LAVORO, retribuzioni e politica. Salario minimo: il Cnel boccia la proposta di emendamento

Per quanto concerne invece il documento finale sul lavoro povero e il salario minimo, esso è stato approvato con 39 voti a favore e 15 contrari. Si tratta di una morte annunciata di un provvedimento che avrebbe regolato quei settori nei quali i lavoratori risultano più fragili, oltre a quelli che vedono parte attiva giovani, donne e immigrati

Bocciata dal Cnel la proposta dei cinque esperti, tra quelli nominati dal presidente della Repubblica, i cosiddetti «saggi», relativa al salario minimo, essa prevedeva una sperimentazione da affiancare alla contrattazione. L’assemblea del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha quindi respinto la proposta sulla sperimentazione della tariffa retributiva minima da affiancare alla contrattazione salariale.

UNA MORTE ANNUNCIATA

Per quanto concerne invece il documento finale sul lavoro povero e il salario minimo, esso è stato approvato con 39 voti a favore e 15 contrari. Si tratta della morte annunciata di un provvedimento che avrebbe regolato quei settori nei quali i lavoratori risultano più fragili, oltre a quelli che vedono parte attiva giovani, donne e immigrati. Contrari al documento finale sul «lavoro povero» e il «salario minimo» (elaborato dal giuslavorista Michele Tiraboschi, che stabilisce che «una retribuzione minima per legge in Italia non serve») i sindacati Cgil, Uil e Usb, oltre a Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Ivana Pais, Alessandro Rosina e Valeria Termini (firmatari dell’emendamento respinto), mentre otto consiglieri, tra i quali il presidente di Legacoop Simone Gamberini non hanno partecipato al voto.

ORA SE NE DOVRÀ OCCUPARE IL PARLAMENTO

Approvato un emendamento del consigliere Carlo Altomonte (docente di Economia dell’integrazione europea alla Bocconi) che prevede il monitoraggio delle condizioni di figure professionali e categorie particolarmente deboli, nonché dei gruppi di lavoratori marginali. Le proposte verranno presentate al Governo in vista della seduta parlamentare del  prossimo 17 ottobre, quando alla Camera dei Deputati tornerà la proposta di legge unitaria delle opposizioni (esclusa Italia viva) che fissa un tetto di 9 euro lordi l’ora al di sotto dei quali neppure i contratti nazionali potranno scendere.

CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

Il Cnel, attualmente presieduto da Renato Brunetta, propone un piano di azione nazionale a sostegno del sistema di contrattazione collettiva che imponga ai giudici, qualora ne valutino la rispondenza all’articolo 36 della Costituzione, di riferirsi non soltanto al minimo tabellare, bensì al trattamento economico complessivo ordinario e normale (più elevato) spettante in applicazione dei contratti collettivi di maggiore diffusione e al massimo una tariffa minima, non fissata a termini di legge, per lavoratori temporanei, parasubordinati, fittiziamente autonomi, occasionali, stagisti, discontinui, a tempo parziale involontario e attivi in aree di lavoro povero.

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