SALUTE, media e informazione. Infermiere: una professione che va necessariamente valorizzata

«La nostra è stata per anni una professione piatta – ha dichiarato Barbara Mangiacavalli nel corso del suo intervento nella trasmissione radiofonica “Giù la maschera”, andata in onda su Radio1 Rai -, poiché si entrava in un modo e si usciva nello stesso modo, se non per scatti di anzianità. Ci sono stati problemi di contrattazione e di stereotipi culturali che per molti anni son stati legai all’infermiere e soprattutto alle infermiere. Nel 2008 le regioni che hanno avuto blocco del turn over non hanno permesso un rinnovo della categoria. Nel 2009 l’età media degli infermieri italiani era di quarantacinque anni, ma ora si è innalzata»

Roma, 22 ottobre 2024, a cura di Antonio Ranalli – «Per anni in Italia si sono bloccate le assunzioni degli infermieri, con il paradosso che non abbiamo assunto i nostri giovani laureati che sono andati all’estero. È necessaria una valorizzazione economica e di sviluppo carriera». Lo ha dichiarato Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini e professioni infermieristiche (Fnopi), nel corso della trasmissione radiofonica “Giù la maschera”, andata in onda su Radio1 Rai e condotta da Marcello Foa, questa volta dedicata al tema della «Sanità senza infermieri».

UNA SANITÀ SENZA INFERMIERI

«La nostra è stata per anni una professione piatta – ha proseguito la Mangiacavalli -, poiché si entrava in un modo e si usciva nello stesso modo, se non per scatti di anzianità. Ci sono stati problemi di contrattazione e di stereotipi culturali che per molti anni son stati legai all’infermiere e soprattutto alle infermiere. Nel 2008 le regioni che hanno avuto blocco del turn over non hanno permesso un rinnovo della categoria. Nel 2009 l’età media degli infermieri italiani era di quarantacinque anni. Ora si è innalzata. Quella della contrattazione collettiva è un tema che va avanti da dieci anni. Oggi lo stipendio degli infermieri italiani è il più basso tra i paesi dell’Unione europea. Il problema delle basse retribuzioni trae origine dal fatto che dal 2008 abbiamo avuto un contratto che è stato bloccato per dodici anni, con la conseguenza che gli stipendi non sono stati riparametrati all’aumento del costo della vita».

LAVORARE SUI MODELLI ORGANIZZATIVI

La presidente di Fnopi ha inoltre ricordato come si renda necessario «lavorare sui modelli organizzativi», dato che «bisogna superare il modello conservativo e conservatore italiano che relega la professione infermieristica in un ruolo ancillare, quello di assistenza al medico. Ci sono professioni sanitarie che hanno una formazione più lunga e sono più attrattive, mentre una formazione inferiore mette a rischio gli stessi pazienti, dunque abbiamo bisogno di infermieri qualificati». Riguardo al tema relativo alla fuga di giovani italiani all’estero mentre in Italia giunge personale da altri paesi, Barbara Mangiacavalli ha evidenziato come «il privato abbia maggiori possibilità di fare meritocrazie», aggiungendo che «non è possibile arginare un fenomeno tipico del mercato globale, quello che possiamo fare è mettere alcuni paletti insieme al Governo e al Ministero della Salute affinché ci sia una garanzia di qualità per i cittadini. Abbiamo bisogno che i colleghi che arrivano in Italia abbiano questa formazione e qualificazione. E l’Ordine garantisce che gli infermieri siano in possesso di queste caratteristiche. In Irlanda il 50% degli infermieri arriva dall’estero, ma è stato fatto un grande lavoro sul welfare aziendale e sulla formazione del personale, in particolare sullo studio della lingua».

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