INDUSTRIA, siderurgia. Ex Ilva, prestito ponte e necessario piano industriale

«Riteniamo positiva l’approvazione da parte della Commissione europea del prestito ponte di 320 milioni ad Acciaierie d’Italia in AS. Ora ci sono le condizioni per la convocazione del tavolo a Palazzo Chigi, che abbiamo richiesto da settimane, per riprendere la discussione con il governo sulle prospettive dell’ex Ilva, sul piano industriale e di ripartenza, sulle ulteriori risorse da mettere a disposizione dei commissari, sull’occupazione e sull’annunciato bando di gara. I 320 milioni di euro, come abbiamo più volte ribadito, rappresentano una buona notizia ma non sono sufficienti per il rilancio della produzione, il riavvio degli impianti e il ritorno a lavoro di tutti i lavoratori. Non possiamo attendere un mese per l’incontro con il Governo, la situazione è drammatica con stabilimenti quasi fermi e migliaia di lavoratori senza certezze. Siamo fortemente contrari alla ripresa del confronto sulla cassa integrazione prima di un incontro chiarificatore a Palazzo Chigi sulle prospettive, sugli impegni del Governo e sul piano industriale. La richiesta di incontro è urgente e non procrastinabile, peraltro condivisa anche con le istituzioni locali, come nel caso di Novi Ligure, con il presidente della Regione Piemonte Cirio. Il tempo scorre, la situazione dell’ex Ilva rischia di arrivare a un punto di non ritorno e noi non possiamo rimanere fermi. Il Governo ci convochi, vogliamo discutere di lavoro e futuro industriale e non solo di cassa integrazione». Questo il commento espressso al riguardo da Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.

Ad avviso di Franco Rizzo e Sasha Colautti, membri dell’Esecutivo confederale di Usb, «l’ok della Commissione europea al “prestito ponte” di 320 milioni di euro per Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria è certamente una buona notizia, ma deve essere considerato come un punto di partenza, dal momento che si tratta di risorse assolutamente insufficienti. Ragion per cui dobbiamo necessariamente essere convocati a Palazzo Chigi e anche urgentemente, perché  è indispensabile essere tempestivi nella definizione di alcuni punti nevralgici della vicenda, che devono necessariamente essere passaggio obbligato prima di tornare a discutere degli insostenibili numeri della cassa integrazione presso il Ministero del Lavoro. E quindi va affrontato concretamente il tema del piano industriale e delle risorse che il Governo intende mettere a disposizione per il reale rilancio dell’acciaieria. Solo dopo si potrà affrontare il tema del ricorso agli ammortizzatori sociali».

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