EGITTO, stato di emergenza. Proroga di al-Sisi per altri tre mesi

Il presidente ha prorogato lo stato di emergenza in vigore dall'aprile 2017, un provvedimento ritenuto da alcuni in violazione del dettato costituzionale e utilizzato dal regime per sopprimere l'opposizione.

Il presidente egiziano, generale Abdel Fattah al-Sisi, ha prorogato per l’ennesima volta per ulteriori tre mesi lo Stato di emergenza in vigore nel Paese ormai da due anni e mezzo.

Si tratta di un provvedimento che violerebbe il dettato costituzionale egiziano, poiché esso prevede che lo stato di emergenza non si possa prorogare per più di una volta.

La decisione assunta di recente al Cairo è sulla falsariga di quelle del passato, in quanto questo è il decimo rinnovo dal 10 aprile 2017, data della sua dichiarazione, seguita a due attacchi terroristici contro le chiese di Alessandria e Tanta, che provocarono quarantaquattro morti.

Anche il deposto presidente Hosni Mubarak aveva fatto largo ricorso all’imposizione dello stato di emergenza nel corso del suo trentennale periodo di potere, rinnovandolo ogni due anni – fino al giorno della rivoluzione del 25 gennaio 2011 -, per mezzo di un decreto presidenziale.

Il governo del Cairo non perde occasione di dichiarare di non utilizzare lo strumento dello stato di emergenza al fine di limitare la libertà di circolazione della popolazione e condurre perquisizioni arbitrarie.

Gli oppositori del regime e le organizzazioni che si occupano della tutela dei diritti umani ritengono che l’estensione dello stato di emergenza non sarebbe giustificata e che viene utilizzata come pretesto per la repressione degli attivisti politici.

Una delle critiche si appunta sugli scarsi risultati, in termini concreti, dell’applicazione della misura, poiché in due anni e mezzo di stato d’emergenza in Egitto gli attacchi terroristici non sono diminuiti, mentre, contestualmente, hanno però conosciuto un incremento gli arresti di attivisti politici e una limitazione le libertà civili.

Da questo punto di vista la situazione nel Paese arabo non è certamente rosea, infatti, vi si registra un malcontento montante nella popolazione e, al tempo stesso, il terrorismo e le azioni di dura repressione da parte dello Stato non sono infrequenti, lo testimonia la quotidianità di certe zone della penisola del Sinai.

Condividi: