La Russia si riserva il diritto di rispondere nel caso venisse attuato un dispiegamento di forze armate Usa in Polonia. Lo ha dichiarato il senatore russo Frants Klintsevich, membro della commissione del Consiglio della Federazione per la difesa e la sicurezza.
Si tratta di una risposta alle recenti affermazioni del ministro degli esteri polacco Jaček Czaputowicz, secondo il quale un dispiegamento di truppe statunitensi nel proprio paese «conterrebbe la Russia» in maniera maggiore rispetto allo schieramento in Europa occidentale.
Una proposta, quella di Varsavia, duramente criticata da Mosca, in quanto se accettata incrementerebbe le tensioni militari in Europa.
Negli ultimi mesi sono progrediti gli del progetto congiunto avviato da Washington e Varsavia relativo alla realizzazione di una grande base militare americana in territorio polacco, il cosiddetto «Fort Trump», come viene definito dal vice ministro della difesa di Varsavia Tomasz Szatkowski, una struttura che sarà in rado di garantire la presenza continua e rafforzata dell’esercito americano nel Paese dell’Europa orientale.
Sulla Vistola da tempo si cerca in tutti i modi di ottenere dagli americani uno schieramento di loro truppe sempre più consistente, in relazione – si giustificano i governanti di Varsavia – alle «politiche aggressive russe».
La Polonia ospita già contingenti militari statunitensi in qualità di membro della Nato, tuttavia si tratta di rischieramenti temporanei, mentre procedono i lavori di installazione dello scudo di difesa missilistica a Redzikowo, nel nord del Paese.
Il portavoce del presidente Andrzej Duda alla fine di settembre ha reso noto l’intenzione dell’esecutivo di stanziare 1,6 miliardi di euro per la costruzione di infrastrutture destinate in futuro a ospitare i militari americani inviati in Polonia.
In precedenza, il ministro degli esteri Jacek Czaputowicz aveva dichiarato che il progetto di incremento della presenza militare Usa in Polonia «è una reazione alle azioni aggressive della Russia non è una minaccia ai vicini».
Infatti, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko aveva manifestato preoccupazione a causa del progetto polacco volto ad aumentare la presenza di truppe americane a ridosso a ridosso dei propri confini.
Dal documento ufficiale reso pubblico dal ministero della difesa di Varsavia nel maggio del 2018, si è appreso che il governo polacco era pronto a finanziare fino a due miliardi di euro per la realizzazione di una base militare permanente Usa sul proprio territorio.
Le ipotesi iniziali localizzavano la base nella città di Bydgoszcz oppure di Torún. In esso, veniva espressa chiaramente al governo e al Congresso statunitense «l’attuale esigenza della presenza di una divisione corazzata dello US Army schierata permanentemente in Polonia».
Inoltre, Varsavia i impegnava nella fornitura di un significativo sostegno finanziario all’operazione, prevedendo infine la realizzazione di installazioni militari congiunte e la facilitazione degli spostamenti delle forze armate statunitensi.
Si comprendono meglio a questo punto le reazioni di Mosca.
Molta acqua, infatti, passata sotto i ponti dei fiumi Oder e Naiße da quando, nell’immediata vigilia dell’implosione sovietica, il cancelliere tedesco occidentale Helmut Kohl e il segretario generale del Pcus Mikhail Sergeevič Gorbaciov si accordarono riguardo alla riunificazione della Germania fissando per il futuro il limite massimo della presenza Nato a Oriente su quella linea.
Nel frattempo, nella nuova guerra fredda 2.0, il cerchio dell’alleanza militare occidentale si è stretto sempre di più attorno alla Russia, lambendone ormai confini.