli aveva poi espresso un velato disappunto per l’assenza del ministro degli Esteri Di Maio all’appuntamento (che col senno di poi si potrebbe ritenere al corrente della «buca» che avrebbe dato al-Serraj), Marsiglia aveva infatti rimarcato l’anomalia di quella mancata presenza.

«Strano un ministro voli in Egitto e uno dei leader di un paese sotto assedio di guerra voli in Italia, sembra che si giochi a nascondino, più che un elegante gioco diplomatico; al-Serraj a Bruxelles è stato chiaro, rimarcando la linea che la loro difesa è legittima e non vogliono alcuna interferenza decisionale da parte dell’Europa sulle dinamiche di difesa interna. La presenza di al-Sarraj a Roma in è in bilico tra conferme e smentite, ma se così fosse il risultato del vertice sarebbe stato raggiunto a metà. Vedremo nelle prossime ore. Sarà importante capire cosa verrà fuori dalla riunione di venerdì mattina a Palazzo Chigi con i vertici della Difesa e degli Esteri».

Nel pomeriggio il premier libico si era recato a Bruxelles dove aveva incontrato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, quello dell’Europarlamento David Sassoli e l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell.

Nella giornata di ieri anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si era recato a Bruxelles, per un incontro con i colleghi di Francia, Gran Bretagna e Germania e con l’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Unione e, sempre ieri, ma in serata, a Istanbul aveva avuto un colloquio col suo omologo turco Mevlüt Çavuşoğlu. Ankara – nella crisi libica – sostiene anche militarmente il governo di Tripoli.

Intanto, dato l’aggravarsi della situazione sul campo in Libia, i militari italiani inviati in missione nel Paese nordafricano, sia nella capitale che a Misurata, sono pronti a essere evacuati.

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