ENERGIA, Aramco. Iniziate le sottoscrizioni del titolo del colosso petrolifero saudita

Al via la maxi Ipo di Aramco, la cui valutazione preliminare è stata fissata fra 1,6 e 1,7 mila miliardi di dollari, dunque al di sotto degli obiettivi di Mohammed bin Salman. Ma la quotazione è soltanto alla borsa di Riyadh e i sottoscrittori potrebbero provenire quasi esclusivamente dai Paesi del Golfo. Sullo sfondo le guerre e i deficit di bilancio degli al-Saud

Al via la Ipo di Aramco, il colosso petrolifero saudita è stato quotato alla borsa di Riyadh, una operazione che – almeno negli auspici e nei comunicati ufficiali di parte del ramo della famiglia saudita al potere – si preannuncia tra le più grandi della storia.

Nella giornata di ieri sono state effettuate prime le sottoscrizioni, una fase che si concluderà il prossimo 4 dicembre.

La valutazione preliminare sul listino di Riyadh è stata fissata fra 1,6 e 1,71 mila miliardi di dollari, una cifra enorme, che tuttavia permane al di sotto dei 2.000 miliardi, cioè dell’obiettivo prefissato nel 2016 dal principe ereditario (attuale reggente dell’Arabia Saudita) Mohammed bin Salman.

Dalla vendita dell’1,5%, quindi circa tre miliardi di titoli azionari, si attende una raccolta compresa fra 24 e 25,6 miliardi di dollari, mentre la fascia di prezzo indicativa oscillerebbe tra i 30 riyal sauditi (8 dollari Usa) e i 32 riyal.

Chi acquisterà le azioni dell’Aramco messe sul mercato sull’unica borsa valori di Riyad?

Alcuni analisti – scettici riguardo l’operazione e i suoi fini ufficialmente annunciati – prevedono che saranno principalmente investitori sauditi e di altri Paesi del Golfo persico più o meno vicini ai sauditi.

Per quanto concernono gli obiettivi di questa collocazione di titoli in borsa – un progetto annunciato tre anni fa nel quadro della “Vision 2030” del principe ereditario, ma più volte rinviato -, vi sarebbe la pubblicizzata riforma che dovrebbe condurre il Regno degli al-Saud ad affrancarsi in parte dalla dipendenza dal petrolio facendo affidamento per la propria crescita economica sempre di più sull’alta tecnologia e i servizi.

La quotazione in borsa della Saudi Aramco sarebbe inoltre finalizzata alla raccolta di fondi allo scopo di ridurre il pesante deficit di cassa che affligge da qualche tempo lo Stato, incrementatosi in parte a causa della riduzione del prezzo del greggio, in parte alle uscite generate dagli impegni sociali e da quelli (non indifferenti) di natura bellica, sia diretti che indiretti, che vedono Riyadh e i suoi proxi impegnati nei vari conflitti in atto nella regione mediorientale allargata.

L’economia del Regno è fortemente dipendente dalle esportazioni di petrolio, i cui prezzi in flessione – un barile di Brent è quotato poco oltre i 60 dollari – hanno aumentato sensibilmente il suo deficit di bilancio, poiché, a differenza di un passato felice, le uscite superano ormai nettamente le entrate.

Nel 2018 il disavanzo previsto si collocava attorno ai 136 miliardi di riyal (36 miliardi di dollari), una cifra che è previsto venga registrata anche quest’anno, mentre per il 2020 gli economisti della monarchia lo prevedono addirittura raggiungere i 50 miliardi di dollari.

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