Usa e Cina sono ai ferri corti, la tensione sale dopo gli annunci di applicazione di ulteriori dazi da parte dell’amministrazione Trump. Mentre accade questo, l’Italia ha a che fare con i suoi bei problemi, infatti per domani sono attese le cosiddette «previsioni economiche di primavera», cioè i dati che la Commissione europea renderà noti per bocca del Commissario agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici, del quale sempre nella giornata di domani è prevista una conferenza stampa.
Si tratta di quello su cui la Commissione europea dovrà basarsi per prendere le sue decisioni in merito al bilancio dello Stato italiano.
Questo avverrà più avanti, agli inizi di giugno, dunque in una data successiva a quella delle prossime elezioni europee indette per questo stesso mese.
La crescita economica del Paese – stando almeno alle previsioni filtrate a Bruxelles grazie ad alcune «indiscrezioni» – sarà quindi inferiore alle previsioni ufficiali del Def (Documento di economia e finanza) presentato recentemente dal Governo presieduto da Giuseppe Conte, poiché per il 2019 ci si attende soltanto una “crescita” dello 0-0,2% del Pil (prodotto interno lordo), un tasso “asfittico” se non addirittura stagnante che va ad associarsi a un deficit pubblico di per sé oltre i limiti del famigerato patto di stabilità e crescita.
Sul deficit è poi noto che pende la pesante spada di Damocle delle clausole di salvaguardia, e qui tutti attendono il prossimo responso dell’Unione europea al riguardo, cioè se imporrà o meno l’aumento di Iva e accise, con gli intuibili effetti perniciosi sulla già fragile economia del Paese. In passato – anche per sottese ragioni politiche – non si è arrivati a questi grave passo, i governi in carica a Roma assunsero formalmente l’impegno di fronteggiare con altri strumenti il problema, senza tuttavia poi specificarne la natura nei loro Def.
Quest’anno il livello deficit strutturale richiesto dall’Ue agli stati membri comporterà un aggiustamento (al netto del ciclo economico) dello 0,6% del Pil. Bruxelles a giugno aprirà una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia?
Intanto cresce il debito pubblico, con il suo livello che si avvicina sempre più al 133% sul Pil, spread a 255 punti (stabile quindi), si mantengono cento punti sopra a quelli spagnoli (bonos).
Il presidente Jean-Claude Juncker è a fine mandato, dunque l’interrogativo verte sul se sanzionerà l’Italia per i conti non in ordine oppure no, facendo “melina” fino a novembre, in attesa che a Bruxelles si insedi la nuova Commissione a cui scaricare il problema.
Intanto vanno giù le borse asiatiche. Crollano quelle cinesi: Shangai meno 5,8% e Shenzhen meno 7,3%; male anche i mercati europei: Milano meno 2,2%, Parigi meno 2,1%, Francoforte meno 1,8% e Madrid meno 1,6%. Questo avviene sotto il peso della minaccia di Trump di nuovi dazi (200 miliardi di dollari sui prodotti di importazione cinesi), ma anche a causa dalle perdite dei comparti auto e componentistica hi tech. Perdono soprattutto (ma non solo) i titoli legati al commercio con gli Usa. Nel tardo pomeriggio, comunque, è stata registrata una lieve ripresa delle piazze europee e americane.
È guerra dei nervi tra Washington e Pechino, con Trump che twitta e invia le navi da guerra nel Mare Cinese Meridionale. Da venerdì saliranno dal 10 al 25% i dazi Usa sul made in China. Le trattative sino-americane, procedute a rilento, hanno subito dunque un arresto.