ARTE, esposizioni. Roma, Palazzo Bonaparte: Botero

Dal 17 settembre 2024 al 19 gennaio 2025 Arthemisia e Palazzo Bonaparte dedicano la più grande mostra mai realizzata in Italia a Fernando Botero, uno degli artisti più importanti del XX Secolo, apprezzato dal grande pubblico e autore di opere iconiche. L’evento ha luogo a un anno dalla scomparsa dell’artista colombiano e, attraverso l’esposizione di oltre centoventi capolavori, articolata in undici sezioni, la mostra racconta la sua maestria nelle varie tecniche artistiche, dalla pittura alla scultura, facendo ripercorrere contestualmente il suo intero percorso artistico, che è un universo esuberante e magico. Tra le opere vi sono alcuni eccezionali inediti esibiti al pubblico per la prima volta, come la Menina (After Velazquez) e Omaggio a Mantegna, che si riteneva perduto. La mattina di lunedì 16 settembre ha avuto luogo la presentazione ufficiale alla stampa, che ha visto intervenire, tra gli altri, anche i figli dell’artista di Medellin, il cui audio integrale è disponibile di seguito (A659)

Con la prima e più completa mostra di pittura mai realizzata in Italia a un anno dalla sua scomparsa, Palazzo Bonaparte a Roma rende omaggio a uno degli artisti più amati dal grande pubblico internazionale. Fernando Botero è stato autore di opere iconiche e nell’immaginario collettivo.

FERNANDO BOTERO

Nato in Colombia nel 1932, inizia a dipingere da giovanissimo, quando lascia la scuola per matador poiché vuole diventare un artista. Si impone sulla scena artistica internazionale a partire dal 1961, quando il Museum of Modern Art di New York decide di acquistare il suo Monna Lisa all’età di dodici anni (1959), fase nella quale inizia un tour di successo in giro per il mondo e la sua fama cresce in modo esponenziale. Le forme monumentali dei suoi soggetti e le fisicità corpulente sono da sempre il suo segno distintivo, ciò che ha reso il suo stile unico e immediatamente risconoscibile. Infatti, sulle tele rappresenta l’opulenza esagerata delle forme, la pienezza dei volumi e la sensualità, tutti fattori esaltati dall’uso iperespressivo del colore. Un’abbondanza che è anche positività, ricchezza e vita. La svolta avviene quando si trova a dover disegnare un mandolino, che rappresenterà esploso nella sua forma, muovendo da una differente proporzione del foro della cassa di risonanza rispetto alle altre componenti dello strumento musicale: quella fu la folgorazione che lo avrebbe indotto a caratterizzare la sua arte in seguito.

Il bagno (1989); olio su tela, 249×205 cm; collezione privata

LA MOSTRA DI PALAZZO BONAPARTE A ROMA

La mostra attraversa oltre sessanta anni di passione artistica di Botero, essa è curata dalla figlia, Lina Botero e da Cristina Carrillo de Albornoz, esperta dell’opera dell’artista (intervenute entrambe nel corso della conferenza stampa di presentazione a Roma, registrazione audio insidertrend.it A659). Più di centoventi le opere in esposizione tra dipinti, acquerelli, sanguigne, carboncini, sculture, oltre ad alcuni straordinari inediti prestati eccezionalmente esclusivamente per questa mostra. Nel circuito espositivo vi sono opere di grandi dimensioni che evidenziano la sontuosa rotondità dello stile di Botero, restituito con effetti tridimensionali e colori accesi e vibranti. Si tratta di un universo inventato e poetico completamente nuovo, che affonda le radici nella sua Colombia. Ma non solo, poiché la mostra esplora anche la straordinaria relazione tra l’artista di Medellin e l’Italia. In particolare la sua ispirazione, il Mantegna. Omaggio a Mantegna (1958), opera mai esposta in precedenza concessa in prestito straordinario da una collezionista privato degli Stati Uniti d’America, dopo decenni è stata recentemente scoperta da Lina Botero tramite la casa d’aste Christie’s.

La Menina, Dopo Velázquez (s.d.); olio su tela, 198×160 cm; collezione privata

L’INFLUSSO DEL MANTEGNA E DI VELÁZQUEZ

Affascinato da uno dei capolavori del Rinascimento, la “Camera degli sposi” di Mantegna nel Palazzo di Mantova, Botero decise di rendere omaggio al maestro italiano dopo il suo viaggio in Italia e scelse l’affresco della parete nord, la scena della corte dei Gonzaga in cui Ludovico è raffigurato seduto mentre riceve una lettera dal s uo segretario, Marsilio Andreasi. Intorno a lui ci sono i suoi parenti. Si tratta di una scena che Botero trasformò in un’opera tutta sua, attraverso la quale esaltò la monumentalità e il colore eccezionale, vincendo con questo quadro il primo premio al Salone Nazionale di Pittura della Colombia nel 1958. Non mancheranno le versioni di capolavori della storia dell’arte, come la “Fornarina” di Raffaello, il celebre dittico dei Montefeltro di Piero della Francesca, i ritratti borghesi di Rubens e “Ritratto dei coniugi Arnolfini” di Van Eyck, fino ad arrivare alle ultime opere che realizzò nel 2023, come il grande acquerello dell’Odalisca. Altra opera fondamentale e inedita e mai esposta al pubblico (perché da sempre appesa nel suo studio parigino) è una versione dell’infanta da “Las Meninas” di Velázquez, pittore che Botero copiò durante il suo apprendistato al Prado da giovane studente.

Madre e figlio (2004); olio su tela, 37,5×44 cm; collezione privata

IL FILTRO DELLA TRADIZIONE ISPANICA

Nel corso della sua vita realizzerà numerose versioni dell’opera, in particolare quella dell’Infanta Margarita d’Austria. Mantenendo la stessa aura di grandezza e maestosità, la Menina di Botero è più di una semplice versione, è un’opera nuova, un Botero autentico. Immancabili le sue iconiche serie coi temi classici e a lui più cari come l’amata America Latina, il circo, la religione, la mitologia, la natura morta e la corrida, quest’ultima forse il tema più interessante perché interpretato attraverso il filtro della tradizione ispanica molto sentita nell’arte, da Goya a Picasso. Infine, una sala è dedicata alla sua più recente sperimentazione, che dal 2019, dipinse con una nuova tecnica degli acquerelli su tela e in grandi formati. Realizzazioni quasi diafane, sintesi dell’opera di una vita, frutto di un approccio delicato ai temi familiari di sempre. «Questa è una mostra eccezionale in quanto è la prima grande esposizione di pitture dedicata a Fernando Botero dopo la sua morte. È anche una visione diversa del suo lavoro, che mette in evidenza la maestria con cui Botero ha lavorato con tecniche diverse nel corso della sua carriera artistica – afferma Lina Botero -, è un’occasione straordinaria per celebrare il primo anniversario della morte di mio padre in Italia, un Paese che ha significato molto per lui e per il suo lavoro».

Dopo Piero della Francesca (dittico) (1998); olio su tela, 204×177 e 204×77 cm; collezione privata

VENTENNE SI CONFRONTA CON I CAPOLAVORI DEL RINASCIMENTO

Ad avviso di Cristina Carrillo de Albornoz, «in Italia, a venti anni, quando si confrontò con i capolavori del Rinascimento italiano, in particolare Piero della Francesca, Paolo Uccello e Masaccio, con forme massicce e colori straordinari, avvenne la sua “metamorfosi”. Botero si è sempre interessato al volume, fin dai suoi inizi, in modo inconsapevole, ma ha capito la sua trascendenza nell’arte studiando i maestri del Quattrocento italiano». Egli rimase sempre legato alla tradizione dei grandi maestri, e l’Italia, sua seconda patria, svolse un ruolo cruciale nel suo sviluppo artistico. Fu qui che, all’inizio degli anni Cinquanta, mentre studiava le immense forme e gli straordinari colori della pittura del Quattrocento, comprese il proprio interesse quasi innato per i volumi, e cominciò la sua trasformazione stilistica. Nonostante il suo animo cosmopolita, non dimenticò mai le sue origini colombiane e trasformò i propri ricordi della Colombia e della sua infanzia nei temi principali delle sue opere. Affermava di essere «il più colombiano dei colombiani» e seppe integrare l’essenza della sua terra natia nella tradizione rinascimentale italiana.

Senza titolo (2004); olio su tela, 48×47 cm; collezione privata

L’ARTE COME STRUMENTO DENUNCIA

Benché per il grande maestro l’arte dovesse produrre piacere, si allontanò brevemente da tale premessa per affrontare alcuni temi di denuncia in due serie: una dedicata alla violenza in Colombia e l’altra alle torture perpetrate ad Abu Ghraib, in Iraq. Spese fino all’ultimo dei suoi giorni, come disse lui stesso, «ad apprendere la complessa tecnica della pittura». Quando nel 2020, gli chiesero che cosa le piacerebbe fare?, con grande umiltà rispose: «Imparare a dipingere. L’aspetto meraviglioso della pittura è che nessuno può decidere di saper dipingere. La pittura, ogni singolo giorno, ti porta a percorrere nuove strade e a non smettere mai di fare pratica». Fernando Botero morì il 15 settembre 2023 realizzando il suo sogno di continuare a lavorare fino all’ultimo, lasciando un’eredità monumentale che continua a ispirare il mondo dell’arte.

Ballerina alla sbarra (2001); olio su tela, 164×116 cm; collezione privata

LA MOSTRA

PRIMA SEZIONE: VERSIONI

Botero, profondamente innamorato della pittura e portato per l’arte come pochi altri, si è guadagnato un posto nel pantheon delle eccellenze studiando le opere dei grandi maestri classici e confrontandosi con esse. Inizialmente lo ha fatto presso il Museo del Prado di Madrid, durante l’apprendistato, dove è stato copista delle opere di Velázquez e Goya, poi studiando i grandi maestri del Rinascimento italiano in Toscana. Nel tempo, poi, ha sviluppato un interesse per le creazioni di Dürer, Van Eyck, Rubens, Ingres e Manet. L’ammirazione per i maestri della pittura ha lasciato un segno indelebile in tutte le sue opere: era ben consapevole che la grandezza, nell’arte, ha sempre origine da una conoscenza profonda della tradizione. Inarrestabile, è stato un classico moderno, convinto che «la ricchezza di un artista consiste nel connubio delle influenze che ne hanno segnato la vita e il lavoro».

I coniugi Arnolfini, Dopo Van Eyck (2006); olio su tela, 205×165 cm; collezione privata

Fin dal primissimo viaggio in Europa nel 1952, ha realizzato numerosi omaggi a sommi esponenti della storia dell’arte universale, che influenzarono e arricchirono la sua vita artistica. Omaggi che si si sono tradotti in una serie di Versioni, in cui si è appropriato di temi creati da altri per trasformarli, con il proprio stile, in opere originali completamente diverse. E così, benché il tema di partenza fossero le opere di Leonardo, Velázquez o Piero della Francesca, il linguaggio è rimasto chiaramente quello di Botero. Sono versioni meravigliose perché danno vita a opere diverse, che sono proprio dello stile Botero. Alcune delle sue versioni più celebri tratte da opere dei grandi maestri sono esposte in questa sezione.

Fornarina, Dopo Raffaello (2008); olio su tela, 198×143 cm; collezione privata

La Menina (“La damigella d’onore”), che cita Diego Velázquez (1599-1660), El Diptico (“Il dittico”), ispirato a Piero della Francesca (ca. 1416-1492), El Matrimonio Arnolfini, (“Il matrimonio Arnolfini”), che riprende Jan van Eyck (ca. 1390-1441), oppure Mademoiselle Rivière, ispirato a Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), La Fornarina, citazione di Raffaello, o El retrato de los Burgueses, che riprende Rubens. «L’arte – sottolineava Botero – è la possibilità di ricreare la stessa opera in modo differente».

Ratto di Europa (2011); bronzo, 60×42 cm; collezione privata

SECONDA SEZIONE: LA SCULTURA

«La mia estrema passione per la forma mi ha portato alla necessità di trasformare i soggetti della mia pittura in veri e propri volumi tridimensionali e tattili», affermava Botero, che chiedeva sempre alle persone di toccare le sue sculture. Non a caso Bernard Berenson, il leggendario storico dell’arte americano e uno dei massimi esperti del Rinascimento italiano, ha parlato di «valori tattili nella pittura». Le sue lezioni, che il ventenne Botero seguiva a Firenze, si sarebbero rivelate decisive per la sua carriera. Ha iniziato a scolpire a metà degli anni Settanta con opere di piccolo formato. Il suo primo modello fu la sua stessa mano. Ogni estate andava a Pietrasanta, in Toscana, una città con una straordinaria tradizione scultorea e dove c’erano sette fonderie.

Duchessa di Alba, Dopo Goya (1998); carboncino e sanguigna su tela, 113×190 cm; collezione privata

TERZA SEZIONE: DISEGNI

Per il maestro il disegno era la base di tutto: era convinto che senza saper disegnare era quasi impossibile creare qualcosa che facesse la differenza. Affermava che «non si può pensare a nessun grande artista senza pensare alla sua capacità di disegnare». In quasi tutti i bozzetti o gli schizzi preparatori ha rivendicato l’importanza del disegno come preparazione e come opera a tutti gli effetti.

 

 

 

 

 

 

Arance (2004); olio su tela, 97×130 cm; collezione privata

QUARTA SEZIONE: LA NATURA MORTA

Alla fine del XX secolo non erano molti gli artisti che si cimentavano ancora sul tema delle nature morte, genere che invece ha esercitato un grande fascino su Botero, che quindi lo ha fatto diventare uno dei suoi temi ricorrenti. Una cosa è certa: grazie all’uso inaspettato che vi ha fatto del colore, ci ha fatto capire perché affermasse che fossero proprio i colori a dominare nelle sue composizioni equilibrate. Quando ha iniziato ad interessarsi alle nature morte come genere distintivo e specifico, le sue creazioni mostravano un chiaro riferimento alla tradizione pittorica olandese, e la manifestazione di uno stile che rifletteva l’esuberanza delle sue origini latino americane, tanto nel colore quanto nell’esaltazione completa dei volumi. Con le nature morte l’artista rivendica qualcosa di fondamentale: più che il tema in sé, ciò che conta è soprattutto lo stile. «Il tema è talmente poco importante che praticamente scompare. Quello che conta e che va messo in risalto in una natura morta è lo stile specifico e individuale dell’artista. È la capacità creativa di fare qualcosa di distintivo, che vive dentro a una persona e si plasma nel quadro in funzione di una grande emozione».

Il generale (2022); acquerello su carta, 41×31 cm; collezione privata

QUINTA SEZIONE: I PASTELLI

Fernando Botero ha trascorso la sua vita sperimentando tutte le tecniche pittoriche. Il pastello era una di queste. Di fronte ai problemi della pittura, che non ha mai imparato, ha mantenuto la sua necessità di dipingere in modo permanente, sempre con la stessa convinzione: «L’arte deve evidenziare gli aspetti positivi della vita, nobilitare e non sminuire l’uomo».

Pedrito (1981); acquarello e matita su tela, 148×108 cm; collezione privata

SESTA SEZIONE: LA RELIGIONE, OLTRE LE CONVENZIONI

Botero, che affermava di essere «a volte credente, a volte agnostico». Crebbe a Medellín, una città nella quale l’arte era rappresentata dalle icone religiose presenti nelle chiese e nelle cattedrali e dove il clero deteneva molto potere, tanto che, per citare le sue parole: «il vescovo pareva il Papa». Tutti questi ricordi sono rimasti impressi nella sua mente e hanno contribuito a plasmare le sue opere, come nella Nuestra Señora de Colombia (Nostra Signora della Colombia) o nei ritratti dei vescovi che passeggiano in boschi pieni di natura esuberante. Come è avvenuto per le altre tematiche, il maestro colombiano si è confrontato con la religione nel corso di tutta la sua carriera traendo ispirazione dalla tradizione dell’arte sacra del Quattrocento italiano e dai grandi maestri. Partendo da essa ha realizzato le sue opere nella più completa libertà, sfidando la tradizione e le convenzioni, come si può ammirare nel celebre ritratto del “Vescovo al bagno”.

Bagno del Vaticano (2006); olio su tela, 147×205 cm; collezione privata

SETTIMA SEZIONE: IL CIRCO

Il circo è un tema universale ed estremamente plastico. Nulla di quello che uno fa risulta eccessivo perché è sempre tutto possibile: un uomo può avere due teste, oppure può avere il volto verde o essere completamente vestito di rosso dalla testa ai piedi. Il circo è tutto questo: un meraviglioso mondo a sé. Botero iniziò a confrontarsi con questo tema nel 2006, durante una delle visite annuali a Zihuatanejo, in Messico. Lì egli scoprì un circo che, per quanto modesto, vantava un autentico sapore latino americano. Durante la visita rimase colpito non solo dai personaggi, che mostravano una contenuta tristezza, ma soprattutto dall’immensa poesia e dalla plasticità delle sue forme e dei suoi colori. Senza contare che l’esperienza gli ricordava gli spettacoli circensi a cui aveva assistito a Medellín in gioventù. Anche se nelle opere appaiono nel pieno dell’azione, gli attori del circo riflettono la serenità e la staticità proprie dei personaggi boteriani e trasmettono una sensazione paradossale, che oscilla tra il dinamismo e la staticità. I trapezisti, i pagliacci e i contorsionisti sono i protagonisti di questa serie di opere che si caratterizza per i colori, la malinconia e l’incanto poetico.

Donna del circo su trapezio (2007); olio su tela, 132×106 cm; collezione privata

OTTAVA SEZIONE: LA CORRIDA

Tanto il circo quanto la tauromachia sono temi che, per il loro formato, il loro movimento, la loro espressività, offrono grandi libertà e possibilità plastiche perché permettono di giocare in modo sorprendente con la composizione, il colore e la luce. Botero cominciò a realizzare raffigurazioni ad acquerello dei tori a quindici anni, copiando i manifesti delle corride, che vedeva in Plazas de Toros de la Macarena, dove suo zio l’aveva iscritto alla scuola di banderilla. Ben presto si rese conto che la professione di torero non faceva per lui ma in quell’universo colmo di colore, movimento ed emozioni scoprì la sua vocazione come pittore. Le corride dei tori, una delle passioni della sua vita, sono state una tematica importante nel suo lavoro pittorico, che è ritornata in modo inteso agli inizi degli anni Ottanta e che ha coinciso con uno de periodi più prolifici della sua carriera di artista. Il tema è stato ripreso ripetutamente in dipinti a olio, disegni, acquerelli, carboncini, pastelli, sangui gne e un’infinità di bozzetti, in un’incontenibile ondata di energia e creatività. La corrida e le sue numerose variazioni sono state al centro di importanti esposizioni nel corso di tutta la sua carriera: una delle più importanti, per esempio, è stata la mostra tenutasi in occasione dell’Esposizione degli Indipendenti al Grand Palais di Parigi nel novembre del 1992.

Uomo forte (2007); olio su tela, 58×44 cm; collezione privata

NONA SEZIONE: LA VIOLENZA

L’arte non ha il potere di produrre cambiamenti sociali o politici. Ha però il potere di perpetuare nel tempo la memoria di un episodio. Il mondo ricorda il bombardamento di Guernica durante la Guerra Civile spagnola perché Picasso lo  a dipinto. Lo stesso è accaduto con Goya e le esecuzioni del 2 maggio. L’arte serve da testimonianza che perdura nel tempo e nella memoria collettiva.

Cristo (2000); olio su tela, 255×192; collezione privata

DECIMA SEZIONE: ACQUERELLI

Botero si è cimentato con gli acquerelli nella raffigurazione della tauromachia, una sua grande passione. Questa tecnica era molto popolare in Colombia e l’artista non ha smesso mai di utilizzarla: l’ultima serie, realizzata nel 2019, è costituita proprio da una raccolta di acquerelli. In questa occasione, a differenza di quanto fatto in passato, ha realizzato tutte le opere in grande formato e su tela (piuttosto che su carta, com’era abituato). Trattati come veri e propri affreschi, con un tratto fermo e risoluto e una palette prodigiosamente sottile, questi acquerelli danno vita a un risultato di una finezza sublime. La serie affronta tutte le tematiche che hanno catturato l’interesse di Botero durante la sua vita, enfatizzando la sua prodigiosa gestione dei volumi; non solo rappresenta una reinvenzione della tecnica ad acquerello, ma costituisce una meravigliosa sintesi di tutta la sua carriera. La mostra include anche una delle sue ultime opere, realizzata nel 2023: uno straordinario acquerello di grande formato intitolato “Odalisca”, un omaggio a Matisse.

Natura morta di fronte la finestra (2002); acquarello su carta, 111×89 cm; collezione privata 

UNDICESIMA SEZIONE: LE RADICI COLOMBIANE DELL’ARTISTA

«Il problema – affermava Fernando Botero – è che l’arte e l’artista devono assicurarsi che le proprie radici continuino ad affondare nella propria terra e nella propria vita: e la mia vita è sempre stata in Colombia, la mia terra è sempre stata la Colombia. Lì la natura esuberante, l’amore, la musica, la politica, le classi del potere danno forma alla storia del paese. Nel dipingere cerco tutto questo tra i miei ricordi e lo reinvento nel mio studio, donandogli nuova vita, nuovi colori, forme esagerate. Tutto ciò che plasmo nei miei dipinti riflette un mondo conosciuto durante la mia gioventù. È una specie di nostalgia, di ossessione, che è diventato il tema centrale del mio lavoro (…) ho vissuto per cinque anni a New York e molto a lungo anche in Europa, ma nulla è riuscito a cambiare la mia prospettiva, la mia natura e il mio spirito latino-americano. La comunione con il mio Paese è totale».

La strada (2000); olio su tela, 205×128 cm; collezione privata

SCHEDA TECNICA E CREDITI

Fernando Botero. La grande mostra; esposizione presso Palazzo Bonaparte, Piazza Venezia n. 5 (angolo Via del Corso) Roma;

date di apertura al pubblico: daal 17 settembre 2024 al 19 gennaio 2025;

evento realizzato da Arthemisia con il Patrocinio di: Ministero della cultura, Regione Lazio e Comune di Roma Assessorato alla Cultura;

mostra a cura di Lina Botero e Cristina Carrillo de Albornoz Fisac, in partnership con Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e Poema;

sponsor: Generali Valore Cultura;

special partner: Ricola;

mobility partner: Atac; Frecciarossa Treno Ufficiale;

media partner: Urban Vision; la Repubblica;

hospitality partner: Hotel de Russie; Hotel de la Ville;

sponsor tecnico: Cantine Ferrari Trento;

progetto di allestimento: BC Progetti di Alessandro Baldoni, Giuseppe Catania e Francesca Romana Mazzoni, con Maria Marangi;

allestimento: Tagi 2000;

progetto grafico in mostra e immagine coordinata: Angela Scatigna con Doretta Rinaldi;

progetto illuminotecnico: Francesco Murano;

apparati tecnici: FB Work;

realizzazione grafica in mostra: Pubblilaser;

progetto didattico e visite guidate: Arthemisia, Eleonora Luongo;

catalogo: Moebius;

biglietteria: GRT Roma.

Il Presidente e il suo gabinetto (2011); olio su tela, 152×197 cm; collezione privata

ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO

Dal lunedì al giovedì dalle ore 09:00 alle ore 19:30; venerdì, sabato e domenica dalle ore 09:00 alle ore 21:00 (la biglietteria chiude un’ora prima);

aperture straordinarie:

venerdì 1 novembre 2024 dalle ore 09:00 alle ore 21:00;

domenica 8 dicembre 2024 dalle 09:00 alle ore 21:00;

martedì 24 dicembre 2024 dalle ore 09:00 alle ore 18:00;

mercoledì 25 dicembre 2024 dalle ore 14:30 alle ore 21:00;

dal 26 dicembre al 30 dicembre 2024 dalle ore 09:00 alle ore 21:00;

martedì 31 dicembre 2024 dalle ore 09:00 alle ore 18:00;

mercoledì 1 gennaio 2025 dalle ore 12:00 alle ore 21:00.

Omaggio a Mantegna (1958); olio su tela, 200×170 cm; collezione privata

INFO

Informazioni e prenotazioni:

+39068715111

www.mostrepalazzobonaparte.it

www.arthemisia.it

catalogo (edizione italiana): 24×28 cm, 232 pagine, cartonato;            ISBN: 979-12-56-9200-13; prezzo: 35 euro; acquistabile presso Palazzo Bonaparte a Roma dal 17 settembre 2024 al 19 gennaio 2025, oppure dal mese di settembre 2024 nelle librerie.

 

A659 – ARTE, ESPOSIZIONI: FERNANDO BOTERO.  La mattina di lunedì 16 settembre presso Palazzo Bonaparte a Roma ha avuto luogo la presentazione ufficiale alla stampa della più grande mostra mai realizzata in Italia al celebre artista colombiano, uno dei maggiori sulla scena del XX Secolo, apprezzato dal grande pubblico e autore di opere iconiche.
La mostra allestita da Arthemisia si svolge a un anno dalla scomparsa di Botero. Articolata in undici sezioni rende fruibili al pubblico oltre centoventi capolavori. È il racconto della sua maestria nelle varie tecniche, dalla pittura alla scultura, un percorso di vita che è contestuale a quello artistico, un universo esuberante e magico. Tra le opere vi sono alcuni eccezionali inediti esibiti al pubblico per la prima volta, quali la Menina (After Velazquez) e Omaggio a Mantegna, che si riteneva perduto. Alla conferenza stampa di presentazione sono intervenuti: JOLE SIENA (presidente del Gruppo Arthemisia), ALESSANDRA TACCONE (presidente della Fondazione Terzo Pilastro), EMMANUELE F.M. EMANUELE (professore e avvocato, filantropo e mecenate, già presidente della Fondazione Terzo Pilastro), PAOLO MONTAGNI (Assicurazioni Generali), GIUSEPPE RAFANIELLO (Trenitalia, Freccia Rossa), LINA BOTERO (figlia di Fernando Botero), FERNANDO BOTERO (figlio omonimo dell’artista), JUAN CARLOS BOTERO (figlio di Fernando Botero), CRISTINA CARRILLO DE ALBORNOZ (curatrice della mostra assieme a Lina Botero).

Carnevale (2012); olio su tela, 134×98 cm; collezione privata

Clown sui trampoli (2007); olio su tela, 186×119 cm; collezione privata

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