di Valentina Renzopaoli (Eurispes) – Bombardieri, quest’estate abbiamo fatto le valigie guardando le immagini di Salvini che, divertito, beveva mojito al Papeete; le abbiamo disfatte, seguendo la cronaca di una delle crisi di Governo più “pazze” della storia italiana. Nel giro di pochi giorni, l’Italia, o meglio chi la governa, ha cambiato volto e colori. Dipende da una politica che si è fatta sempre più “liquida”?
Una lettura di ciò che è accaduto è complicata. Noi sindacati abbiamo incontrato il Capo del Governo e il Vicepremier lo scorso 6 agosto, e nulla faceva immaginare che ci potesse essere una crisi di questa natura. Probabilmente, Salvini pensava di portare all’incasso il risultato delle Europee e, attraverso nuove elezioni, dare un nuovo quadro di rappresentanza all’interno del Parlamento. Ma abbiamo imparato che la politica, come dice lei, è molto liquida.
Quindi, Matteo Salvini ha sbagliato i suoi calcoli politici?
Se l’obiettivo era quello di andare alle elezioni anticipate, qualcosa non ha funzionato. Probabilmente, ha immaginato che i giudizi del Movimento 5 Stelle sul Pd e quelli che il Pd aveva riservato al M5S negli ultimi anni, fossero più solidi; invece, penso si sia accorto, pagando personalmente, che in politica si cambia spesso idea, e molto velocemente.
Ora Pd e Movimento 5 Stelle dovranno governare insieme. Un connubio impensabile fino a poche settimana fa…
Penso che abbia giocato un ruolo rilevante il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: si è comportato come un buon padre di famiglia che richiama i figli scavezzacollo al senso di responsabilità. Non credo sia stato facile ma l’interesse della nazione, a volte, prende il sopravvento. In ogni caso, immaginare che oggi il M5S possa governare insieme con ministri di area renziana è veramente qualcosa di incredibile.
Le forze sindacali avevano avviato da poco un percorso e un dialogo con il Governo gialloverde. Ora si ricomincia tutto daccapo o si punta a proseguire ciò che è stato iniziato?
Abbiamo un patrimonio importante, costituito dalle molte mobilitazioni fatte negli ultimi mesi con grandissima partecipazione; mobilitazioni organizzate per sostenere una piattaforma e non contro il Governo. Su quella piattaforma ci sono idee ben precise: c’è una idea di Paese, un modello di sviluppo, ovviamente diverso da quello che si stava facendo strada nelle scelte governative. Attraverso la piattaforma abbiamo sostenuto la necessità di fare più investimenti in questo Paese; di prestare più attenzione al lavoro; di preservare di più i lavoratori, i dipendenti e i pensionati dal punto di vista fiscale. Questo patrimonio rimane integro e rappresenta un percorso che riproporremo anche al nuovo Governo, tanto più che il Presidente del Consiglio non è cambiato. Il lavoro, secondo noi, deve tornare al centro delle scelte della politica: ci sembra che negli ultimi anni, le scelte fatte non sono state utili, come dimostrano i fatti, a rilanciare il lavoro, l’occupazione, la dignità del lavoro e dei lavoratori.
Con Nicola Zingaretti al posto di Salvini sarà più facile o più difficile proseguire il dialogo?
Per avere una risposta alla sua domanda dovremmo rifare l’intervista tra qualche mese. Quando ero Segretario del Lazio, ebbi modo di confrontarmi con Zingaretti, in quanto Governatore della Regione; facemmo degli accordi importanti, ma avemmo anche degli scontri importanti, che lui ricorda benissimo. E quando, recentemente, abbiamo fatto il primo incontro ufficiale tra la segreteria del Pd e i sindacati Cgil, Cisl e Uil, Zingaretti si è messo la mano sulla fronte dicendo: “Bombardieri, pure qui!”. Ad essere sincero, non sono in grado di dire se sarà peggio o meglio, ma posso garantire che tratteremo con questo Governo con le stesse modalità utilizzate con il precedente, al di là di identificazioni politiche o vicinanze ideologiche.
Veniamo alle misure concrete: “quota 100” è promossa o bocciata?
“Quota 100” è una misura promossa, ma non basta. Sosteniamo che va modificata la legge Fornero; in particolare, va smantellato il principio secondo il quale il lavoro è tutto uguale: tipologie diverse di lavoro meritano trattamenti diversi. Un altro aspetto sul quale intervenire è la gestione del sistema della previdenza: a nostro giudizio, si deve partire dal principio della separazione fra gli aspetti previdenziali e gli aspetti assistenziali. Le spiego: la spesa che noi identifichiamo nell’ambito della spesa pensionistica è considerata onnicomprensiva anche della parte assistenziale ‒ ammortizzatori sociali, pensioni di invalidità, ecc. ‒ perché le pensioni vengono erogate attraverso l’Inps. Se noi dividessimo questi due capitoli, ci accorgeremmo che la parte di Pil utilizzata per la spesa previdenziale non sta poi fuori dalle linee europee e questo permetterebbe di fare delle scelte diverse. In generale, sono convinto che sia necessario verificare la sostenibilità sociale delle misure che vengono assunte, e non soltanto la sostenibilità economica, altrimenti saremmo solo dei robot.
Qual è il vostro giudizio sul reddito di cittadinanza?
Se la intendiamo come una misura a favore dei più deboli, va bene; se, invece, pretende di essere considerata una politica attiva per il lavoro, secondo noi questo è falso, perché non crea nessun collegamento tra domanda e offerta di lavoro. Inoltre, il reddito di cittadinanza non affronta il tema di “come” si crea lavoro; il lavoro si crea con gli investimenti pubblici e privati, e con le infrastrutture. E questo nel reddito di cittadinanza non emerge.
Nell’ultima intervista (https://www.leurispes.it/trattativa-governo-sindacati-bombardieri-uil-italia-senza-politica-industriale/) avevamo parlato della proposta sul salario minimo. Crede che anche il nuovo Governo possa riproporla?
Abbiamo già spiegato quali sarebbero le ricadute negative di questa proposta. Inserire un salario minimo a 9 euro l’ora significherebbe equiparare ogni tipo di professionalità, dall’operaio all’ingegnere nucleare; il salario minimo, inoltre, non garantisce tutto quello che garantisce, invece, un contratto: il trattamento di fine rapporto, le ferie, la malattia, gli aspetti previdenziali, lo stesso mantenimento del posto di lavoro. Insomma, non garantisce la dignità del lavoro e la dignità dei lavoratori. Il salario minimo a 9 euro sarebbe, addirittura, una retribuzione più bassa di quella che è la retribuzione minima media dei contratti. Dal canto nostro, abbiamo presentato una controproposta, chiedendo di identificare i salari minimi ma di farli combaciare con quelli previsti dai contratti. A chi sostiene che ci sono tipologie di lavoro che non rientrano nei contratti, noi replichiamo dicendo che bisogna modificare i contratti (un esempio è la trattativa portata avanti per i riders che sono stati inseriti nella categoria della logistica). La nostra proposta è quella di dare ai contratti validità “erga omnes”: i contratti firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi possono avere valore per tutti, e chi viene assunto deve essere assunto con una forma contrattuale ben precisa.
Infrastrutture e investimenti: Pd e Movimento 5 Stelle riusciranno a trovare punti di accordo su questi temi strategici, tenendo conto che la crisi di Governo si è aperta in occasione della votazione della mozione sulla Tav promossa dal Pd, votata dalla Lega, in contrapposizione ai 5 Stelle?
Lo vedremo. Noi abbiamo sempre dichiarato la nostra posizione favorevole alla Tav. Secondo il nostro giudizio, le politiche ambientali e di sviluppo ambientale sono strategiche per i prossimi anni, ma non ci sembra che il precedente Governo abbia mai fatto scelte chiare in questo senso. C’è un tema, in particolare, che reputiamo una priorità: come si affronta il periodo di transizione per arrivare alla blue economy o alla blue energy? Con quali strumenti? Il Governo deve decidere un percorso di accompagnamento che sia compatibile con l’ambiente, ma anche con le scelte economiche.
(foto: Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)