L’ingresso dei siriani nelle città nord orientali del Paese già controllate dai curdi, ha temporaneamente frenato l’avanzata delle forze militari turche che per ora sembrano evitare il confronto diretto con i soldati di Damasco.
Le forze governative siriane sarebbero riuscite ad impedire la conquista di Manbij. I curdo-siriani continuerebbero ad averne il controllo insieme alle città di Tal Abyad e Ras al Ayn, che secondo fonti turche sarebbe invece già caduta.
Erdogan deve ora calcolare fino a che punto può sfidare l’esercito siriano senza incorrere in un intervento militare russo. Attento a non oltrepassare i paletti fissati dal presidente Vladimir Putin.
DAGLI USA UN PRIMO PACCHETTO DI SANZIONI
A Washington, il presidente Donald Trump è tornato a chiedere una tregua immediata nelle ostilità, accompagnandola alle prime sanzioni economiche nei confronti del governo di Ankara.
Trump ha anche aumentato del 50% le tariffe sulle importazioni di acciaio turco e interrotto i negoziati per un accordo commerciale del valore di 100 miliardi di dollari, esercitando così una notevole pressione su Erdogan.
In buona sostanza, Trump ritiene giusto che il controllo e la difesa della frontiera siriana siano affidate alle forze siriane e pensa, parafrasando von Clausewitz, che l’economia sia la continuazione della guerra con altri mezzi.
In attesa di vedere l’evoluzione della crisi, le esigue forze statunitensi – circa 1000 uomini – si sono ritirate nella base di Al Tanf, una posizione chiave che controlla l’intersezione dei confini siriano, giordano e iracheno.