ISRAELE, conflitti. Tsahal prepara la guerra contro Hezbollah: la Brigata Golani si addestra allo scopo

La tensione nella regione è in una fase incrementale, a una riduzione dell’intensità delle attività belliche israeliane nella Striscia di Gaza corrisponde la concentrazione dell’attenzione sul confine settentrionale, quello con il Libano sotto il controllo delgli sciiti filoiraniani. Non sono pochi i problemi e i dilemmi che affliggono lo Stato ebraico: la situazione al Nord potrebbe degradare in poco tempo (già e notevolmente critica), tuttavia non è del tutto compromessa. I segnali inviati da molte parti indurranno a un cessate il fuoco? Al conseguimento di questo risultato si frappongono dei requisiti ostativi: a Gaza la soluzione della questione degli ostaggi israeliani cattirati dagli islamisti palestinesi, in Libano le decisioni del vertice del Partito di Dio, con Hassan Nasrallah che deve rispondere anche a Teheran. Intanto, i cittadini israeliani evacuati per ragioni di sicurezza dall’alta Galilea esercitano con sempre maggiore energia pressioni sul governo affinché si risolva anche il loro problema. Di seguito verrà esposta una sintetica analisi di scenario elaborata recentemente dall’Alma Research and Education Center

Lo scorso 27 giugno il Comando Nord delle Israel Defence Forces (IDF, o Tsahal) ha annunciato che la Brigata Golani, unità di punta dell’esercito, ha completato un ciclo addestrativo propedeutico a un potenziale impiego dell’unità in un conflitto nell’alta Galilea contro gli sciiti libanesi filoiraniani di Hezbollah.

I PREPARATIVI DEL CONFLITTO CONTRO HEZBOLLAH

Lo riferiscono gli analisti dell’Alma Research and Education Center, che hanno preso in esame le ultime dinamiche militari che hanno avuto luogo in Israele. Essi affermano che nelle ultime settimane i battaglioni combattenti della Brigata Golani sono stati impegnati in esercitazioni concepite allo scopo di implementare la preparazione nell’eventualità di un impiego in teatri bellici caratteristici delle aree montuose del nord. Si sarebbe trattato di attività addestrative focalizzate sulla conquista di porzioni di territorio anche in virtù degli insegnamenti appresi a seguito delle esperienze maturate dalla Brigata nel corso del conflitto contro i palestinesi tuttora in atto nella Striscia di Gaza.

ATTIVITÀ ADDESTRATIVE PROPEDEUTICHE

Le unità combattenti della 4ª e della 226ª Brigata delle Forze di Difesa israeliane hanno completato il 13 giugno scorso una serie di esercitazioni a livello di brigata volte ad incrementare la loro prontezza operativa nel caso di impiego reale nel teatro settentrionale attraverso la simulazione di scenari tipici. In seguito, i Comando delle IDF ha reso noto che la Brigata 810 (HeHarim) aveva completato la sua prima esercitazione a livello di unità complessa avente quale tema uno scenario offensivi in ​​Libano, includente attività di combattimento in aree boschive, in aree urbanizzate (guerriglia urbana) e azioni close. L’Unità 810, parte organica della 210ª Divisione, è stata quindi investita della funzione di fare fronte alla mutevole in essere realtà ai confini con la Siria e con il Libano, avendo quale area di competenza principale le zone del Monte Hermon e del Monte Dov.

EFFETTI DELL’INCREMENTO DELLA TENSIONE

Nel frattempo – riferisce sempre il documento elaborato dagli analisti dell’Alma Research and Education Center -, durante l’ultima settimana del mese di giugno diversi paesi, tra i quali gli Stati Uniti d’America, la Russia, il Regno Unito e il Kuwait, hanno allertato i propri cittadini ponendoli in guardia dal recarsi in viaggio in Libano, Germania, Paesi Bassi, Canada e Macedonia del Nord; inoltre, hanno  esortato i propri cittadini attualmente presenti in Libano a lasciare il paese. È un evidente indice di innalzamento del livello di tensione conseguente ai crescenti timori nutriti a livello internazionale a causa dell’incremento della tensione nella regione mediorientale.

L’ULTIMA OPZIONE PRATICABILE

Ad avviso degli analisti dell’Alma Research and Education Center le esercitazioni ricorrenti effettuate dall’IDF, unitamente agli avvisi di pericolo diramati nel mondo sollevano un quesito pressante: Israele è davvero vicino a un conflitto su larga scala con Hezbollah? Negli ultimi nove mesi la situazione è stata caratterizzata da tensioni, con costanti fluttuazioni nei livelli di minaccia, tuttavia, sebbene le Forze di Difesa israeliane si stiano sistematicamente preparando al conflitto, gli eventuali tempi e modalità di questo permangono punti critici di discussione. Se si è letto con chiarezza nella riduzione delle attività belliche nella Striscia di Gaza il rivolgimento dell’interesse sull’altro fronte, quello settentrionale, e malgrado le forti pressioni esercitate dai residenti della Galilea, che chiedono una soluzione ai loro problemi di sicurezza e il rientro nelle zone evacuate per ragioni di sicurezza, Israele considera in ogni caso un’operazione militare su vasta scala contro Hezbollah quale ultima opzione praticabile.

PERVERSE INTERCONNESSIONI

Le esercitazioni delle Forze armate israeliane vanno interpretate anche come un segnale di prontezza inviato all’esterno, ma questo non significherebbe che sia mutata la priorità strategica allo scopo di ritardare un’escalation. Si afferma infatti, che in costanza dei preparativi a una guerra in Libano, lo Stato ebraico abbia profonda consapevolezza di ciò che si rappresenta nel più ampio panorama geopolitico. La campagna militare ad alta intensità a Gaza è prossima alla fine, ma senza la soluzione della questione degli ostaggi a Tel Aviv un cessate il fuoco permane impensabile. Allo stesso tempo, Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, sostiene che non vi sarà alcuna cessazione delle ostilità nel nord finché continuerà il conflitto nella Striscia di Gaza, una posizione che conferma l’interconnessione delle due ravvicinate aree di crisi.

CHI VUOLE DAVVERO LA GUERRA?

In definitiva – concludono gli analisti dell’ Alma Research and Education Center -, la decisione di un conflitto su larga scala nel nord sarebbe nelle mani di Hezbollah. Il calcolo strategico di Nasrallah è però influenzato dall’Iran e parrebbe tentare di mantenere Israele bloccato in una guerra di logoramento mentre ne valuta le possibili concrete risposte. Ma è estremamente difficile prevedere le sue intenzioni ed entrare nella sua mente. Contestualmente, Israele preferirebbe evitare una guerra costosa e prolungata, malgrado la precaria situazione che vivono le comunità del nord non può certamente venire ignorata. Allora, per lo Stato ebraico qualsiasi cessate il fuoco, anche temporaneo, dovrebbe comportare necessariamente un significativo degrado delle capacità militari di Hezbollah per essere accettabile anche da parte dei cittadini residenti nell’alta Galilea.

CESSATE IL FUOCO E RIENTRO DELLA POPOLAZIONE IN ALTA GALILEA

Israele si trova in una posizione estremamente delicata e le esercitazioni in corso riflettono sì uno stato di elevata prontezza, tuttavia, l’obiettivo sarebbe ancora una volta quello di evitare di impegnarsi in una guerra di più ampie proporzioni, questo nella consapevolezza degli immensi costi in termini umani ed economici che ne deriverebbero. Il potere di innescare o meno un conflitto è dunque, in ultima analisi, nelle mani di Hezbollah, memore del maggiore stato di allerta complessivo e delle attenzioni rivolte al Libano dalla comunità internazionale, indice della marcata instabilità della situazione attuale. Quindi, mentre le IDF proseguono ad addestrarsi a tutte le eventualità, alcuni sperano che si possa ancora trovare una strada che eviti la guerra su vasta scala. Ma, se ciò dovesse verificarsi in assenza di una riduzione delle capacità militari di Hezbollah nel Libano meridionale, è lecito ritenere che i cittadini israeliani del nord del Paese rifiuteranno un simile accordo, poiché li esporrebbe nuovamente ai rischi di nuovi attacchi dal Libano e di altri massacri. Allo specifico riguardo, le prossime settimane saranno cruciali ai fini della determinazione di un delicato equilibrio nella regione, cioè se esso reggerà oppure si precipiterà in un conflitto.

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