Ad avviso di non pochi avveduti analisti e operatori del settore la situazione attuale non dovrebbe trarre in inganno, poiché quasta strana calma piatta sui mercati energetici, che fa da contraltare all’escalation della tensione in vari punti caldi del Pianeta, in realtà preluderebbe a una fase di sensibili rialzi dei prezzi delle materie prime energetiche, in particolare del gas naturale. Siamo dunque alla vigilia di un nuovo balzo in alto del prezzo al metro cubo? Se sì, le cause di esso vanno attribuite esclusivamente alle crisi in essere e a quelle minacciosamente potenziali, oppure, come spesso accade, molto c’entra anche la speculazione sui mercati? A questi interrogativi, insidertrend.it ha tentato di fornire delle risposte interpellando due esperti, un economista e un esponente del mondo imprenditoriale dell’Oil&Gas, il professor Mario Baldassarri (presidente del Centro studi economia reale e dell’Istituto Adriano Olivetti).
OPPOSTI FATTORI MACROECONOMICI SI ELIDONO
Al momento fattori macroeconomici di segno opposto si elidono, questa è la narrativa ufficiale, conseguentemente le quotazioni sui mercati delle materie prime energetiche subiscono un appiattimento in attesa che il quadro generale divenga più chiaro e ponga nelle condizioni di comprendere in quale direzione si sta andando. Insomma, se il prezzo del petrolio si mantiene tutto sommato stabile mentre quello del gas naturale risulta addirittura abbattuto, lo si deve a una serie di eventi concomitanti (una congiuntura, si direbbe) che rendono la situazione non preoccupante. Ma quali sono questi eventi concomitanti? E, inoltre: quanto potrà perdurare nel tempo tale congiuntura?
SITUATION INNOCUOUS?
Situation innocuous: a essa contribuiscono la scarsa domanda di prodotto espressa al momento in Europa, una certa costanza dei flussi di esportazione russi di gas in violazione dell’embargo (al riguardo va riegistrata una impennata di esportazioni di greggio e raffinati nello scorso mese di dicembre), l’inverno mite, gli approvvigionamenti da fornitori africani, la disponibilità di gas naturale liquefatto e le scorte degli stoccaggi che per il momento garantiscono livelli di sicurezza nei confronti di eventuali blocchi o riduzioni delle forniture. Riguardo alla durata di questa relativa tranquillità sui mercati qualcuno però dubita, rilevando come, certamente, l’escalation della tensione nelle diverse aree di crisi, attuali e potenziali, complichi la situazione, ma evidenziando altresì come le cause del prossimo atteso moto rialzista vadano rinvenute nel complesso delle speculazioni degli operatori sui mercati.
GUERRE E SPECULAZIONI
Non sarebbero dunque i pubblicizzati tagli della produzione da parte dei paesi produttori membri dell’Opec a turbare la quiete, sempre meno incidenti sulla formazione dei prezzi di mercato, quanto l’azione speculativa posta in essere attraverso contratti a breve, generalmente a un mese per il gas naturale e a tre per il petrolio. E per quanto concerne il gas naturale ecco tornare l’imputato numero uno: il famigerato TTF di Amsterdam. L’attuale quotazione del gas naturale, oggi molto bassa, verrebbe volutamente mantenuta depressa a fini speculativi, poiché, se oggi si può acquistare il gas a 25 dollari in assenza di forte domanda sui mercati, nel prossimo futuro l’accentuazione delle complicazioni di natura geopolitica potrebbero far schizzare in alto i prezzi, con tutti i comprensibili effetti (e vantaggi) sul piano speculativo per chi ha acquistato.
Di tutto questo, come della dimensione dell’operazione di cessione del 4% della quota del pacchetto azionario di Eni e delle possibile ragioni alla sua base ne hanno discusso a insidertrend.it l’economista Mario Baldassarri e il presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia (A609)