ARTE, pittura. L’ode all’amore di Cinzia Di Puppo

Ognuno, con il proprio rievocare, consapevolmente o incoscientemente, prova a estrarre da dentro il suo spirito e, proprio nel mentre si accinge allo scandagliare in quella membrana sierosa del cuore, mentre siamo intenti nello scavare, ci trasformiamo in provetti archeologi, concentrati nella ricerca, dentro l’universo del pericardio fibroso, intricato e segreto, vivo e abitato proprio in nell’universo di noi stessi

a cura di Rosario Sprovieri – Narrare è parlare di noi, è raccontare al mondo noi stessi: ci raccontiamo ogni giorno, perché nella relazionalità esistiamo e, mostriamo il nostro essere a quello altrui.

IL PROPRIO RIEVOCARE

Ognuno, con il proprio rievocare, consapevolmente o incoscientemente, prova a estrarre da dentro il suo spirito e, proprio nel mentre si accinge allo scandagliare in quella membrana sierosa del cuore, mentre siamo intenti nello scavare, ci trasformiamo in provetti archeologi, concentrati nella ricerca, dentro l’universo del pericardio fibroso, intricato e segreto, vivo e abitato proprio in nell’universo di noi stessi. Poi, come tanti Schliemann, dall’analisi e dalla ricchezza della nostra intima campagna, riportiamo alla luce piccoli e grandi tesori nascosti e; facciamo di tutto per «renderli noti»; ne disveliamo suoni, immagini, colori, gli amori sempre amati e custoditi, gelosamente proprio in quell’archivio sensibile e privato, che sta nei territori distesi al centro della coscienza.

UN’OPERA BELLA

Per questo, quando poi il recupero appartiene all’inquietudine e all’estro di un umano sensibile, quando il frutto è l’arte che si svela, si manifesta e compare incantevolmente innanzi agli occhi; non c’è quasi mai bisogno di aggettivi, né di contorsioni linguistiche, che lo qualifichino: un’opera, se è bella, non ha bisogno di parole, è bella e sta in piedi da sola. Nonostante i trattati, al di là delle contorte oceaniche considerazioni, lungi dalle diatribe e dai contrasti fra le più agguerrite correnti di pensiero, lontano dai giudizi della critica militante; di quella prezzolata, di quella fuorviante del parlar forbito, di quella autoreferenziale capace solo di dire a se stessa; lontano dagli snob e dai dandy del settore, ben al di là della noia, della vita montana della gente per bene; oltre le pesantezze della retorica, che da tempo, purtroppo, hanno complicato e intasato, il campo dell’arte.

CINZIA DI PUPPO ESPONE A ROMA

«La grande arte è fuori dal tempo», così qualche tempo fa assserì il maestro cileno di nascita ma di adozione Italiana Sebastian Matta. La critique est aisée, et l’art est difficile, proverbio risalente a più di quattrocento anni fa, «la critica è facile e l’arte è difficile», ma, «la vera arte non ha bisogno di proclami e si compie in silenzio». Questa lunga premessa origina al cospetto delle opere che Cinzia Di Puppo espone a Roma presso la Galleria dei Miracoli al Corso, una mostra di lunga gestazione, preparata da tempo nell’animo dell’artista, frutto di anni di lavoro che sono stati esigenza ed espressione di quell’inquietudine che appartiene alla sua psiche. La sua tematica, apparentemente semplice, si rinviene in quel suo cercare che lambisce la complessità, in tutte le facce che la natura mostra, oltreché nella semplicità di ogni piccola cosa.

LO SCENARIO EMERGENTE

La Di Puppo ha occhi speciali, capaci di vedere oltre le apparenze. Occhi chiari e profondi che percepiscono il mondo e che le permettono di concentrare la sua visione su ogni impercettibile segno. Lo scenario che ne emerge è sempre caldo, suggestivo e pregnante. Un racconto ricco, una narrazione piacevole, tutto tratto dallo scrigno dell’anima, intenso, cogente, che riesce a coinvolgere e a stimolare ogni intelletto. Sappiamo, come soleva affermare Leonardo da Vinci, che è il pittore che «conduce le opere sue con maggior fatica di mente… e che sono i pittori che dimandano lume ed ombra». Sono sempre i pittori che attraverso le loro opere ispirano i sogni e mettono le ali alla mente dell’essere umano, in fondo, ciascuno di noi è un artista poiché ciascuno di noi sogna.

PER DIRLA CON BORGES

Come sosteneva Borges, «ogni notte, quando ci ritiriamo dal mondo concreto, chiudendo gli occhi, dentro di noi si spalancano le porte di una vera e propria pinacoteca, dove ogni singola immagine, ogni singolo quadro, diviene parte integrante della nostra personalità». È un modo alternativo di vederci, di conoscerci e di riscoprire meglio noi stessi, certamente meglio e più a fondo. Ecco allora che l’artista ci mostra la vita, i momenti intensi e vivi. A narrarne le storie è una talentuosa pittrice, capace, completa, di formazione accademica tenace e robusta. Dalle sue mani e dal suo pathos, prende corpo il suo esistere al mondo, la passione per ogni cosa amata, per questo, la sua arte è una vera ode all’amore.

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