Alla borsa di Francoforte registrate perdite fino al 7,4% in avvio di seduta, poi una piccola ripresa, ma il titolo è risalito soltanto al 6,3% (fissato a 53,3 euro), la minima quotazione in sette anni.
La situazione economica del gruppo. Il crollo in borsa della Bayer è la diretta conseguenza della condanna inflittagli dal tribunale di Oakland (California). La corte ha stabilito che il al gigante della chimica e della farmaceutica dovrà pagare più di due miliardi di dollari a titolo di risarcimento a una coppia di cittadini statunitensi, Alva e Alberta Pilliod, che si erano ammalati per un tumore utilizzando un diserbante molto noto negli Usa, il diserbante a base di glisofato “Roundup” prodotto dalla Monsanto, impresa americana del settore in seguito assorbita dal gruppo di Leverkusen dopo essere stata acquistata al prezzo di 63 miliardi di dollari.
Le azioni legali – cause singole e collettive – contro la Monsanto iniziarono a essere intentate dai consumatori dopo che la società era stata rilevata dalla «big pharma» tedesca.
L’operazione Monsanto non si sarebbe dunque rivelata un successo, un’impresa, quella americana acquistata dai tedeschi, da sempre identificata con il capitalismo più aggressivo, quello dello sfruttamento dei paesi del terzo mondo, della monocoltura, dell’impiego massiccio di pesticidi e altre sostanze chimiche e delle sperimentazioni di organismi geneticamente modificati. Una pessima immagine dunque, che ora verrà associata anche a questa brutta vicenda.
La Bayer aveva chiuso il primo trimestre dell’anno con un calo degli utili (-36%), una flessione attribuita ai costi sostenuti nel processo di ristrutturazione aziendali e a quelli per l’acquisizione di Monsanto.
Era stato registrato un incremento degli utili del 4,1% (da 9,14 miliardi a 13,015) e conseguentemente gli analisti avevano previsto un utile netto di 1,38 miliardi su un monte vendite di 12,54 miliardi di euro. Però, come accennato, 492 milioni sono usciti per l’integrazione di Monsanto e 393 per la ristrutturazione.
«Bayer ha registrato un ottimo inizio d’anno», aveva affermato il presidente del consiglio di amministrazione Werner Baumann, confermando anche le prospettive di business per l’intero 2019, ma poi la società tedesca ha dovuto affrontare le migliaia di cause legali intentategli per il glisofato dell’erbicida Roundup.
La controversia sul glisofato. Per il gigante industriale tedesco non si tratta della prima condanna, poiché è il terzo processo che lo vede soccombere.
I suoi legali hanno annunciato la presentazione di un ricorso, asserendo che la decisione del tribunale americano sarebbe «in conflitto con le decisioni assunte in precedenza dell’Agenzia per la protezione ambientale col consenso fornito dalle autorità sanitarie locali».
Secondo queste ultime – affermano gli avvocati della Bayer – i prodotti a base di glisofato non sarebbero cancerogeni, quindi possono essere usati seppure con avvedutezza riguardo al dosaggio.
Le cifre richieste a titolo di risarcimento dai consumatori interessati dagli effetti nocivi del glisofato del Roundup sono elevate, quindi potrebbero indurre i vertici della multinazionale a patteggiare la pena nelle oltre 13.000 cause giudiziarie intentate, una cifra che potrebbe aggirarsi intorno ai cinque miliardi di dollari.
Ma, come spesso accade in questi controversi casi, il mondo scientifico si divide. Infatti, se l’agenzia per l’ambiente statunitense (Epa) si è pronunciata sulla non nocività alla salute del Roundup qualora usato secondo le indicazioni riportate sull’etichetta delle confezioni – «è probabilmente non cancerogeno», hanno dichiarato nel 2017 -, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in una sua pronuncia nel merito risalente al 2015 ha invece espresso un’opinione contraria, definendo il glisofato «probabilmente cancerogeno».
Per quanto concerne l’Unione europea, va rilevato che nel 2017 ha rinnovato fino al 2022 la durata della concessione all’uso della sostanza chimica sotto accusa, tuttavia ha fatto carico a quattro Paesi membri (Francia, Ungheria, Olanda e Svezia) di sovrintendere alle indagini finalizzate all’accertamento dell’effettiva pericolosità del prodotto ai fini di un’eventuale revoca della concessione all’uso.
L’effetto domino. Le continue sconfitte in sede giudiziaria hanno incoraggiato le presunte vittime del pesticida al glisofato ad adire le vie legali. Si tratta di giardinieri, agricoltori e altre categorie di consumatori che si sono ammalati di tumore
Si ritiene che la Corte suprema americana – alla quale la Bayer si è rivolta per presentare ricorso alle avverse sentenze emesse dai tribunali americani – potrebbe ridurre la somma dei risarcimenti, tuttavia quello del Roundup resterà comunque un grosso problema per il gruppo chimico-farmaceutico.
Il patteggiamento dunque sembrerebbe la strada obbligata, ma anche in questo caso permane l’incognita su quanto potrà reggere la Bayer a un colpo del genere.