NUCLEARE, materie prime. Uranio, Niger: Orano sospende la produzione

Il portavoce di Orano, gruppo francese attivo nel settore dell’uranio, ha reso noto che la propria filiale nigerina sarà costretta a sospendere la produzione dal 31 ottobre, a causa della carenza di energia elettrica che impedisce lo svolgimento delle attività estrattive e di esportazione del concentrato di uranio prodotto. «L’aggravarsi delle difficoltà finanziarie di Somaïr, situata nella regione di Arlit, costringe l’azienda a cessare le sue attività, questo nonostante gli sforzi profusi con il regime militare in carica dal luglio del 2023 per risolvere il problema e ottenere le necessarie autorizzazioni all’esportazione: tutte le nostre proposte sono rimaste senza risposta». Orano possiede il 63,4% di Somaïr, mentre la società statale del Niger, Sopamin, controlla la rimanente quota del capitale. Quindici mesi dopo l’avvento al potere del nuovo regime militare, Somaïr, che gestisce l’unica miniera di Orano operante nel paese africano, continua a non riuscire a esportare i suoi prodotti a causa di difficoltà sul piano logistico. «I confini con il Benin sono ancora chiusi, rendendo impossibile l’esportazione – ha dichiarato il portavoce del gruppo – e anche altre proposte, quali l’esportazione per via aerea attraverso la Namibia, non sono state prese in considerazione».

Anche se la manutenzione del sito estrattivo proseguirà la produzione verrà comunque sospesa, con gravi conseguenze in particolare per i dipendenti e i subappaltatori. Il sito impiega 780 persone, quasi tutte prevalentemente nigerine, che continueranno a percepire la loro retribuzione fino al 31 dicembre 2024. Attualmente, 1.050 tonnellate di concentrato di uranio, pari a un valore di mercato di circa 300 milioni di euro, restano bloccate nel sito estrattivo a causa dell’impossibilità di esportarle. La sospensione ufficiale dell’attività verrà ratificata nel corso di un consiglio straordinario previsto nei prossimi giorni. Il regime militare di Niamey ha più volte espresso il desiderio di riesaminare il sistema di sfruttamento delle risorse naturali da parte di compagnie straniere sul suo territorio.

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