In uno scenario regionale che rimane conflittuale e con un contesto internazionale che rischia di diventare sempre più ostile, l’Iran starebbe tentando di riavviare il negoziato sul proprio piano nucleare prima che il neo presidente americano Donald Trump in gennaio si insedi alla Casa Bianca per il suo secondo mandato.
L’IRAN CON LE SPALLE AL MURO?
Uno sviluppo atteso che renderà la questione ancora più difficile, poiché egli fu l’artefice del ritiro unilaterale di Washington dal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), che cessò tre anni dopo. Durante il suo prossimo mandato è probabile che gli Usa tornino alla linea dura nei confronti della teocrazia iraniana, anche in ragione della loro annunciata volontà di ridurre il livello di scontro nel Medio Oriente. Anche i P5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, cioè Cina Popolare, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti più la Germania) e l’Unione europea a suo tempo aderirono al JCPOA, quindi sarà proprio sui paesi europei che l’Iran potrebbe cercare di fare leva allo scopo di riavviare il dialogo.
IL RILANCIO DI TEHERAN
Riferisce al riguardo l’Agenzia Nova in una propria nota analitica dell’argomento, che in queste stesse settimane il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Rafael Grossi, si è recato nella Repubblica Islamica dove ha incontrato il suo omologo dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana (AEOI), Mohammad Eslami, oltre al ministro degli Affari esteri Abbas Araghchi. Quest’ultimo ha ribadito che «l’Iran non ha mai abbandonato il tavolo delle trattative sul suo programma nucleare pacifico», aggiungendo che «ora spetterà all’Unione europea la prossima mossa». In un messaggio diffuso sul social media , l’elemento apicale della diplomazia iraniana ha reso nota la disponibilità al negoziato di Teheran in base al proprio interesse nazionale «e ai nostri diritti inalienabili», sottolineando tuttavia che la Repubblica Islamica non è disposta a negoziare «sotto pressione e intimidazione».
LE NUOVE CENTRIFUGHE DEGLI AYATOLLAH
Araghchi ha comunque definito i colloqui con Grossi «importanti», affermando che «in qualità di membro del Trattato di non prolificazione nucleare (TNP) l’Iran proseguirà la piena cooperazione con l’AIEA», dato che «le divergenze possono venire risolte attraverso la cooperazione e il dialogo». Ma, nonostante gli auspici del ministro degli Esteri iraniano, Germania, Francia e Regno Unito hanno presentato una risoluzione contro la Repubblica Islamica al Consiglio dei governatori dell’AIEA. Secondo indiscrezioni della stampa internazionale, l’Iran avrebbe proposto all’osservatorio nucleare dell’Onu di non incrementare le proprie scorte di uranio arricchito fino al 60% di purezza allo scopo di evitare la risoluzione che chiede all’Iran di migliorare la cooperazione con l’AIEA e prevede la pubblicazione di un rapporto sul paese entro la prossima primavera, approvata invece il 20 novembre scorso. A questa decisione Teheran ha replicato di essere pronta ad avviare una serie di nuove centrifughe avanzate.
COOPERAZIONE, ACCORDI E ATTIVITÀ IN CAMPO NUCLEARE
L’AEOI e il ministero degli Esteri dell’Iran hanno definito questa misura come «una mossa politicamente motivata, irrealistica e controproducente», sostenendo che l’avvio di nuove centrifughe e altre misure da parte risponderebbero alla necessità di proteggere gli interessi della Repubblica islamica, oltreché all’ulteriore sviluppo dell’industria nucleare pacifica, in linea con le crescenti esigenze nazionali e nel quadro dei diritti e degli obblighi ai sensi dell’Accordo di salvaguardia globale. Infine, da Teheran si precisa che «la cooperazione tecnica e di salvaguardia con l’AIEA continuerà, come in passato, nel quadro dell’Accordo di salvaguardia» I governi di Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti hanno risposto a loro volta tramite una dichiarazione congiunta: «Accogliamo con favore l’adozione da parte del Consiglio dei governatori dell’AIEA di una risoluzione sull’Iran. Essa risponde al continuo rifiuto di Teheran di fornire all’AIEA le informazioni e la cooperazione necessarie per chiarire questioni in sospeso da tempo relative al materiale nucleare non dichiarato rilevato in più località dell’Iran. Queste questioni sono fondamentali per la capacità dell’Agenzia di fornire garanzie sulla natura esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano. L’Iran è legalmente obbligato, ai sensi del suo Accordo di salvaguardia del Trattato di non proliferazione nucleare, a cooperare pienamente con l’AIEA e a rendere conto di tutto il materiale e delle attività nucleari».
I CONTROLLI DELL’AIEIA
Nella sua ultima risoluzione di giugno, prosegue il testo, il Consiglio si ribadiva che «se l’Iran non avesse fornito la necessaria, completa e inequivocabile cooperazione con l’Agenzia per risolvere tutte le questioni di salvaguardia in sospeso e attuare gli obblighi di salvaguardia derivanti dal suo Accordo di salvaguardia globale, sarebbero state necessarie ulteriori azioni. Ciò segue le ripetute richieste del Consiglio nel corso di diversi anni, che hanno invitato l’Iran a risolvere queste questioni. Nonostante i continui sforzi del direttore generale per impegnarsi in un dialogo sostanziale, l’Iran non ha fornito le informazioni o la cooperazione necessarie per affrontarli e ha invece risposto alle richieste del Consiglio con minacce e provocazioni. Dal 2019, l’Agenzia ha cercato di chiarire le questioni di salvaguardia in sospeso e di fare progressi. Da quasi cinque anni, l’Iran non è riuscito a rispettare gli impegni presi con l’Agenzia. Con questa nuova risoluzione il Consiglio dell’AIEA rinnova la sua dichiarazione secondo cui è essenziale e urgente che l’Iran risolva queste questioni, nonché il suo sostegno agli sforzi dell’Agenzia per coinvolgere l’Iran a tal fine. Chiede all’Agenzia di produrre una valutazione completa e aggiornata che riassuma i risultati dell’Agenzia in cinque anni di indagini».
SERIA PREOCCUPAZIONE
I governi di Francia, Germania, Regno Unito e Usa auspicano che Teheran colga l’opportunità allo scopo di «fornire finalmente le informazioni e la cooperazione necessarie per risolvere queste questioni, in modo che l’Agenzia sia in grado di fornire la garanzia che il programma iraniano rimanga esclusivamente pacifico e il Consiglio possa chiudere l’esame di questa questione. In caso contrario, sarà importante che il Consiglio resti impegnato ad affrontare la sfida che il continuo rifiuto dell’Iran di soddisfare i suoi obblighi di verifica nucleare correlati al TNP presenterebbe, inclusa la credibilità del regime di salvaguardia globale dell’AIEA». Nel documento si prende altresì atto «con seria preoccupazione» dell’annuncio iraniano del 22 novembre scorso, secondo il quale, invece di rispondere alla risoluzione con la cooperazione, lo si farebbe attraverso un’ulteriore espansione del programma nucleare in modi che non hanno una logica pacifica credibile: ci aspettiamo che l’Iran riprenda il cammino del dialogo e della cooperazione con l’Agenzia».
COGLIERE L’OPPORTUNITÀ
Nonostante questa apparente battuta d’arresto, i funzionari iraniani incontreranno venerdì 29 novembre i rappresentanti di Francia, Regno Unito e Germania per discutere della questione del nucleare. Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Affari esteri di Teheran, Esmail Baqaei, citato dall’agenzia di stampa iraniana “Irna”. L’incontro ha luogo nel solco dei colloqui avvenuti a margine dell’incontro annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York a settembre e dovrebbe avvenire a Vienna. Secondo fonti stampa, a guidare i negoziati sarà il viceministro degli Esteri iraniano per gli Affari politici, Majid Takht Ravanchi, che in precedenza ha ricoperto la carica di ambasciatore dell’Iran presso le Nazioni Unite e ha fatto parte del team negoziale iraniano per l’accordo nucleare. Al momento non vi è alcuna conferma ufficiale da parte europea. In precedenza l’agenzia di stampa statale iraniana “Isna”, citando il portavoce dell’Unione europea per gli Affari esteri, Peter Stano, aveva riferito che l’Ue è in contatto con Teheran in merito alla prospettiva di riprendere i colloqui, tuttavia non c’è alcuna fonte indipendente che confermi la dichiarazione di Stano.