RUSSIA, repressione dell’opposizione. La morte in carcere di Alexey Navalny

Sotto accusa Vladimir Putin: il suo maggiore e temuto oppositore, fatto imprigionare dopo un tentativo di eliminazione fisica nel febbraio di tre anni fa, è deceduto dopo una passeggiata nel centro di detenzione siberiano dove era stato trasferito. Assolutamente poco chiare le circostanze e la causa della morte, sul Cremlino si concentrano le accuse, ma sulla vicenda il presidente per il momento mantiene un basso profilo

Dai primi resoconti fatti filtrare dall’amministrazione carceraria della Federazione Russa, Alexey Navalny, leader dell’opposizione al presidente Vladimir Putin, sarebbe deceduto a seguito di una passeggiata durante l’ora d’aria: «Navalni non si è sentito bene dopo una passeggiata, ha perso conoscenza quasi immediatamente ed è morto poco dopo», questa la versione ufficiale del regime, seppure le accuse per questo decesso gravino su Putin.

IL BASSO PROFILO MANTENUTO DA PUTIN SULLA VICENDA

Egli, finora non ha inteso commentare la vicenda, rimettendosi alle risultanze che dovranno pervenire dalle autorità penitenziarie russe. Navalny, critico più tenace e temuto dal Cremlino, era stato incarcerato nel febbraio 2021 sulla base di accuse ritenute pretestuose, frode e oltraggio alla corte, dopo un suo rientro in Russia dalla Germania a seguito di un tentativo di avvelenamento ai suoi danni.

LE REAZIONI NEL MONDO: DOLORE E INDIGNAZIONE

Immediate le reazioni all’estero alla morte del leader dell’opposizione russa. Tra i primi a intervenire è stato il presidente lettone Edgars Rinkēvičs, che ha accusato senza mezzi termini Vladimir Putin di aver assassinato Navalny. «Qualunque sia l’opinione su Alexey Navalny come politico – ha egli dichiarato -, è stato semplicemente assassinato brutalmente dal Cremlino. Questo è un dato di fatto ed è qualcosa che si dovrebbe conoscere riguardo alla vera natura dell’attuale regime russo. Le mie condoglianze alla famiglia e agli amici».

IL SOSPETTO CHE LO ABBIANO ASSASSINATO

Ken Roth, già direttore esecutivo di Human Rights Watch, ha definito il fatto «orribile», specificando che, pur non conoscendo nel particolare le circostanze, «è in ogni caso difficile credere che la morte di Navalni non sia il risultato dei maltrattamenti subiti durante il periodo di custodia in carcere e di isolamento, se non di un altro attacco deliberato come quello dell’FSB dopo l’avvelenamento da Novichok».

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