Come un fiume carsico riemerge nuovamente la questione sulla doppia cittadinanza italiana e austriaca dei sud tirolesi. Due giorni fa il parlamento di Vienna ha approvato un emendamento attraverso il quale è stata riproposta l’ipotesi della concessione di un doppio passaporto ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina dell’Alto Adige Südtirol, cioè all’incirca 350.000 persone.
L’atto approvato dal Bundesrat prevede un avvio di colloqui preliminare con lo Stato italiano, la Regione Autonoma Trentino Alto Adige e la Provincia Autonoma Bolzano Südtirol per poi addivenire in seguito a una proposta di legge in merito.
Esso impegnerebbe il Governo austriaco, in modo particolare i ministeri degli esteri e dell’interno, a stabilire contatti ufficiali con gli omologhi italiani (Farnesina e Viminale) allo scopo di discutere i termini del futuro provvedimento quale primo passo in direzione di una successiva presentazione di una proposta di legge in materia da parte dell’esecutivo che si insedierà a Vienna a seguito delle elezioni del 29 settembre.
Va infatti preliminarmente rilevato che la controversa proposta è stata presentata, discussa e approvata da una maggioranza politica formatasi grazie al sostegno fornito dai Popolari all’ultradestra (i socialdemocratici hanno votato contro) nel corso dell’ultima seduta d’aula prima delle consultazioni anticipate resesi necessarie a seguito delle dimissioni rassegnate del vice cancelliere Heinz-Christian Strache, già leader del Partito delle Libertà Austriaco (FPÖ).
Si tratta di un aspetto non irrilevante sul piano pratico, poiché tale mozione non impegnerà il prossimo governo austriaco se non nei termini politico-programmatici di massima. In concreto, dunque, si sarebbe trattato di un atto dal significato quasi esclusivamente propagandistico nel quadro dell’ultima e combattuta fase della campagna elettorale in atto nel Paese.
Un atto che, tuttavia, è in grado di rialimentare aspre polemiche in Alto Adige, foriere di contrapposizioni etniche, questo anche alla luce del favore con il quale ha accolto il pronunciamento del Nationalrat viennese la Südtiroler Volkspartei (Svp), storico partito di riferimento della minoranza linguistica tedesca italiana.
Possibili riflessi che non vengono mitigati dalla disponibilità espressa dalla stessa Svp riguardo a una eventuale «soluzione condivisa» al problema con Roma qualora gli attori statuali e locali fossero chiamati a trovarla.
Quella del doppio passaporto non rappresenta certo una novità nel panorama dell’offerta politica fatta oltralpe all’opinione pubblica austriaca, poiché già nel recente passato il governo di Vienna aveva introdotto nel dibattito il tema della concessione su richiesta della cittadinanza ai cittadini italiani appartenenti alla minoranza linguistica tedesca sud tirolese.
Il testo del documento approvato dal parlamento austriaco ieri l’altro fa ripetutamente richiamo allo «spirito europeo» e alla «cittadinanza europea», ponendo tali due fondamenti quale cornice di un futuro provvedimento legislativo.
Al pari di tutti gli altri Stati membri dell’Unione, anche i cittadini italiani – inclusi ovviamente anche quelli della Provincia Autonoma Bolzano Südtirol – godono pienamente della “seconda cittadinanza” europea, uno status che non sostituisce la “prima” (quella nazionale), ma che ne è un complemento.
L’ordinamento giuridico italiano prevede per altro la doppia cittadinanza per gli italiani emigrati all’estero e per i loro discendenti in virtù del principio dello ius sanguinis.
Va poi ricordato che anche la Costituzione della Repubblica all’articolo 51, ai fini dell’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parifica i cittadini italiani agli italiani residenti in territori già facenti parte dello Stato ma ceduti nell’immediato dopoguerra in forza del Trattato di pace stipulato nel 1947.
Inoltre, una legge in vigore dal 2006 consente, a seguito di una espressa richiesta, il riconoscimento della cittadinanza agli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia e ai loro discendenti, cioè di quei territori annessi dalla Jugoslavia alla fine della Seconda guerra mondiale.
Un riferimento normativo che, tuttavia, secondo Peterlini – la spiegazione esauriente di questo orientamento la rende lui stesso nell’intervista il cui audio è ascoltabile di seguito – per varie ragioni non rappresenterebbe la soluzione ideale al problema in Alto Adige.
Infine, non vanno sottovalutati i possibili effetti destabilizzanti di una mozione del genere, seppure concepita esclusivamente a scopi tattici in funzione meramente propagandistica.
L’Autonomia dell’Alto Adige Südtirol nel tempo si è andata configurando come uno degli strumenti maggiormente avanzati posti a tutela delle minoranze nazionali, un modello frequentemente preso a riferimento nel corso dei tentativi di soluzione di critiche contrapposizioni etniche esperiti in altre regioni del mondo.
Però il panorama politico europeo sta mutando e l’agire di nuove classi politiche sovraniste e anti-sistema oggi al vertice di alcuni Stati membri dell’Unione rischiano di porre in discussione il, di per sé già difficoltoso, processo di integrazione europea.
Le pulsioni nazionalistiche viennesi potrebbero riflettersi anche sull’Alto Adige Südtirol, riattizzando così aneliti irredentistici sopiti da decenni di prosperità e benessere, con conseguenti rischi di contrapposizione etnica.
A189 – ALTO ADIGE SÜDTIROL, DOPPIA CITTADINANZA ITALIANA E AUSTRIACA: RIEMERGE L’IRREDENTISMO? L’emendamento approvato l’altro ieri al parlamento di Vienna solleva nuovamente i timori di una frattura etnica in provincia di Bolzano. La maggioranza politica di destra – in carica ancora per otto giorni – nel corso dell’ultima seduta parlamentare della legislatura ha approvato un emendamento col quale viene riproposta la concessione del doppio passaporto ai cittadini italiani sudtirolesi di lingua tedesca e ladina.
Con ogni probabilità l’atto è esclusivamente il frutto di un’operazione propagandistica in vista delle imminenti consultazioni elettorali, che avranno luogo nel Paese alpino domenica 29 settembre. Tuttavia, quello reintrodotto nella polemica politica dal voto del Nationalrat dell’altro ieri resta pur sempre un argomento estremamente delicato in grado di rialimentare polemiche e contrapposizioni tra i diversi gruppi linguistici della Provincia Autonoma di Bolzano Südtirol.
Su questi aspetti, oltreché sulla situazione in Alto Adige Südirol e in Austria e sul partito della Südtiroler Volkspartei, insidertend.it ha interpellato OSKAR PETERLINI, docente di Scienza politica e Diritto costituzionale presso la locale università e in passato senatore della Repubblica italiana eletto nelle liste della Svp.