Nel suo appello all’elettorato americano l’attuale vicepresidente degli Stati Uniti ha ricordato l’assalto al Congresso perpetrato dai violenti facinorosi il 6 gennaio del 2021 e ha definito il suo avversario, Donald Trump, un «meschino tiranno». Un discorso che ha voluto pronunziare da un luogo oltremodo simbolico, quell’Ellipse, grande parco adiacente alla Casa Bianca, che fu teatro dell’arringa di Trump alla massa di sovranisti, MAGA e militanti dell’ultradestra convenuti all’indomani della vittoria del democratico Joe Biden alle presidenziali, quelle stesse persone che poi assaltarono il Congresso degli Stati Uniti devastandolo. Un scelta non casuale, quella della Harris, che da settimane si trova in difficoltà nei sondaggi ha dunque deciso di intensificare gli attacchi frontali al tychoon suo avversario, presentandolo come una figura autoritaria e un pericolo per la democrazia. Anche ieri la Harris ha richiamato i drammatici frangenti del 6 gennaio di quattro anni fa, definendo Trump un «meschino tiranno» e ammonendo il Paese che un suo secondo mandato alla Casa Bianca significherebbe «rinunciare alle libertà fondamentali», evocando quello spettro: «Trump si trovava qui dove mi trovo io adesso, quasi quattro anni fa, quando mandò una folla violenta ad assaltare il Congresso per tentare di bloccare la certificazione di elezioni che sapeva di aver perso. Cittadini statunitensi sono morti per colpa di questo attacco, agenti di polizia sono rimasti feriti, ma Trump si disinteressò delle minacce di morte rivolte dalla folla al suo vicepresidente Mike Pence. È questo è Donald Trump che ora vi sta chiedendo altri quattro anni alla Casa Bianca».
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