USA, elezioni presidenziali 2024. Nell’intervista alla tv non amica Fox News, Kamala Harris rivela tutti i suoi limiti

La campagna della Harris sui media non funziona

Era un azzardo è stata una sconfitta. Potrebbe essere la sintesi dell’incursione di Kamala Harris nel canale poco amico di Fox News. Un’intervista lunga per rivolgere un appello ai repubblicani che non si riconoscono nella candidatura di Trump e per dimostrare di sapersi districare anche tra giornalisti non compiacenti.

Nell’insieme, se ne ricava che la campagna presidenziale della Harris sta perdendo la spinta e l’ottimismo. Le sue apparizioni televisive sui media – anche quelli amici – hanno finito col ricordare agli elettori i dubbi ed i motivi per cui non viene apprezzata. In primis, il suo ruolo di vice dell’amministrazione Biden.

“L’INSALATA DI PAROLE” NON BASTA

Nel programma “The View” della ABC, alla domanda aperta da parte di uno dei conduttori: “Avresti fatto qualcosa di diverso dal presidente Biden negli ultimi quattro anni?”. Pur sapendo di doversi distinguere dall’amministrazione di cui ha fatto parte, la Harris ha risposto: “Non mi viene in mente niente”.

Anche i media vicini ai democratici hanno ripreso l’immagine dei suoi avversari repubblicani che l’hanno definita maestra nel fare “insalata di parole”, svicolando dalle domande alle quali non dà risposte concrete per compiacere tutti, ma senza soddisfare nessuno. Come è successivamente nell’intervista a Fox News.

DALLA HARRIS RISPOSTE INDECISE

L’ultima intervista a Fox News ha evidenziato tutti i limiti di Kamala Harris. La bolla che i media gli hanno costruito attorno si è dissolta quando gli sono stati rivolti quesiti stringenti su temi come l’immigrazione, la stagnazione economica e la crisi in medio-oriente sui quali ha fornito risposte assai deboli e poco concrete.

Tutto ciò rende ancora più stridente il confronto con il suo avversario Donald Trump che, piaccia o meno, è arrivato alla candidatura del suo partito dopo il processo selettivo delle primarie, mentre Kamala Harris vi è giunta dopo la defenestrazione assai poco elegante di Joe Biden.

UN’INVESTITURA NON UNA CANDIDATURA

Un’investitura figlia della necessità e del caso, dopo un piccolo colpo di stato che ha fatto fuori politicamente il presidente uscente, il quale pur avendo vinto largamente le primarie è stato estromesso dalla corsa alla Casa Bianca dopo il dibattito televisivo e i sondaggi che lo davano perdente contro Trump.

Un criterio di selezione assai poco meritocratico che inizialmente ha portato la Harris alla ribalta e ne ha mostrato tutti i limiti quando la corsa è entrata nel vivo. Motivo per cui il partito democratico è stato costretto a predisporre una campagna non più “per” il proprio programma, ma “contro” Trump e l’agenda repubblicana.

OTTIMISMO NEL CAMPO REPUBBLICANO

L’incertezza della corsa è tale solo per coloro che fingono di “leggerla” nei sondaggi, quest’ultimi, infatti, sono incontrovertibili e danno indicazioni abbastanza precise. Da questi dati si ricava che l’entusiasmo sta gonfiando le vele del GOP, mentre il pessimismo comincia a serpeggiare nel campo democratico.

Per questo motivo Trump può permettersi di sorprendere fans e avversari e trasformare il suo comizio a Oak in Pennsylvania in una presentazione della propria personale play list musicale: “Basta discorsi” e trenta minuti della musica che piace a lui. Quasi un’anteprima della festa della vittoria, la notte del 5 novembre.

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