Roma, 15 novembre 2023 – Uomini e donne comunicano e negoziano in maniera e con risultati spesso differenti. Studi recenti, condotti principalmente su impulso dell’Onu, nel quadro della risoluzione n.1325 del 2000 Donne, pace e sicurezza, hanno evidenziato come l’inclusione delle donne nel processo negoziale, oltre a comportare probabilità più elevate di giungere a un accordo, si rifletta anche sulla sostenibilità e sulla durata delle intese raggiunte. Tuttavia, la strada da fare per lavorare congiuntamente in quest’ambito è ancora lunga.
NEGOZIAZIONE E DIFFERENZE DI GENERE
Di differenze di genere nella negoziazione si parlerà nel corso dell’incontro organizzato da Azione dal titolo The art of negotiation. Strategies for women to narrow the gender gap in negotiation, che ha avuto luogo nel pomeriggio di oggi nella Sala Calcagni in Campidoglio, evento al quale sono intervenuti Elena Palloni (ricercatrice in Filosofia politica e relazioni internazionali), Roberto Pirozzi (avvocato specializzato in negoziazione), Luisa Sacco (funzionario del Ministero delle Imprese e del made in Italy), Catherine Tondelli (vicepresidente di PWA), Gerlie Saura (presidente di PWA), Flavia De Gregorio e Francesco Carpano (rispettivamente capogruppo e consigliere all’Assemblea capitolina di Azione).
STEREOTIPI E PREGIUDIZI
Riuscire a utilizzare nel modo giusto la negoziazione consente di ottenere quello che si desidera. Mentre, però, gli uomini sembrano meno restii a metterla in campo, al contrario le donne sono spesso bloccate o comunque limitate nel farlo da un’infinità di stereotipi e da pregiudizi inconsapevoli dovuti, ad esempio, anche alla cultura di appartenenza, che stabilisce quello che è corretto e giusto nel comportamento maschile e quello che lo è nel comportamento femminile, finendo con l’incidere pesantemente nella percezione che ciascuno ha di sé. Gli uomini (di genere maschile) sono maggiormente propensi a negoziare perché la società stessa insegna loro a essere competitivi, così come spinge le donne a evitare i conflitti e mettere i bisogni degli altri davanti ai propri.
PROPENSIONE A EVITARE LA CONFLITTUALITÀ
È più facile, quindi, che un uomo decida di aprire una trattativa sul salario inizialmente offertogli o su una posizione lavorativa che intende ricoprire, ma anche che veda concretizzarsi i propri sforzi in un tempo molto più ridotto rispetto a quello di una coetanea con pari grado di istruzione. Allo stesso modo è quasi scontato per una donna trattare per la propria azienda, ad esempio, o per qualcuno al quale tenga. «Purtroppo, le donne continuano a subire pregiudizi che ne limitano la vita lavorativa e le obbligano a rassegnarsi a un divario contributivo ingiustificabile», hanno commentato Flavia De Gregorio e Francesco Carpano, ricordando che nel mondo del lavoro le differenze di genere diventano un aspetto sempre più importante da tenere in considerazione anche nella gestione delle relazioni e delle crisi.
NASCONDERE IL PROBLEMA NON SERVE
«Nascondere il problema non serve, al contrario l’unico modo è affrontarlo e contrastarlo. Dopo che le Nazioni Unite hanno indicato la gender equality come uno dei diciassette obiettivi per il 2030 e l’Unione europea ha promosso una nuova strategia europea per la parità di genere 2020-2025, l’Italia sta lavorando per raggiungere un posizionamento migliore rispetto alla media europea entro il 2026 e rientrare tra i primi dieci Paesi europei in dieci anni. Le misure per raggiungere la parità di genere ci sono, ora non resta che adottarle», hanno infine concluso i consiglieri all’Assemblea capitolina di Azione, Flavia De Gregorio e Francesco Carpano.