EGITTO, materie prime energetiche. Energia e gas: le attenzioni italiane rivolte ad al-Sisi

Il Paese arabo nei prossimi anni dovrà affrontare non poche sfide, sia sul piano internazionale che al suo interno. Esso è di fatto circondato da paesi in guerra: la Libia a ovest, il Sudan a sud e la striscia di Gaza e Israele a est, circostanza che non mancherà di influenzare le politiche dell’ex generale rieletto alla presidenza. Sul piano interno le sfide concernono l’elevato tasso di inflazione, la condizione economica che risente degli effetti del Covid e della guerra in Ucraina, nonché il contrasto del terrorismo. Si tratta di partite importanti che il Cairo auspica di affrontare sfruttando a pieno le proprie potenzialità. E qui entra in gioco anche l’Italia, poiché i giacimenti di gas a largo delle coste egiziane sono stati scoperti dall’Eni, conseguentemente Roma si trova a svolgere un ruolo di primo piano. Di seguito, il quadro della situazione illustrato dalla giornalista egiziana Marwa Mohammed poco prima dell’apertura dei seggi

a cura di Marwa Mohammed, giornalista e italianista del quotidiano egiziano “Shorouk News”, pubblicato su “True.” il 10 dicembre 2023 da Mauro Indelicato, https://www.true-news.it/politics/energia-e-gas-litalia-guarda-con-attenzione-ad-al-sisiSi vota in Egitto, tuttavia si ritiene che la riconferma di al-Sisi sia fuori discussione, ma in ogni caso dall’Italia si osservano con interesse i possibili scenari post-voto.

LA RIELEZIONE DELL’EX GENERALE

Al Sisi viaggia verso la rielezione in Egitto nel voto che si terrà il 10, l’11 e il 12 dicembre prossimi. L’Italia guarda comunque con un certo interesse: subito dopo il voto, Roma potrebbe intensificare il proprio legame con il Cairo. A confermarlo ai microfoni di “TrueNews” è anche la giornalista egiziana Marwa Mohammed. Anche se passate in sordina per via di quanto accaduto nella vicina Gaza, in Egitto ci si sta preparando a importanti elezioni presidenziali. Per la verità i risultati alla vigilia appaiono piuttosto scontati a favore dell’uscente al-Sisi. L’ex generale, così come accaduto nel 2018, dovrebbe ottenere un nuovo mandato di sei anni senza eccessivi problemi. Questo, però, non cancella il fatto che in Egitto, a prescindere dalla percentuale con cui l’attuale capo di Stato verrà rieletto, dalla prossima settimana si aprirà una nuova importante fase.

UNA NUOVA FASE POLITICA

Il Paese, infatti, nei prossimi sei anni dovrà affrontare non poche sfide sia esterne che interne. A livello internazionale l’Egitto è di fatto circondato da paesi in guerra: la Libia a ovest, il Sudan a sud e la striscia di Gaza e Israele a est. Una circostanza che non mancherà di influenzare le politiche di al-Sisi. Sul piano interno le sfide concernono l’elevato tasso di inflazione, una condizione economica che risente degli effetti del Covid e della guerra in Ucraina nonché la lotta al terrorismo. Partite importanti che al-Sisi spera di affrontare sfruttando a pieno le potenzialità del Paese. E qui entra in gioco l’Italia: i giacimenti di gas a largo delle coste egiziane sono stati scoperti dall’Eni, dunque Roma può svolgere un ruolo di primo piano. Dal 2011 in poi la storia dell’Egitto ha subito importanti mutamenti. In quell’anno è stato infatti rovesciato il governo di Hosni Mubarack; l’anno seguente le prime elezioni successive alla cosiddetta «primavera araba» hanno incoronato Mohammed Morsi, leader dei Fratelli musulmani, nel 2013, però, una nuova protesta di piazza ha favorito l’intervento dell’allora generale Abdel Fattah al-Sisi.

IMPORTANTI MUTAMENTI

Quest’ultimo è quindi divenuto l’attore principale della politica egiziana, dismettendo l’uniforme per candidarsi alla Presidenza della Repubblica l’anno successivo. Egli recente ha fatto modificare la costituzione allo scopo di estendere temporalemnte il mandato presidenziale, passato da quattro a sei anni. A seguito della sua riconferma, avvenuta nel 2018, ora preme per un nuovo incarico. La sua prima mossa in questa direzione è stata l’anticipo di quattro mesi della data del voto; il suo secondo mandato scadeva infatti nell’aprile del 2024, ma a settembre ha annunciato l’apertura delle urne il 10 dicembre. Intervistato dall’emittente televisiva satellitare del Qatar “Al Jazeera”, il ricercatore Mostafa al-Asar, del Tahrir Institute for Middle East Policy, ritiene che le ragioni del ricorso al voto anticipato sia da attribuire alle sfide che l’Egitto dovrà affrontare il prossimo anno, sia in ambito economico che in politica estera. Ad avviso dell studioso, al-Sisi vorrebbe arrivare al 2024 con un consolidato sostegno popolare.

L’ATTIVISMO DI AL-SISI IN CAMPAGNA ELETTORALE

«Da quando lo scorso 8 novembre è iniziata la campagna elettorale – ha spiegato su “TrueNews” la giornalista Marwa Mohammed –, al-Sisi ha preferito portare avanti la sua campagna elettorale non sui mezzi di comunicazione tradizionali, bensì sui social network, rivolgendosi così in misura maggiore ai giovani, cioè quella fascia della popolazione che potrebbe manifestare maggiore insofferenza nei prossimi mesi, quando il Paese si troverà ad affrontare periodi di maggiore turbolenza economica. Secondo i dati diffusi dal suo comitato elettorale, al-Sisi sembrerebbe comunque essersi speso molto durante il mese di campagna elettorale, «nel corso della terza conferenza stampa del comitato pro al-Sisi – sottolinea sempre Marwa Mohammed – è stato rivelato che il presidente ha tenuto complessivamente 110 incontri, ha presenziato a 18 eventi, partecipando a 40 videoconferenze con cittadini egiziani all’estero in sessanta paesi».

DIRITTI UMANI E DEMOCRAZIA IN EGITTO

Un impegno che denota quanto il presidente uscente tenga al voto: non tanto per l’esito finale, visto che la sua rielezione viene ritenuta certa e visto che nessun candidato ha la forza di ostacolare la sua corsa, quanto per il livello di affluenza degli elettori. In sostanza: al-Sisi vuole vincere sulla base di un ampio consenso popolare. Al netto delle polemiche degli ultimi anni sul rispetto dei diritti umani e sulla qualità della democrazia egiziana, l’occidente tifa per al-Sisi. O per meglio dire, vede nell’uscente e rientrante presidente una garanzia per la stabilità del Paese. Un ragionamento che vale anche per l’Italia. Eppure tra Roma e IlCairo negli ultimi anni hanno pesato enormemente due gravi vicende: quella relativa alla morte di Giulio Regeni e quella riguardante l’incarcerazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna accusato per un articolo pubblicato alcuni anni fa.

PROSPETTIVE DELL’ASSE TRA IL CAIRO E ROMA

La sua vicenda si è risolta con la grazia concessa al ragazzo dallo stesso al-Sisi. Il caso Regeni è invece oggetto di discussione, anche se nei giorni scorsi è stato disposto il rinvio a giudizio per quattro membri dell’intelligence egiziana accusati dell’efferato omicidio e questo non avrebbe scalfito i rapporti con il Cairo. Nonostante i due casi in discussione, l’asse tra Italia ed Egitto appare infatti complessivamente molto solido. Dall’energia, con le attività dell’Eni nel giacimento di Zohr, passando per gli accordi sulla vendita di armi italiane all’Egitto, fino ai rapporti in ambito di sicurezza, le due parti hanno mostrato una reciproca volontà di collaborazione. «In caso di vittoria di al-Sisi – prosegue Marwa Mohammed – mi aspetto lo sviluppo delle relazioni italo-egiziane e il rafforzamento del partenariato tra i due paesi in tutti i campi, soprattutto alla luce di un contesto internazionale e regionale difficile e delicato che richiede un lavoro intenso e un coordinamento, con il peggioramento della situazione a Gaza, così come in Libia e Sudan».

RAFFORZAMENTO DEL PARTENARIATO CON L’ITALIA

«L’Egitto ovviamente cercherà di aumentare il volume della cooperazione – prosegue la giornalista del Cairo –, soprattutto in settori di natura di sviluppo quali l’energia, la transizione verde e gli scambi commerciali, oltre alle questioni politiche, in particolare l’immigrazione illegale e la questione libica». Ed è proprio sulla Libia, sempre secondo Marwa Mohammed, che Roma e il Cairo dovranno intensificare la propria collaborazione: «Credo che sia necessario intensificare il dialogo tra Egitto ed Italia sulla Libia affinché ci sia un esercito unico e istituzioni unificate in grado di controllare i flussi migratori». Complessivamente, includendo lo stesso al-Sisi, saranno quattro a contendersi la presidenza in Egitto. Gli sfidanti del presidente sono quindi tre.

GLI SFIDANTI DI AL-SISI

Si tratta, in particolare, di Abdel-Sanad Yamama, di Farid Zahran e di Hazem Omar. Il primo è leader del Wafd, il più antico partito popolare egiziano, il secondo invece è a capo del Partito socialdemocratico, mentre il terzo è principale esponente del Partito repubblicano popolare. Nessuno sembra in grado di insidiare la corsa dell’ex generale, anche perché, ad avviso di non pochi analisti politici, il volto più popolare dell’opposizione è Ahmed al-Tantawy. Ma quest’ultimo non è tuttavia riuscito a presentare la propria candidatura a causa della mancanza dei requisiti previsti. Egli ha quindi lanciato delle accuse contro al-Sisi, sostenendo di aver avuto la strada sbarrata dal governo in carica, seppure il ministero dell’Interno del Cairo abbia però smentito ogni ingerenza nel processo elettorale.

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