Youssef Balla, Ambasciatore del Regno del Marocco presso la Repubblica Italiana è intervenuto pubblicamente a pochi giorni dalla Festa del Trono. «Quest’anno si tratta di una celebrazione speciale, poiché è il venticinquesimo anniversario dell’intronizzazione di Sua Maestà Muhammad VI, una opportunità per consolidare la simbiosi tra la monarchia e il popolo e, dunque, anche l’unità del Paese, di tutte le componenti della società marocchina», così ha esordito ai microfoni di Italpress l’Ambasciatore del Regno del Marocco presso la Repubblica Italiana – https://www.italpress.com/marocco-balla-affrontiamo-le-sfide-con-la-forza-della-moderazione/ -, nell’intervista concessa all’agenzia di stampa.
IL MOMENTO DI UNA RIFLESSIONE
«Tuttavia – ha proseguito il diplomatico marocchino – è anche una opportunità per svolgere delle riflessioni sugli importanti eventi che si sono verificati nel corso dell’ultimo anno e proiettarsi verso il futuro». Youssef Balla ha parlato di «venticinque anni di concordia e resilienza», perché il Marocco ha dimostrato in numerose occasioni di «essere stato in grado di fronteggiare situazioni di grave crisi: nel caso della pandemia da SarsCov2 il Paese è riuscito a gestire l’emergenza, e questo lo ha riconosciuto anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità; così come quando la regione di Marrakech è stata sconvolta dal devastante terremoto, il Paese ha reagito con mezzi propri. La crescita economica è attestata a circa il 5% annuo, nell’arco temporale considerato è un prodotto interno lordo triplicato contestualmente al raddoppio del reddito pro capite dei cittadini, questo mentre sono in fase di realizzazione importanti opere infrastrutturali che renderanno il Marocco un ponte tra Africa e America».
UNA VISIONE VERSO IL PROGRESSO
Nel 1999 nel Regno nordafricano si producevano 30.000 autoveicoli all’anno, nel 2023 se ne sono prodotti 700.000, dunque ora si pone quindi tra i quindici maggiori paesi industriali del settore automotive, al pari dell’aerospazio, dove si registra l’attività di 140 imprese e, infine, la produzione di energie rinnovabili. «C’è una visione chiara in direzione del progresso. Come accennato, l’economia progredisce continuamente. In Marocco funzione l’unica ferrovia ad alta velocità del continente e Tangeri è il primo porto africano nel Mediterraneo, raggiungibile dall’interno grazie a una rete autostradale estesa per 2.500 chilometri. Nel 2025 a Dakhla, sull’Oceano Atlantico, entrerà in funzione un nuovo grande scalo portuale». Riguardo alle problematiche di respiro internazionale, il diplomatico marocchino ha affermato che il suo paese interagisce con le sfide globali in termini moderati: «La nostra leadership in Africa e nel Mediterraneo è incontestabile, in più sul fronte immigrazione abbiamo fatto grandi iniziative in direzione della stabilità e della pace, ospitando grandi eventi sul tema e promuovendo una politica di asilo».
CENTRALITÀ DEL MEDITERRANEO
Nel corso dell’intervista Youssef Balla ha affrontato anche i temi relativi alle relazioni con il resto dell’Africa e con l’Italia, al ruolo svolto da Rabat nel Mediterraneo e della diplomazia continentale. «Per quanto concerne il Mediterraneo – ha egli sottolineato -, esso costituisce un asse centrale sul piano sia diplomatico che economico. Il porto di Tangeri accoglie 9 milioni del container, ma, in generale, l’Africa sta crescendo e ci sono più opportunità rispetto al passato. Siamo il secondo paese a livello continentale in termini di cooperazione e sviluppo, uno dei nostri obiettivi è fare uscire dall’isolamento i paesi del Sahel, questo allo scopo di farli crescere sul piano economico, soprattutto grazie alla possibilità di un loro accesso all’Atlantico. Il gasdotto Nigeria-Marocco è un altro progetto importante, perché si estende per 6.000 chilometri in undici paesi diversi portando energia e gas verso l’Europa».
INTERAZIONE «MODERATA» A LIVELLO GLOBALE
Il diplomatico marocchino ha inteso dimostrare come il suo paese stia interagendo con le sfide globali in termini moderati: «La nostra leadership in Africa e nel Mediterraneo è incontestabile, in più sul fronte immigrazione abbiamo fatto grandi iniziative in direzione della stabilità e della pace, ospitando grandi eventi sul tema e promuovendo una politica di asilo. Queste persone, 5.000 circa dall’area subsahariana, hanno bisogno di scuola, servizi sanitari e lavoro. Era fondamentale andargli incontro con una politica umanitaria e solidale per ridargli la dignità che meritano». Un altro capitolo di fondamentale importanza è quello del contrasto del terrorismo. «La lotta contro il terrorismo e la radicalizzazione è un’attività incessante – afferma deciso Youssef Balla -, la nostra politica si basa sulla sicurezza e la pedagogia al fine di conseguire l’obiettivo della de-radicalizzazione delle persone. Una esperienza raccolta positivamente da tanti Stati europei».
LE RELAZIONI BILATERALI TRA RABAT E ROMA
«Il Marocco partecipa attivamente agli sforzi per affrontare il problema dei mutamenti climatici ospitando la Cop-16 e costruendo la più grande centrale solare del mondo. Rabat rispetta i compromessi con la comunità internazionale e genera il 42% dell’energia elettrica ricorrendo a fonti rinnovabili, ponendosi l’obiettivo di pervenire a un 52% nel 2030». Affrontando il tema delle relazioni bilaterali con l’Italia, che nel 2025 segneranno i due secoli dal loro avvio, l’ambasciatore marocchino ha evidenziato «’occasione che si presenterà per consolidare ulteriormente questo legame, che di suo è già eccellente. C’è infatti una convergenza su molteplici tematiche che riguardano l’Africa e il Mediterraneo e, parallelamente, i rapporti commerciali e turistici sono in crescita. La nostra comunità in Italia è attiva, dinamica e ben integrata: siamo la prima comunità in termini di creazione di imprese sul territorio».
LA CONTROVERSIA CON ALGERI
Sulle polemiche da parte dell’Algeria in merito al riconoscimento dei territori del Sahara occidentale, l’ambasciatore Youssef Balla ha chiarito come «la diplomazia marocchina non sia abituata a reagire a polemiche inutili o a isterie collettive: la dinamica dei riconoscimenti della sovranità del Marocco sul Sahara è rapida e serena; 110 paesi dell’Onu riconoscono l’iniziativa che abbiamo presentato nel 2007 e la nostra è una posizione confortevole. Speriamo che anche l’Algeria segua questa dinamica costruttiva, poiché altrimenti ne va della sicurezza e della stabilità regionale». Gli ultimi sviluppi della controversa questione risalgono alla giornata di ieri, quando la Francia ha reso noto di sostenere esplicitamente il Piano di autonomia del Sahara Occidentale sotto la sovranità di Rabat.
PARIGI SOSTIENE IL PIANO DI AUTONOMIA DI RABAT
Nei giorni precedenti il governo francese aveva informato Algeri della decisione assunta e la presa d’atto da parte del Paese nordafricano è pervenuta a stretto giro di posta mediante una nota ufficiale del Ministero degli Affari esteri. Algeri ha criticato il passo compiuto da Parigi, esprimendo al riguardo «grande rammarico e forte denuncia» per la decisione del governo francese di riconoscere il Piano di autonomia per la regione del Sahara Occidentale «all’interno della sovranità marocchina». Nella nota si afferma altresì che «l’Algeria trarrà tutte le conseguenze dalla decisione e riterrà il governo francese da solo completamente responsabile», una reazione che non ha ricevuto commenti dal Quai d’Orsay.
L’ANNOSA QUESTIONE DEL SAHARA OCCIDENTALE
Riguardo all’annosa controversia sul Sahara Occidentale, Algeri vorrebbe che si pervenisse allo svolgimento di un referendum di autodeterminazione nel territorio conteso, poiché considera la presenza del Marocco una occupazione e, nel quadro della sua strategia regionale, sostiene anche militarmente il Fronte Polisario, organizzazione sahrawi che chiede un proprio Stato sovrano in quel territorio desertico nel nord-ovest dell’Africa. A questo scopo, dopo che nel 1975 il Marocco rilevò la maggior parte del Sahara occidentale dopo la fine della presenza coloniale spagnola, dette avvio alla guerriglia contro le forze armate di Rabat. Nel 1991 le Nazioni Unite mediarono un cessate il fuoco, inviando una missione di osservatori.