DONNA, aspetto fisico e immagine. In Campidoglio un convegno sul rapporto tra il femminile e il corpo

Per Flavia De Gregorio, capogruppo all’Assemblea capitolina di Azione, «è giunto il momento di superare i dettami di televisione, social media e pubblicità, e mettere da parte l’idea di un corpo perfetto e immutabile per approdare a visioni meno artificiali e più autentiche»

Roma, 15 gennaio 2024 – Da tempo ormai la bellezza femminile è diventata un valore sociale, un’ambizione costante e un compito da ottemperare. A ricordarcelo una recente indagine condotta dall’Eurispes dalla quale emerge chiaramente che nel nostro paese quattro donne su dieci hanno un rapporto negativo con il proprio corpo, mentre sette su dieci ritengono che sia importante sentirsi bella e cercano in ogni modo di curare il proprio aspetto fisico.

SUPERARE LE COSTRIZIONI DELL’IMMAGINE

Di questo e di molto altro si è parlato nel corso del convegno “Corpi di donne. Il rapporto tra il femminile e il corpo”, evento organizzato dal Gruppo consiliare capitolino di Azione che ha avuto luogo nel pomeriggio di oggi presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio. Ad aprire i lavori, che sono stati moderati dal consigliere della Lista Civica Calenda Sindaco nel XIII municipio Claudia Finelli, è stato il capogruppo di Azione, Flavia De Gregorio; all’incontro hanno preso inoltre parte Silvia Mattioli (regista, autrice e artista visiva), Pierluigi Cordellieri (psicologo, psicoterapeuta e ricercatore), Laura Valentini (giornalista), Dixie Ramone (artista e performer body art) e Massimiliano Graziani (giornalista e conduttore televisivo).

CORPI DI DONNE

Allo scopo di introdurre adeguatamente i tre momenti nei quali si è articolato il dibattito gli organizzatori hanno fatto ricorso a diversi filmati, tra i quali il cortometraggio realizzato da Silvia Mattioli intitolato “Corpo di Donne”. Da madre Teresa di Calcutta a Lady Diana, da Marylin Monroe ad Aung San Suu Kyi, sono state infatti tantissime le donne capaci di far sentire la propria voce e accendere un faro sulla condizione femminile. Anche loro, come molte altre, si sono rese protagoniste di battaglie per la conquista dell’emancipazione delle donne oltre che a vantaggio di una trasformazione culturale capace di rendere la società paritaria e dunque più democratica.

LA PERCEZIONE CHE HA DI SÉ STESSA

«Soprattutto negli ultimi tempi l’immaginario collettivo ha modificato e plasmato la percezione che la donna ha di sé stessa finendo, in molti casi, per imprigionarla in gabbie mentali e meccanismi malati dai quali è poi difficile fuggire. Sta a noi continuare a impegnarci in modo da contrastarli con ogni mezzo», ha esordito Flavia De Gregorio. L’ansia sociale può evidentemente finire per mettere le donne sotto pressione e incoraggiare confronti errati, come quelli con i modelli artificiosamente costruiti dalla pubblicità, dalla televisione o dai social media, che generano insoddisfazioni, disagio e frustrazioni. Basta poco, purtroppo, per costringerle a sentirsi inadeguate rispetto a punti di riferimento artificiali o proposti da imposizioni commerciali ancora più presenti ed evidenti oggi rispetto al passato. Lo sguardo sul corpo femminile, del resto, è cambiato profondamente in questi ultimi anni: nella società moderna, infatti, il corpo delle donne è costantemente sotto i riflettori.

COSTANTEMENTE SOTTO I RIFLETTORI

Dall’ossessione per un fisico tonico, passando per la giovinezza a tutti i costi, fino al fenomeno del body shaming, il corpo femminile continua a essere oggetto di disputa sui social media e sui principali mezzi di comunicazione. A evidenziarlo, oltre ai video proiettati, sono le testimonianze delle relatrici, chiamate a confessare il rapporto con il proprio corpo esprimendo anche soddisfazioni e insoddisfazioni. «C’è stata anche un’evoluzione della violenza dello sguardo, che inizia virtualmente attraverso i social media e poi si abbatte in maniera diretta e concreta sul corpo reale – ha aggiunto il capogruppo capitolino di Azione, Flavia De Gregorio -, personalmente trovo che questa sia estremamente pericolosa e deleteria, perché non lascia scampo e mette alla berlina chi la subisce spingendolo in un vortice virale da cui non è facile uscire. Tuttavia, proprio i social potrebbero costituire il modo migliore per allontanarsi da questa situazione, grazie alla loro capacità di propagazione soprattutto tra le generazioni più giovani. Amplificando i messaggi giusti si potrebbe infatti avviare un circolo positivo e mutare così, una volta per tutte, la tendenza».

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