ISRAELE, cessate il fuoco in Libano. La calma regge e da Washington Joe Biden si dice ottimista

Alla Casa Bianca si sottolinea una possibile più ampia pace nella regione mediorientale, poiché si ritiene esplorabile l’ipotesi di un effetto della cessazione dei combattimenti tra le Forze di difesa israeliane e la struttura militare dell’organizzazione sciita filoiraniana libanese sulla situazione in atto nella striscia di Gaza e altrove. Intanto, in Israele le famiglie degli ostaggi premono sul governo e i parlamentari della Knesset perché si addivenga a un accordo con i palestinesi di Hamas approfittando della fragile calma in essere nel confinante Paese dei cedri. Washington è pronta a intervenire per implementare il cessate il fuoco, ma senza impegnare propri militari sul territorio libanese

Siamo al cessate il fuoco in Libano, seppure sia il primo ministro che il ministro della Difesa dello Stato ebraico abbiano disposto che Tsahal (le Forze di difesa israeliane) impediscano ai libanesi di accedere nella zona dei villaggi presso la linea di frontiera. Tel Aviv rende inoltre noto che in queste ultime ore quattro elementi appartenenti a Hezbollah sono stati arrestati.

LA SITUAZIONE VISTA CON L’OCCHIO DI WASHINGTON

Gli ultimi sviluppi alimentano l’ottimismo in alcune importanti cancellerie, a cominciare da quella della superpotenza americana, da dove il presidente  Joe Biden intravede in questa svolta un mutamento che potrebbe indurre anche gli islamisti radicali sunniti palestinesi di Hamas ad accettare un cessate il fuoco e a liberare gli ostaggi israeliani ancora segregati nella striscia di Gaza. Parlando alla stampa, l’inquilino della Casa Bianca (ormai prossimo alla fine del suo mandato presidenziale) ha ventilato l’apertura di più vaste prospettive, indicando nell’accordo entrato in vigore alle ore quattro della mattina «lo sviluppo di un progetto concepito allo scopo di una cessazione permanente delle ostilità e», financo, «di una riorganizzazione del Medio Oriente, inclusa la costituzione di uno Stato palestinese che soddisfi le legittime aspirazioni di questo popolo sulla base di una soluzione a due stati nella quale esso otterrà l’autonomia politica a lungo ricercata».

I TERMINI DELL’ACCORDO

Israele dovrà ritirare le sue unità militari dal Libano entro sessanta giorni a partire da oggi, mentre l’Armée libaneise dovrà mettere in sicurezza le ampie porzioni di territorio in precedenza sotto il controllo dell’organizzazione di Hezbollah, qualcosa che in realtà avrebbe dovuto essere fatto al momento dell’avvio della missione internazionale Unifil 2, ma che evidentemente l’esercito di Beirut non è stato in grado di fare. Biden si dice ottimista in quanto, la sensibile riduzione delle capacità operative della strutturata componente militare del movimento sciita filoiraniano inciderebbe anche sugli orientamenti dei vertici di Hamas riguardo ai temi della eventuale prosecuzione del conflitto e del rilascio degli ostaggi sequestrati in Israele dai terroristi nel corso del pogrom del 7 ottobre.

NUOVE PROSPETTIVE

Qualora il cessate il fuoco avesse luogo e Hamas restituisse gli ostaggi, ad avviso della Casa Bianca, si aprirebbero nuove prospettive, nel lungo termine potenzialmente foriere di una pace duratura e della costituzione di uno Stato palestinese. La capitolazione di Hamas, che a Washington si ritiene maggiormente probabile in assenza del sostegno militare fino a ora fornito da Hezbollah, porrebbe dunque termine ai combattimenti e, conseguentemente, all’avvio di cospicui aiuti umanitari dall’estero. Allo specifico riguardo, nei prossimi giorni Washington si profonderà in ulteriori sforzi affinché Turchia, Egitto, Qatar, Israele e altri attori regionali e globali si attivino al fine di ottenere un cessate il fuoco a Gaza, la liberazione degli ostaggi e la fine della guerra, ma senza Hamas al potere.

GLI USA IMPLEMENTERANNO IL CESSATE IL FUOCO

Quale parte dell’accordo gli Stati Uniti d’America, tramite gli organismi dell’Onu, monitoreranno la situazione sul campo segnalando le eventuali violazioni del cessate il fuoco e, contestualmente, parteciperanno al processo di rafforzamento dell’esercito libanese, questo (e si tratta di un aspetto chiaramente sottolineato da Biden) senza però che i militari americani operino direttamente territorio libanese, agendo principalmente sul piano diplomatico e dell’assistenza, inclusa quella del Pentagono. Hezbollah si troverebbe in serie difficoltà, una condizione evidenziata dalla decimazione dei suoi elementi apicali da parte dell’intelligence e dei militari israeliani, una linea di comando decapitata al suo vertice che evidentemente ostacola notevolmente l’organizzazione riducendone la potenza. È proprio questo una delle principali ragioni alla base dell’ottimismo nutrito dalla riguardo a questo cessate il fuoco, che si auspica permanente.

BONIFICA DEL LIBANO MERIDIONALE

Fonti del Pentagono riferiscono all’Armée libaneise  verrà demandato il compito di assumere il controllo del territorio in passato dominio di Hezbollah, nel quale dovranno assicurare la rimozione delle residue infrastrutture (come, ad esempio, la ramificata rete di tunnel realizzata grazie all’aiuto dei nordcoreani) e sistemi armi, impedendone altresì la ricostruzione. sarà l’esercito libanese che dovrà rispondere agli eventuali attacchi armati in quell’area, scoraggiando ogni tipo di violazione dell’accordo di cessate il fuoco. «Tuttavia – ha sottolineato Biden -, qualora Hezbollah o chiunque altro dovesse violare l’accordo, costituendo così una minaccia diretta per Israele, allora quest’ultimo conserverà il diritto alla propria autodifesa in conformità con il diritto internazionale».

LA CONTROVERSA QUESTIONE DELLO STATO PALESTINESE

Se alla Casa Bianca si fa professione di ottimismo, va comunque rilevato che la questione dello Stato palestinese permane, a dir poco, oltremodo controversa. Il primo ministro israeliano Netanyahu si è a lungo opposto a una soluzione del genere, nonostante le pressioni a suo tempo esercitate dall’amministrazione Biden affinché la accettasse. dal canto suo, Hamas accetta il concetto di uno stato separato lungo i confini del 1967, che recentemente interpellati in un sondaggio al 24% sosterrebbero un piano a essa finalizzato (percentuale di opinione in calo rispetto al 59% di dodici anni fa, mentre tra i giovani fino a 25 anni di età soltanto il 15% si sono dichiarati a favore. Nel febbraio del 2020 il presidente americano Trump aveva proposto un proprio piano per una soluzione del genere, che però avrebbe fortemente svantaggiato i palestinesi riducendo le dimensioni del loro potenziale stato, lasciato a Israele le competenze sostanziali in materia di sicurezza. Lo stesso Donald Trump, prima delle elezioni presidenziali di novembre negli Usa avrebbe anche indicato a Netanyahu una tempistica per porre termine alla guerra in Libano prima del suo (previsto) insediamento alla Casa Bianca nel gennaio 2025.

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