MEDIO ORIENTE, Cisgiordania. Il caso di Khaled Al Qaisi, cittadino italo-palestinese arrestato in Israele

Oggi le autorità giudiziarie dello Stato ebraico potrebbero decidere di trasformare lo stato di fermo preventivo nel quale attualmente versa il cittadino italiano di origini palestinesi in arresto amministrativo, condizione che ne prolungherebbe la permanenza in carcere, un istituto normativo vigente nello Stato ebraico che consente proroghe semestrali della detenzione. La famiglia ha stabilito un contatto diretto con il Consolato italiano a Tel Aviv mediante il quale la famiglia di El Qaisi è in grado di ricevere aggiornamenti sulla situazione del proprio congiunto

Al riguardo va ricordato che il Console d’Italia ha potuto incontrare in carcere il giovane, rassicurando in seguito riguardo alle sue condizioni i suoi parenti. Ad avviso della moglie, Francesca Antinucci, «questo genere di trattamento gli viene riservato (al Khaled El Qaisi, n.d.r.) perché è palestinese e, a questo punto, non so quanto possa contare il fatto che sia anche cittadino italiano».

INVITO ALLA PRUDENZA DALLA CONSORTE: SITUAZIONE DELICATA

La signora Antinucci tiene a sottolineare che il marito non abbia acquisito la cittadinanza italiana perché ha sposato una donna italiana ovvero in ragione della sua prolungata residenza in territorio italiano, bensì in quanto figlio di madre italiana e padre palestinese. «Siamo stati travolti dalla solidarietà – ha ella aggiunto -, poi, piano piano si è sentito parlare di iniziative spontanee. In tal senso, vista la delicatezza della situazione, come famiglia ci siamo sentiti anche di invitare a un po’ di prudenza e cercare di coordinare il più possibile le forze, perché si parli il più possibile di quel che sta succedendo e che  lo si faccia con un certo criterio».

L’ARRESTO AL VALICO CONFINARIO DI ALLENBY

Khaled Al Qaisi era stato tratto in arresto dagli agenti della Guardia di frontiera israeliana di presidio presso il valico di Allenby, transito di confine tra la Cisgiordania e il Regno di Giordania, Paese, quest’ultimo, dove il giovane era diretto assieme alla moglie e al figlio di quattro anni, dopo essersi precedentemente recato a Betlemme assieme alla sua famiglia. Dopo l’arresto, la moglie ha riferito alla stampa che il personale della sicurezza israeliana dopo aver controllato ripetutamente e accuratamente i loro bagagli a mano e gli effetti personali recati al seguito, gli hanno rivolto domande riguardo ad aspetti relativi alla loro vita privata e lavorativa, in particolare sull’orientamento politico dell’uomo.

SI TEME PER LA DETENZIONE AMMINISTRATIVA

«Dopo una lunga attesa Khaled è stato ammanettato sotto i nostri sguardi increduli, oltreché di tutti i presenti che erano in attesa di poter riprendere il viaggio. Alle richieste di chiarimenti e delucidazioni (alle guardie di frontiera israeliane, n.d.r.) non è seguita alcuna risposta, al contrario, siamo stati allontanati in territorio giordano senza telefono né contanti». Il 7 settembre scorso ha avuto luogo un’udienza davanti ai giudici del tribunale di Rishon Lezion, che hanno deciso di confermare la custodia cautelare di El Qaisi fino al 14 settembre, cioè oggi. Permangono coperti da segreto i capi di accusa a carico del giovane italo-palestinese, con loro anche i possibili titoli di reato ascrittigli. La famiglia ne richiede l’immediato rilascio, mentre la società civile si è attivata al fine di esercitare pressioni sullo Stato di Israele e sul Ministero degli Affari esteri italiano, attraverso petizioni, lettere aperte e campagne di solidarietà sui social.

LA SOLIDARIETÀ

Nel quadro delle mobilitazioni per chiedere la liberazione di El Qaisi rientra l’assemblea pubblica convocata da varie organizzazioni della sinistra per domani, venerdì 15 settembre alle ore 16:00 presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza. È previsto l’intervento della moglie, Francesca Antinucci, e in collegamento video della madre, la signora Lucia Marchetti, oltreché del legale di El Qaisi.

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