AUTOMOTIVE, componentistica non metalmeccanica. Sciopero nazionale di otto ore il 25 ottobre: a Roma grande manifestazione di protesta

«L’industria è il cuore dello sviluppo e della crescita del Paese: saremo in piazza a Roma il prossimo 25 ottobre per sostenere le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori della componentistica non metalmeccanica legata alla filiera industriale dell’automotive. Per l’intero giorno gli addetti del settore, che lavorano in gran parte per il gruppo Stellantis, incroceranno le braccia per chiedere una politica industriale basata su scelte precise e risorse certe, insieme ad investimenti da parte delle aziende interessate». Questo l’annuncio dato martedì scorso a Milano da Daniela Piras, segretario generale di Uiltec, che è intervenuta a conclusione dei lavori del Consiglio generale del sindacato in Lombardia.

«Sono 45.000 gli occupati del settore della componentisca impegnati nel comparto automobilistico – ha elle aggiunto -, sulla base delle nostre indagini la transizione verso l’elettrico può bruciare entro il 2030 ben sette miliardi di euro, con un calo della produzione del 10% rispetto ai livelli attuali. Stiamo parlando di una filiera che vale 55 miliardi di euro e impiega complessivamente in ambito nazionale 170.000 addetti».  Rispetto alla situazione riscontrata in Lombardia, la Piras ha espresso preoccupazione: «La recessione registrata in Germania rischia di avere conseguenze assai impattanti su tutto il mondo produttivo lombardo. Le difficoltà si avvertono soprattutto nei settori dell’automotive, del manifatturiero, della moda e del tessile, del chimico  e del farmaceutico. Oggi il governo approverà in Consiglio dei ministri il Documento programmatico di Bilancio che sarà inviato alla Commissione europea a Bruxelles, poi la Legge di Bilancio approderà in Parlamento il 21 ottobre. Abbiamo chiesto all’esecutivo, tra le tante cose, anche quella di creare le condizioni per l’attuazione di una seria politica industriale, partendo dalla riduzione della dipendenza energetica del Paese dall’estero. Riscontriamo tuttora spazi ristretti in tal senso. La Lombardia può e deve riuscire, con pragmatismo e realismo, a realizzare una politica di ripresa industriale, ripartendo per esempio proprio dal network del settore chimico-farmaceutico, che si muova dal territorio ed arrivi al cuore dell’Europa. In questa regione e in tutto il Paese non possiamo morire di de-industrializzazione, ma occorre investire sulla prospettiva industriale e occupazionale».

Condividi: