Hamas ha scritto un nuovo sanguinoso capitolo del confronto armato contro Israele ed è la fonte primaria dei filmati diffusi in rete. In essi si documentano le atrocità commesse nel corso dell’azione terroristica condotta nel territorio israeliano. Una scelta che stupisce. Normalmente, infatti, chi commette atrocità tende a censurarle. Di questa “narrazione” vanno chiarite alcune cose. La strategia comunicativa di Hamas non cerca consensi in Occidente o laddove sa di non averne, intende rinsaldare e aumentare quelli delle opinioni pubbliche del Medioriente. Porsi come unico referente credibile della causa palestinese sempre popolare nel mondo arabo. L’azione terroristica è già di per sé un modo efferato di comunicare, filmarla documenta la superiorità conseguita da Hamas sul “nemico” ebreo.
IL TERRORISMO DIFFUSO COME AZIONE DI GUERRA
In Occidente il terrorismo non è considerato una strategia di guerra, ma il documento filmato contribuisce a renderlo normale, a farne una componente della nostra quotidianità. In più quelle immagini acquistano ha un valore psicologico perché tendono a incrinare le nostre certezze. Obbligandoci a guardare in faccia l’orrore. La stessa cosa accade con gli ostaggi, che oltre a diventare scudi umani per possibili rappresaglie, prolungano l’effetto orrore in tutti coloro che si oppongono ai terroristi. C’è poi una minoranza di persone che guarda quelle immagini, ma non vede: sono coloro che legittimano il terrorismo. Si tratta di una categoria di persone che non valuta la ragione delle parti, ma lo squilibrio delle forze in campo e ritiene che il terrorismo diffuso sia l’unica risposta possibile a chi detiene la superiorità economica, tecnologica e militare e con questi atout ha imposto la propria egemonia. La lotta di classe applicata alle entità statuali.
LA RICERCA DELL’EFFETTO KURZ DI “APOCALYPSE NOW”
Questa comunicazione visiva consente ad Hamas di ottenere l’effetto Kurz, il colonnello deviato di Apocalypse Now, che parlava così: “Non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di far questo… Però non ha il diritto di giudicarmi”. L’invito di Kurz a farsi amici l’orrore e il terrore morale, sono il passaggio che consente di giustificare le efferatezze commesse in nome di una presunta giustizia. Di qui il proliferare dei “se” e dei “ma” e dei distinguo che mettono le parti sullo stesso piano, riducendo la questione palestinese ad una semplice faida.
I VIDEO DI HAMAS INVITANO A FARCI AMICO L’ORRORE
Mettendo sullo stesso piano le parti in lotta ci immergiamo totalmente nell’idea dello ieratico Kurz impersonato da Marlon Brando nel suo monologo cinematografico. Una idea da rifiutare, perché poter giudicare un’azione terroristica anche dalla sua efferatezza a volte non è un diritto, ma un dovere. Questo si morale. Se l’obiettivo della narrazione di Hamas è cercare l’effetto Kurz e ci sono fondati motivi che lo sia. Allora la risposta del mondo occidentale non può che essere una. Anche in una sporca guerra come quella israelo-palestinese, l’Occidente ha il dovere di poter giudicare e di chiamare terroristi quelli che sono terroristi.