Si tratta di una straordinaria occasione di confronto tra il classico e il contemporaneo, in linea con la visione di Francesca Lattanzi, proprietaria del Canova Tadolini, che intende proporre un approccio innovativo all’interno di uno spazio che da secoli incarna la grande tradizione scultorea italiana. Infatti, come lei stessa afferma, «l’intenzione è quella di creare un dialogo vivo e stimolante tra la tradizione artistica del passato e l’espressività del presente, per questo l’artista, noto per il suo approccio visionario e spesso provocatorio, esporrà accanto alle opere del Canova, celebre per le sue sculture neoclassiche».
IL NEOCLASSICO IN CHIAVE POP IRONICA
Tra gli inediti di Tamburro, nell’occasione spicca una rivisitazione pop e in chiave ironica della celebre scultura Amore e Psiche di Canova, opera che reinterpreta la grazia e il pathos del capolavoro neoclassico attraverso una lente contemporanea, offrendo un’interazione che stimola il pubblico a riflettere sul senso dell’amore e dei simboli estetici nella cultura odierna. Già presente con l’opera “Odio” nella mostra collettiva Art is timeless, che ha recentemente inaugurato la Clode Art Gallery, riafferma il suo ruolo di protagonista del panorama artistico attuale a seguito della recente esposizione antologia al Maxxi, “Gemelli”. Capace di muoversi con disinvoltura tra temi intensi e sperimentazioni pop, l’artista tesse anche un legame profondo con i luoghi e la storia artistica del quartiere, poiché abita da decenni nei pressi.
DIALOGO TRA MEMORIA E CONTEMPORANEO
«Essere qui – egli confida -, in uno spazio che racchiude la grandezza della tradizione artistica italiana e l’ispirazione senza tempo di Canova, è un privilegio, ma anche una responsabilità, oltreché un’opportunità, quella di poter intrecciare la mia visione artistica con quella dei maestri in un possibile dialogo tra memoria e contemporaneo». Parte delle installazioni permarranno esposte al pubblico presso l’Atelier Canova Tadolini e la Clode Art Gallery per i quindici giorni successivi all’inaugurazione della mostra.
MARCO TAMBURRO
Marco Tamburro nasce a Perugia nel 1974. Diplomatosi in Architettura e Arredamento presso l’Istituto d’Arte della sua città, nel 1994 si trasferisce a Milano e si iscrive al corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Entrato in contatto con l’ambiente artistico milanese, inizia a collaborare con fotografi e scenografi come assistente. Scelta non casuale, dal momento che ha già maturato un profondo interesse verso gli ampi spazi teatrali, dentro i quali immagina e dà forma a pannelli pittorici dalle dimensioni imponenti, lasciando a briglia sciolta la sua visionaria fantasia. Resta affascinato soprattutto dalla pittura e dalla sua grande potenza espressiva.
AFFASCINATO DALLA POTENZA ESPRESSIVA
In un’epoca in cui ci si interroga su dove questo forma artistica stia andando, lui viene invaso da una potenza espressiva capace di tradurre semplici immagini in un mezzo comunicativo. Egli riflette sulla speculazione e la versatilità della forma pittorica, in grado di interagire con altri linguaggi artistici quali il teatro, la fotografia, l’arredamento, l’architettura e tutto ciò che occorre per realizzare un impianto scenografico. A Milano espone per la prima volta: le sue opere compaiono in gallerie e spazi alternativi del tessuto urbano, legati in primis agli ambienti della moda e del design. Da sempre attratto da Roma per le innumerevoli bellezze artistiche e la vita metropolitana frenetica, così diversa da quella milanese, decide di trasferirsi nella Capitale, dove la sua passione per il teatro può nutrirsi copiosamente.
L’ARTISTA APPRODA FINALMENTE A ROMA
Infatti, qui collabora con diverse compagnie teatrali e si dedica a tempo pieno alla pittura: fonda un’associazione culturale che si occupa esclusivamente di arti visive e nel 1999 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma. È a Roma che completa la sua formazione artistica, immerso nelle meraviglie e nei fermenti che permeano la città, raggiunge la padronanza pittorica più matura. Inseritosi, nel giro di pochi anni, nel jet set artistico, frequenta importanti critici e galleristi, esponendo in diverse gallerie e partecipa a numerose mostre collettive affiancando le sue opere a quelle di giovani artisti emergenti. Riceve svariati apprezzamenti e prestigiosi riconoscimenti per il suo lavoro. L’ambiente culturale capitolino lo eleva ad artista impegnato.
UN AMBIENTE FECONDO
Grazie a una diversificata speculazione su uno stesso tema, riflette profondamente sulla vita quotidiana, sulla coazione a ripetere, fino alla spersonalizzazione dell’essere umano che esiste ma non vive, inghiottito in una vorticosa esistenza cittadina frenetica, ma gelida, distaccata, che incessantemente olia un meccanismo alienante e alienato. Il tempo scorre a velocità tali da fargli perdere ogni valore. In questo scenario la figura umana occupa soltanto un ruolo marginale nella sua pittura: è una presenza di contorno. Un’ombra. Uno spettro consumato dal tempo che insegue senza sosta le traiettorie infinite della città, attraversando lunghe strisce pedonali e salendo in alto a vertiginosi e monumentali grattacieli. L’uomo rimane inevitabilmente schiacciato e alienato da questo magma che è la metropoli odierna, simbolo della forza del potere ostile e aggressivo che lo sovrasta.
DALLA FOTOGRAFIA ALLA PITTURA
L’utilizzo dei ritagli fotografici, così prepotente nelle sue prime opere, si riduce progressivamente, la pittura diventa il mezzo espressivo preponderante. Estese campiture di bianco e nero, interrotte di quando in quando da accesi squarci di colore rosso, esprimono al meglio la trasfigurazione di quel «teatro della vita» che egli vuole rappresentare. Nei quadri di Tamburro la rappresentazione dell’umanità si trasfigura in un teatro simbolico che porta sulla scena esseri umani ridotti a tristi burattini manovrati da un infinito intrico di fili. E in mezzo a questi burattini, l’artista si inserisce a margine, impotente come il resto dell’umanità. Il plauso e il consenso che riceve dal collezionismo e dal mercato dell’arte attrae le attenzioni di gallerie e istituzioni pubbliche e, ben presto, giungono mostre di rilievo: Museo Maxxi Roma, Biennale di Venezia, Macro Roma, Castel dell’ovo Napoli, Palazzo Penna Perugia, Palazzo Medici Firenze, Palazzo Frisacco Udine. Emerge nel mercato straniero con esposizioni a Miami, New York, San Paolo del Brasile, Cina, Monaco di Baviera, Londra e Berlino.
LE ATTENZIONI DI CRITICA E MERCATO
Pubblicate dalle più importanti riviste d’arte italiani, le opere di questo artista hanno ricevuo il plauso di critici d’arte, letterati ed esponenti del mondo artistico come Renato Civello, Maurizio Sciaccaluga, Vito Riviello, Luca Beatrice, Enzo Santese, Barbara Martusciello, Floriano De Santis, Antonio Arevalo, Ennio Calabria, Gianluca Marziani e altri, i quali hanno definito la personalissima opera di Marco Tamburro come efficace nel trasmettere il suo cinico messaggio: una rappresentazione puntuale che annulla le identità, sostanziando l’età contemporanea di alienanti spersonalizzazioni in favore di metallici tessuti urbani.
ATELIER RISTORANTE CANOVA TADOLINI
L’Atelier-Ristorante Canova Tadolini è un affascinante spazio artistico e storico situato in Via del Babuino, nel cuore della città. Questo luogo unico nasce come studio di scultura fondato dall’allievo di Antonio Canova, Adamo Tadolini, e rimane attivo per generazioni come atelier della famiglia Tadolini, che ha continuato a produrre opere nel solco della tradizione neoclassica. Lo studio conserva ancora oggi sculture, bozzetti, strumenti e modelli originali, offrendo un’atmosfera d’altri tempi e un’immersione nel mondo della scultura ottocentesca. Oggi è anche un ristorante-museo, dove ai visitatori si offre l’opportunità di ammirare sculture e gessi in un ambiente che unisce storia, arte e convivialità. Mantenendo intatto il fascino dell’antico atelier, il Canova Tadolini permette di vivere un’esperienza unica, tra opere d’arte e arredi d’epoca, offrendo uno sguardo autentico e suggestivo sulla tradizione artistica neoclassica romana.
CLODE ART GALLERY
Clode Art Gallery, diretta da Claudia «Clode» Guitto, si propone come uno spazio polifunzionale e innovativo, pensato per ridefinire l’eccellenza artistica italiana e internazionale. Nata dalla visione giovane e dinamica di Clode, la galleria intende essere non solo un luogo espositivo, ma anche un punto di incontro per eventi culturali, conversazioni d’arte e presentazioni di libri. Un vero e proprio hub culturale, dove l’arte dialoga con il pubblico in modi nuovi e interattivi. La Clode Art Gallery ha stretto inoltre una prestigiosa partnership con l’Officina Canova, consolidando il legame tra storia e innovazione. In questo contesto, la galleria ospiterà progetti di digitalizzazione, come il lancio di progetti NFT e stampa 3D, una collaborazione che unirà tradizione artistica e tecnologia avanzata, dando vita a nuove modalità di fruizione dell’arte.
ART IS TIMELESS!
La sua filosofia della è racchiusa nel suo slogan: Art is timeless!, l’Arte è senza tempo!, quindi destinata a venire fruita senza limiti e oltre ogni confine di forma, tecnologia o spazio. Con un approccio aperto e inclusivo, la galleria promuove un’interazione continua tra tradizione e modernità, facendo della sua sede storica in via dei Greci un punto di riferimento per l’arte moderna e contemporanea. Attualmente è in corso una mostra collettiva che, oltre alle opere di Tamburro, ospita lavori di Franco Angeli, Alessandro Cannistrà, Cristina Chionni (C3R), Antonio Del Donno, Fabiana Di Donato, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Daniela Forcella, Renato Guttuso, Emilio Leofreddi, Renato Mambor, Esteban Villalta Marzi, Mario Schifano, Elena Sterbini, Juanni Wang e Mimmo Rotella.
INFO
+393289753198
https://www.clodeartgallery.com/
https://www.canovatadolini.com/
Claude Art Gallery, orari di apertura al pubblico: dal martedì al sabato dalle ore 10:30 alle ore 13:30 e dalle ore 14:30 alle ore 19:00; domenica e lunedì visite su appuntamento.