Dopo tredici giorni di dure manifestazioni di piazza in tutto il paese contro il governo e la corruzione, il primo ministro libanese Saad Hariri (sunnita, figlio di Rafiq, il premier assassinato alcuni anni fa per mano dei servizi segreti siriani) ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica.
L’annuncio è stato fatto mediante un discorso pronunciato in diretta alla televisione, nel quale, di fronte all’insostenibilità delle proteste, egli ha affermato che per il Paese si rende necessario «uno shock».
«Ho rassegnato le dimissioni per esaudire le richieste popolari». Egli avrebbe infatti ritenuto che il suo governo fosse arrivato «in un vicolo cieco», e che ora sia divenuta necessaria «una risposta positiva».
Per il momento parrebbe prevalere la piazza, che con una “spallata” ha indotto alla rinuncia il capo del governo di unità nazionale. Adesso in ordine a queste dimissioni si attende la pronuncia del presidente della repubblica, l’anziano generale cristiano-maronita Michel Aoun.
Nelle ultime ore le autorità del Paese dei cedri hanno dispiegato unità dell’esercito nel centro di Beirut dopo che alcuni sostenitori dei partiti sciiti Hezbollah e Amal avevano distrutto la tendopoli allestita dai manifestanti in protesta dallo scorso 17 ottobre.