Le fasi siccitose che stanno interessando l’Italia rientrano nello spettro dei fenomeni provocati dai cambiamenti climatici. L’elevato deficit di precipitazione registrato su scala nazionale nel 2022 (-24% rispetto alla media 1991-2020) si è trasformato in una notevole riduzione della disponibilità naturale della risorsa idrica rinnovabile, quella che si produce annualmente attraverso il ciclo idrologico. Complessivamente, a livello nazionale, il valore della disponibilità idrica per l’anno 2022 è stato pari ad un volume totale di 67 km³, ovvero il 52% in meno rispetto alla media del periodo 1951-2022.
APPROVVIGIONAMETO IDROPOTABILE IN ITALIA
In Italia l’approvvigionamento idropotabile è garantito da circa 37.400 fonti presenti sul territorio nazionale, che forniscono un prelievo annuo di oltre 9 miliardi di metri cubi di acqua. I pozzi sono il tipo di fonte più diffusa sul territorio (43% dei comuni italiani), seguono le sorgenti (39% dei comuni). Minori altri tipi di fonte come corsi d’acqua e bacini artificiali (< 5%), lago naturale (<0,5%) e residuali per le acque marine o salmastre. Considerando gli effetti dei cambiamenti climatici in corso, è cruciale incentivare forme non convenzionali di approvvigionamento, tra le quali il riuso delle acque reflue urbane per l’irrigazione, per i processi produttivi e i servizi ambientali.
GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE: CRITICITÀ
La corretta gestione delle risorse idriche è cruciale per garantire la disponibilità di risorsa. A tale fine è essenziale superare le residue criticità in tema di governance. La situazione nazionale è in netto miglioramento considerato che circa il 95% della popolazione nazionale risiede in bacini dove l’affidamento è avvenuto in maniera conforme alla normativa pro tempore vigente. Permangono delle situazioni di criticità in tema di governance, specificamente in Campania e Sicilia.
SERVIZIO INTEGRATO E FRAMMENTAZIONE
Superare la frammentazione gestionale è determinante per incrementare gli investimenti nel settore idrico e migliorare gestione della risorsa e qualità del servizio. A oggi l’83% della popolazione italiana è servita da un unico soggetto che gestisce il servizio integrato. Restano 7,6 milioni di abitanti (circa il 13% della popolazione nazionale) dove i servizi idrici sono gestiti dai Comuni. Si tratta di 1.465 Comuni localizzati essenzialmente al Sud. Nei prossimi 5 anni andranno inoltre in scadenza le concessioni del servizio per oltre 14 milioni di abitanti. Potremo assistere dunque al superamento della frammentazione gestionale e al raggiungimento dell’unicità della gestione in diversi ambiti territoriali del Paese.
NOVITÀ PER IL SISTEMA
Nel quadro del quarto periodo regolatorio (MTI-4), l’Autorità di regolazione ha introdotto un pacchetto di novità per il sistema idrico, destinate a dispiegare i loro effetti nell’arco dei prossimi sei anni per un graduale e costante miglioramento del servizio. La componente a copertura dei costi dell’energia e l’attenzione agli effetti dei cambiamenti climatici con l’introduzione dell’indicatore M0, danno dunque spazio a nuove priorità in un’ottica di continuo miglioramento del tasso di investimento e adeguamento del settore alle sfide climatiche ed economiche.
CRESCITA DEGLI INVESTIMENTI
Continua la crescita degli investimenti dei gestori industriali per cui si stima un valore medio pro capite pari a 64 euro per abitante nel 2022 e 70 euro per abitante nel 2023. Questi valori si avvicinano progressivamente al dato medio di altri paesi europei, facendo segnare un significativo miglioramento nell’ultimo decennio (+113%). Le gestioni in economia, invece, confermano nel 2022 ancora una scarsa capacità di investimento (11 euro per abitante), distante dagli standard europei (media quinquennale pari a 82 euro per abitante) e dalla media delle gestioni industriali italiane, senza mostrare segni di miglioramento.
FABBISOGNO DI SETTORE
Negli ultimi anni il valore degli investimenti sostenuti dalla tariffa è aumentato fino a circa 4 miliardi di euro l’anno. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sta dando certamente un impulso significativo con risorse aggiuntive (circa 0,7 miliardi di euro l’anno) che si esauriranno nel 2026. Il fabbisogno di settore è stimato in almeno 6 miliardi di euro l’anno: serviranno dunque risorse aggiuntive tra 1,3 e 2 miliardi di euro per innalzare l’indice di investimento annuo e raggiungere i 100 euro per abitante, avvicinandosi così alla media di altri Paesi europei di dimensione simile all’Italia.
DEPURAZIONE ACQUE REFLUE
Tra i settori in cui è più urgente investire vi è quello della depurazione delle acque reflue. Oltre alla tutela dell’ambiente, il settore ha un ruolo significativo come produttore di risorse idriche non convenzionali: in ambito nazionale il contributo potenziale offerto dal riutilizzo idrico si colloca tra il 38% ed il 53% del fabbisogno irriguo nazionale. In relazione agli obiettivi indicati nella proposta di revisione della direttiva UWWTD (COM(2022)541), il fabbisogno di investimenti degli impianti di maggiore taglia per l’adeguamento a un livello di trattamento terziario completo si aggira attorno ai 5 miliardi di euro. Per il conseguimento di un livello di trattamento quaternario con l’implementazione di tecnologie dedicate ex-novo, la stima di investimento prevista è compresa tra 1,6 e 6,1 miliardi di euro.
REVISIONE CRITERI TECNICI E INCREMENTO DEI TARGET
La tassonomia europea mira a fornire una struttura per la valutazione, la classificazione e la gestione degli investimenti in modo da promuovere la sostenibilità ambientale e l’efficienza idrica. Oltre il 70% dei gestori italiani ha riscontrato criticità nella verifica dei criteri tecnici di efficienza energetica per la costruzione di nuovi impianti e fino all’80% per il rinnovo di questi, di conseguenza sarebbe auspicabile revisionare i criteri tecnici della stessa, prevedendo un percorso di incremento progressivo e graduale dei target e, che questi siano predisposti in armonia con quanto richiesto dall’Autorità e viceversa.
RISERVA IDRICA: INTERVENTI E OPERE
Il sistema di gestione collettiva della rete idraulica dei Consorzi di bonifica, svolge un ruolo cruciale nel garantire, con la gestione sostenibile delle risorse idriche, non solo una efficiente agricoltura produttiva e un forte comparto manifatturiero, ma anche l’equilibrio idrogeologico del territorio e la persistenza in sicurezza di insediamenti urbani. Come risposta in termini di interventi di mitigazione e di adattamento agli effetti del cambiamento climatico, il sistema consortile sta attuando un vasto piano pluriennale di interventi e di opere, finalizzati all’incremento della riserva idrica (Piano laghetti di ANBI e Coldiretti) e al risparmio e all’efficienza di utilizzo della risorsa. Il Piano necessita di adeguati investimenti strategici di risorse pubbliche, attualmente largamente insufficienti a soddisfare l’urgente necessità di rendere il Paese resiliente rispetto alle sfide climatiche future.
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