a cura di Andrea Gagliarducci, vaticanista dell’agenzia giornalistica ACI Stampa; 15 novembre 2023 – Si legge nel testo pubblicato sul sito web del Dicastero, che il vescovo Cortes, «dopo aver spiegato con preoccupazione la situazione causata nella sua diocesi dalla continua ascesa nel numero dei fedeli iscritti alla Massoneria, chiedeva suggerimenti in merito come rispondere adeguatamente a questa realtà dal punto di vista pastorale, tenendo conto anche le implicazioni dottrinali legate a questo fenomeno».
LE PREOCCUPAZIONI DEL VESCOVO CORTES
Nella nota redatta per il Papa si poneva in luce come l’appartenenza alla Massoneria sia «molto significativa nelle Filippine», essa non implica solo coloro che sono formalmente iscritti a logge massoniche, bensì, più in generale, «un grande numero di simpatizzanti e di associati, gente personalmente convinta che non esista una incompatibilità tra l’appartenenza alla Chiesa cattolica e quella alla massoneria». Si è deciso dunque che il Dicastero intervenisse, coinvolgendo la Conferenza episcopale filippina allo scopo di elaborare una strategia coordinata tra i vescovi. «Sul piano dottrinale – si legge nella nota – va ricordato che l’adesione attiva alla massoneria da parte di un fedele è vietata a causa dell’inconciliabilità tra dottrina cattolica e massoneria», come stabilito sia nel 1983 con la Dichiarazione sulla massoneria della Congregazione della Dottrina della Fede, che dalle linee guida pubblicate dagli stessi vescovi filippini venti anni dopo.
INCOMPATIBILITÀ CON LA FEDE CATTOLICA
Pertanto, il Dicastero stabilisce che «coloro che si sono formalmente e consapevolmente iscritti a logge massoniche e hanno abbracciato i principi della massoneria rientrano nelle disposizioni della suddetta Dichiarazione. Queste misure si applicano anche agli eventuali chierici iscritti alla Massoneria». Il Dicastero propone quindi ai vescovi filippini di «condurre catechesi accessibili al popolo e in tutte le parrocchie sulle motivazioni l’inconciliabilità tra fede cattolica e massoneria», valutando altresì «i casi di eventuali pronunciamenti pubblici in merito». Ci sono oltre seicento documenti dei papi che condannano in maniera diretta e indiretta la massoneria, mentre il magistero pontificio esplicitamente dedicato al fenomeno massonico è rappresentato da una raccolta di documenti che va dalla enciclica di Clemente XII In Eminenti Apostolatus Specula, risalente al 28 aprile 1738, fino alla Annum Ingressi di Leone XIII del 1902, passando per la Humanum Genus del medesimo papa, che è una vera e propria pietra miliare nella lotta alla massoneria.
CONTRASTO DEL CLERO ALLA MASSONERIA: LE ENCICLICHE
Un’era ricchissima, necessaria per comprendere come i papi guardassero al fenomeno massonico, ufficialmente fondato nel 1717 dal pastore Anderson in Inghilterra. Dal 1903 non risultano encicliche dei papi formalmente dedicate alla condanna della massoneria, seppure il canone 2335 del Codice di Diritto canonico del 1917 statuisca che «coloro i quali si iscrivono alla massoneria o ad altre associazioni dello stesso genere, che macchinano contro la Chiesa, incorrono ipso facto nella scomunica riservata alla Sede Apostolica». Il Codice di Diritto canonico del 1983, invece, non menziona esplicitamente la massoneria, tuttavia, il 26 novembre di quello stesso anno la Congregazione per la Dottrina della Fede, al cui vertice vi era allora il cardinale Joseph Ratzinger, notava in una dichiarazione citata anche da quest’ultimo documento del Dicastero, che «è stato chiesto se sia mutato il giudizio del Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore», poiché questo era dovuto «a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie».
LA «MACCHINAZIONE» CONTRO LA CHIESA
«Rimane pertanto immutato – scriveva allora la Congregazione – il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione». Infine, la Congregazione stabiliva che «non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa Santa Congregazione del 17 febbraio 1981». (Cf. AAS 73, 1981, p. 240-241)