SPETTACOLO, fiabe e affabulazione. Roma, Teatro Vascello: La scortecata, testo e regia Emma Dante

Sarà il vizio della vanità ad andare in scena sul palco del teatro di Monteverde, aspetto espresso ormai compiutamente secoli or sono, tuttavia del tutto attuali. E, da una favola di allora su questi aspetti della natura umana ne è stato tratto lo spettacolo che verrà rappresentato mediante una delicata e gradevole inflessione partenopea che farà sì ridere il pubblico, ma anche emozionarlo e indurlo a una riflessione

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Dal 19 novembre al 1 dicembre, dal martedì al venerdì alle nove della sera, il sabato alle sette del pomeriggio e la domenica alle cinque, andrà in scena “La Scortecata”, opera liberamente tratta da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, testo e regia Emma Dante, con Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola.

L’AMORE È UNA BRUTTA BESTIA

«Oh, Valentine… un favore», disse Maximilien: «Il vostro dito mignolo, che io possa baciarlo attraverso queste assi». Ebbeh… Valentine allora salì su una panchina e passò, non il mignolo attraverso la fessura, bensì l’intera mano. A quel punto Maximilien mandò un grido e, arrampicandosi con un balzo sullo steccato, afferrò quell’arto adorato e vi impresse le labbra ardenti. Però, subito dopo la piccola mano sgusciò dalle sue e il giovane sentì fuggire Valentine, spaventata forse per quella sensazione a lei sconosciuta.

«LO CUNTO DE LI CUNTI» TRA METRICA E GHIRIGORI BAROCCHI

«Lo cunto de li cunti», ovvero «lo trattenimiento de peccerille», noto anche col titolo di “Pentamerone” (cinque giornate), è una raccolta di cinquanta fiabe raccontate in cinque giornate. Prendendo spunto dalla narrazione popolare, Giambattista Basile ha creato un mondo affascinante e sofisticato che muove dal basso. Il dialetto napoletano dei suoi personaggi, nutrito di espressioni gergali, proverbi e invettive popolari, produce modi e forme espressamente teatrali tra lazzi della commedia dell’arte e dialoghi shakespeariani. Come una partitura metrica, la lingua del Basile ricerca la verità senza rinunciare ai ghirigori barocchi della scrittura.

LA SCORTECATA

La scortecata altro non è se non «lo trattenimiento decemo de la iornata primma» e narra la storia di un re che s’innamora della voce di una vecchia, la quale vive in una catapecchia insieme alla sorella più vecchia di lei. L’incauto sovrano, gabbato dal dito che la vecchia gli mostra dal buco della serratura, invita la donna a giacere assieme lui nel letto d’amore, ma dopo l’amplesso, rendendosi conto di essere stato ingannato, la butta giù dalla finestra. Tuttavia la vecchia non muore, poiché resta appesa a un albero. Da lì passa, magia delle fiabe, si trova quindi a passare una fata che le fa un incantesimo e la trasforma in una bellissima giovane. A quel punto il monarca turlupinato se la prende in moglie.

CONTENUTI IN UNA SCENA VUOTA

In una scena vuota, due uomini ai quali vengono assegnati i ruoli femminili (come era nella tradizione del teatro settecentesco) drammatizzano la fiaba incarnando le due vecchie e il re. Basteranno due seggiulelle per fare il vascio, una porta per fare «entra e esci» dalla catapecchia e un castello in miniatura per evocare il sogno. Le due vecchie, sole e brutte, si sopportano a fatica ma non possono vivere l’una senza l’altra. Per far passare il tempo nella loro misera vita inscenano la favola con umorismo e volgarità e, quando alla fine non arriva il fatidico «e vissero felici e contenti…», la più giovane (che è novantenne), chiede alla sorella di scorticarla per far uscire dalla pelle vecchia la pelle nuova.

MORALE DELLA FAVOLA…

Ovviamente non manca la morale: il maledetto vizio delle femmine di apparire belle le riduce a tali eccessi che, per indorare la cornice della fronte, guastano il quadro della faccia; per sbiancare le pellecchie della carne rovinano le ossa dei denti e per dare luce alle membra coprono d’ombre la vista. Ma, se merita biasimo una fanciulla che troppo vana si dà a queste civetterie, quanto è più degna di castigo una vecchia che, volendo competere con le figliole, si causa l’allucco della gente e la rovina di sé stessa.

INFO

Dal 19 novembre al 1 dicembre, dal martedì al venerdì alle nove della sera, il sabato alle sette del pomeriggio e la domenica alle cinque, andrà in scena “La Scortecata”, opera liberamente tratta da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, testo e regia Emma Dante, con Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola; elementi scenici e costumi di Emma Dante; luci di Cristian Zucaro; assistente di produzione Daniela Gusmano; assistente alla regia Manuel Capraro; produzione Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale e Carnezzeria; coordinamento e distribuzione di Aldo Miguel Grompone;

durata sessanta minuti (un’ora);

Teatro Vascello Roma: Via Giacinto Carini, 78 Roma;

+39065881021

+39065898031

promozioneteatrovascello@gmail.com

https://youtu.be/PFHXR8A_yi8

https://www.instagram.com/p/DCZUFsyhREe/

https://www.teatrovascello.it/2024/06/08/la-scortecata/

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