FISCO, evasione fiscale. Quando la badante e la colf non dichiarano i propri redditi

La Guardia di Finanza del Piemonte ha scoperto una serie di frodi allo Stato poste in essere da lavoratori domestici che inviavano all’estero il denaro percepito senza pagare alcuna imposta allo Stato italiano. Quattro milioni gli euro percepiti e non dichiarati e oltre 800.000 euro di imposte evase

Quattro milioni di euro percepiti e non dichiarati come reddito e oltre 800.000 euro di imposte evase, queste le cifre accertate dalla Guardia di Finanza di Susa, in Piemonte, nel quadro di una campagna di controlli effettuati nei confronti di centinaia di colf (collaboratrici familiari) e di badanti, che ha avuto inizio a partire dal mese di gennaio e si è conclusa in questi giorni.

Tutte le persone controllate sono risultate essere evasori totali, poiché hanno omesso di presentare le dovute dichiarazioni dei redditi prevista dalla legge anche nei casi in cui non ne consegue alcun debito di imposta.

L’attenzione dei militari della Compagnia di Susa sul fenomeno , sé stata attratta dalle segnalazioni quotidianamente pervenute dai vari reparti del Corpo operanti ai valichi di confine, in particolare da quelle dipendenti dalla Compagnia di Caselle Torinese, nell’ambito delle attività finalizzate al monitoraggio dei flussi di capitali in entrata e in uscita dallo Stato sulla base della normativa vigente in materia di uso di denaro contante.

Si è avuto così modo di verificare come i soggetti segnalati in uscita dallo Stato e recanti con loro significative somme di denaro contante – spesso oltre i limiti consentiti, cioè 10.000 euro -, avessero percepito in realtà dei redditi derivanti da lavoro domestico subordinato senza però versare le imposte dovute.

A seguito di questa preliminare analisi, l’Inps (Istituto nazionale per la previdenza sociale) ha provveduto a trasmettere alla stessa Compagnia di Susa un elenco dei datori di lavoro che avevano regolarmente provveduto ai loro obblighi contributivi e, successivamente, tramite di essi i finanzieri sono stati in grado di risalire ai lavoratori domestici.

Inoltre, attraverso l’analisi delle risultanze derivanti dai costanti controlli effettuati dalle Fiamme gialle sugli operatori cosiddetti «Money Transfer», si è risaliti a trasferimenti di denaro percepito quale corrispettivo della prestazione di lavoro domestico, per il quale, tuttavia, non veniva pagata alcuna imposta.

Nel corso delle indagini è poi emerso che molti dei lavoratori domestici sottoposti ai controlli non solo avevano nascosto al fisco i propri redditi, ma avevano addirittura presentato allo Stato italiano richieste finalizzate all’ottenimento di agevolazioni per la fruizione di prestazioni sociali e assistenziali, quali ad esempio quelle relative all’iscrizione a scuola o all’università dei propri figli, per il servizio mensa o per l’esenzione dal pagamento dei ticket sanitari, frodando così lo Stato e sottraendo indebitamente tali benefici a chi veramente sarebbero spettati per diritto.

Un danno alla collettività, dunque, che ha comportato un incremento dei costi dei servizi pubblici a carico dei cittadini.

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