BENESSERE, lavoro. Evitare il «rust out»

Nella ricerca di un nuovo lavoro come riconoscere un’azienda tossica per evitarla? Leadership, equità nei rapporti, gestione degli errori, precedenza agli elementi che promuovono modelli lavorativi sani e la crescita personale dei dipendenti sono la strada giusta. Ne parlano gli esperti

a cura di Valeria Pomponi – Il fenomeno della Great Resignation, noto in Italia come «le grandi dimissioni», ha scosso il panorama lavorativo globale generando una serie di trasformazioni senza precedenti.

EFFETTI DELLA GREAT RESIGNATION

Nel 2022, secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero del Lavoro riguardanti le comunicazioni obbligatorie, sono state registrate quasi 2,2 milioni di dimissioni, segnando un aumento del 13,8% rispetto al milione e 930.000 del 2021. A fare eco a questa tendenza il sondaggio “New Year, New Career” di Monster.com, secondo il quale nel 2023 ben il 96% dei lavoratori era alla ricerca di una nuova posizione lavorativa. Le principali ragioni includono la necessità di un reddito più alto (40%), la disoccupazione (35%), la mancanza di opportunità di crescita (34%), e un ambiente lavorativo tossico (25%). L’idea di abbandonare il proprio impiego, il più delle volte, è pervasa da una serie di rischi e paure.

RISCHI E PAURE NEI CONTESTI LAVORATIVI TOSSICI

Rinunciare alla familiarità di un ambiente stabile, alla propria routine lavorativa, ai colleghi di lunga data richiede una valutazione attenta e ponderata. Tuttavia, uscire dalla propria zona di comfort può portare a nuove possibilità  di crescita e realizzazioni, soprattutto alla luce dei cambiamenti avvenuti durante la pandemia e all’adozione dello smart working. Eventi che hanno contribuito a ridefinire le priorità, sia personali che professionali. Emergono infatti nuovi modelli di aziende che pongono il benessere e la crescita dei dipendenti al centro delle proprie azioni, creando un ambiente di lavoro sano e virtuoso. Al contrario, un contesto lavorativo tossico, può avere pesanti ripercussioni sulla vita dei lavoratori, influenzando negativamente la loro salute mentale e la qualità della vita.

INTRAVEDERE LA GIUSTA LEADERSHIP

Sorge dunque una domanda: come riconoscere e, di conseguenza, evitare un’azienda tossica, soprattutto se si è alla ricerca di un nuovo lavoro? «In un ambiente lavorativo, la qualità della leadership è cruciale – afferma Alessandro Da Col, top voice di LinkedIn e Mindset, oltreché executive coach e co-fondatore, assieme ad Alessandro Pancia dell’Accademia Crescita Personale Meritidiesserefelice -, spesso le atmosfere tossiche derivano da una direzione inadeguata: un leader efficace non solo interviene prontamente di fronte ai comportamenti dannosi per il team, ma agisce anche da modello, motivando e ispirando in maniera autentica. Inoltre, è necessario comprendere che comunicare efficacemente, sviluppare lo spirito di gruppo con azioni di team building e fare cultura sono tre aspetti fondamentali per il successo e il corretto posizionamento sul mercato. Infine, il buon leader delega trasmettendo fiducia ai colleghi, i quali, diventando sempre più autonomi, possono proporre nuove idee, immaginare soluzioni diverse per raggiungere un obiettivo e testare la propria creatività con un ragionevole margine di errore. Se, invece, il leader è accentratore, questa sua caratteristica è indice di tossicità».

L’EQUITÀ

Dal canto suo, Alessandro Pancia sottolinea l’importanza di un trattamento equo da parte dei dirigenti verso tutti i dipendenti, senza favoritismi basati su rapporti personali, ma mantenendo una chiara separazione tra la sfera professionale e quella personale. «È importante agire equamente e con la massima trasparenza, condividendo sempre le informazioni nei singoli team, trasmettendo inoltre il proprio know how ai neoassunti e rispettando i limiti delle proprie mansioni». E riguardo all’errata gestione degli errori? Se il dipendente commette un errore,  soprattutto se involontario e di entità minima, non deve essere mobbizzato, bensì avere l’occasione di correggere il danno arrecato all’azienda. «Emarginare un lavoratore, in questo caso, può innescare dinamiche negative – sottolinea Da Col -,  sia perché le persone che lavorano in azienda non vengono valorizzate, sia perché possono nascere rivalità e conflitti tra colleghi che faranno a gara per non essere incolpati di questo errore».

EVITARE IL «RUST OUT»

Dunque, è fondamentale mettere in pratica una sana cultura del fallimento e, al tempo stesso, dare un giusto riconoscimento in caso di successo, perché così si trasmette energia positiva. Riguardo agli orari, poi, occorre rispettare la separazione tra lavoro e vita privata, quindi è giusto il diritto alla disconnessione nelle ore notturne e nei giorni festivi, suggeriscono i due esperti. ma è altresì fondamentale evitare il rust out, poiché in un ambiente di lavoro stimolante la mancanza di slancio e di stimoli quando si devono affrontare nuovi progetti e nuove mansioni va essere ridotta al minimo, anche quando si svolge un lavoro ripetitivo. «In questo caso, il segreto sta innanzitutto nell’affrontare il problema con il proprio capo e, successivamente, iniziare a svolgere compiti più sfidanti e meno noiosi», conclude Alessandro Pancia.

Alessandro Da Col e Alessandro Pancia,

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