L’OPINIONE, conflitti e guerrafondai. Guerra senza limiti: come smettere?

Ad avviso di Mario Giro, docente di Politica internazionale e già viceministro degli Affari esteri, oltreché autorevole esponente della Comunità di Sant’Egidio, termini quali «escalation controllata», «invasione difensiva», «conflitto non generalizzato» o «armi per bilanciare armi» costituirebbero soltanto un ossimoro, quando in realtà i responsabili politici, cioè i cosiddetti «decisori», ormai sarebbero intossicati dalla guerra, come fosse un allucinogeno del quale non si può più fare a mano ma non lo si vuole aammettere. In un fondo pubblicato il 23 agosto scorso dal quotidiano “Domani” egli ricorre all’esempio delle bombe atomiche tattiche, «un esempio clamoroso – sottolinea -, quasi si trattasse di ordigni solo un po’ più potenti». Inoltre, pone seri interrogativi sul ruolo che dovrebbe svolgere l’Europa

«Siamo ormai drogati di guerra – afferma Mario Giro nel suo fondo -, le scuse si moltiplicano, ma la realtà è che non si riesce a smettere. E allora sentiamo ossimori come quelli citati».

GUERRA SENZA LIMITI

Per l’ex viceministro degli Esteri con delega alla Cooperazione internazionale tutto sembrerebbe andare nel verso della guerra eternizzata, tuttavia permane molta riluttanza ad ammetterlo. «L’Iran parla di ritorsione senza escalation e fa la vittima dopo aver propagato terrorismo; Israele non pone limiti alla rappresaglia nemmeno se si tratta di civili, mentre per Hamas è giusto sacrificare il proprio popolo e non sa più dire nemmeno in cambio di cosa; i russi si scandalizzano e fanno i sorpresi perché vengono attaccati sulla propria terra. La chiamano “aggressione”, ma quella del 24 febbraio di sue anni fa era forse diversa? Gli ucraini hanno stragiurato agli occidentali che non avrebbero mai attaccato la Russia e che vogliono soltanto liberare il proprio territorio, ma ora parlano di “offensiva difensiva”; ma, a questo punto, diviene necessario un preliminare distinguo».

PRIGIONIERI DELLA DIMENSIONE CONFLITTUALE         

Afferma Giro che, «al di là dei giudizi che si possono dare sui diversi attori dei conflitti, «chi sta in guerra ha almeno l’attenuante di essere dentro una logica bellica reale, che tutto inquina e che costringe a ragionamenti o a reazioni semplificate. Molti di costoro, ma soltanto in maniera parziale, possono venire paragonati a quei bambini che nascono da madri tossicodipendenti e lo divengono a loro volta senza averne colpa». Quindi, ricorre all’esempio di coloro i quali sono nati in un conflitto, talvolta da generazioni di belligeranti e dunque non conoscono altra realtà né altro linguaggio se non quello della guerra, dove all’azione corrisponderà una reazione, all’attacco la rappresaglia e alla mors tua la vita mea.

UNA UNIONE EUROPEA ASSUEFATTA

«Ma lo spettacolo scandalosamente più grave dei drogati di guerra – egli rimarca – lo offrono gli europei, diventando anche peggiori, almeno stavolta, degli americani, che tanto sono stati criticati per l’abitudine al conflitto. La Commissione Europea, tra l’altro uscente, ha infatti concesso il beneplacito all’offensiva ucraina in Russia in assenza di formali convocazioni e senza attendere: dunque, si possono usare le armi europee in Russia, mentre il Parlamento Europeo aveva più volte votato il contrario. Tale rapidità irriflessa stupisce dolorosamente. Il conflitto pare divenuto una droga a cui la Ue sembra essersi assuefatta, perdendo così la propria vocazione originaria, quindi la propria utilità».

I DUBBI INGENERATISI IN ALCUNI ITALIANI

«È tuttavia corretto aggiungere – prosegue Giro -, che almeno sulla guerra in Ucraina, nel nostro Paese sorgono dubbi bipartisan, come testimoniano Guido Crosetto o Graziano Del Rio, distinguendosi dall’unanimità degli altri stati membri, anche l’Italia non incide quanto potrebbe e forse vorrebbe. Ma la guerra non è un gioco, poiché coinvolge molti altri e compromette popoli e futuro; colpisce gli innocenti, distrugge le possibilità di vita e della natura; annulla la cultura della convivenza. In seguito se ne pagano le conseguenze per moltissimo tempo, nello spirito dei popoli prima ancora che materialmente: popoli che hanno vissuto la guerra ne emergono sfigurati, irriconoscibili».

CONSEGUENZE DELL’INGRANAGGIO MALEFICO

«Chi ha conosciuto i sierraleonesi o i cambogiani prima delle loro terribili guerre racconta di popoli miti, tolleranti, indulgenti e gentili; ma dopo i conflitti hanno seminato tra di loro aggressività, violenza e faziosità, alterandoli in profondità. È l’effetto dell’ingranaggio malefico della guerra, che non fa differenze per nessuno». La conclusione di Giro è che «siamo drogati di guerra» e per questo «non ragioniamo più», quindi «dobbiamo disintossicarci». «In questa condizione si vive di negazioni, rimozioni o perenni giustificazioni. Non si è in grado di immaginare né la fine di queste guerre, né la loro soluzione: è l’assuefazione alla guerra infinita». Per reagire occorrerebbe un salto di immaginazione in grado di mutare i comportamenti e le decisioni.

UN SALTO DI IMMAGINAZIONE

«Ci vuole un’idea alternativa, poiché non c’è avvenire nella guerra costante. È un compito soprattutto dell’Europa, che ha iniziato il suo processo di integrazione e unione precisamente per superare l’odio delle due guerre mondiali: altrimenti cosa esiste a fare? Difendere gli ucraini è una cosa, smettere di ragionare perché drogati di guerra come unica prospettiva possibile è tutt’altra; proteggere il diritto di Israele a esistere in sicurezza è una cosa, accettare la vendetta perenne è tutt’altra. Proviamo dunque a uscire dall’inganno allucinogeno e a immaginare la pace».

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