RADIO RADICALE. In piazza per salvare la gloriosa testata giornalistica, in difesa della libertà di stampa.

Si alternano al microfono membri del partito, simpatizzanti, amici. Tutti nomi illustri della politica, della cultura, del giornalismo

Questa mattina si è svolta a Roma in piazza della Madonna di Loreto (accanto all’Altare della Patria e a due passi dal Campidoglio), la manifestazione per la sopravvivenza di Radio Radicale contro il taglio dei fondi pubblici all’editoria che ha visto una nutrita partecipazione con una ventina di interventi, mentre bandiere garriscono al vento nel cielo grigio di questa Pasqua romana, e tra le tante bandiere in fondo ci sono anche quelle gialle e rosse dei Radicali Italiani.

Introduce il coordinatore Maurizio Turco, ma è soltanto una brevissima prolusione, infatti irradiata dai potenti amplificatori riecheggia ancora una volta la voce calda e roca di Massimo Bordin, recentemente scomparso. È il suo ultimo intervento al congresso straordinario del febbraio scorso, il suo appassionato e tenace tentativo di salvataggio di quella che per molti anni, è stata la sua ragione di vita: Radio Radicale. Poi la maratona oratoria, nella classica tradizione dei compagni di Marco Pannella. Si alternano al microfono membri del partito, simpatizzanti, amici. Tutti nomi illustri della politica, della cultura, del giornalismo.

Maratona, si è detto, infatti idealmente nella veste di protagonisti e allo stesso tempo moderatori Turco, Sergio D’Elia e Rita Bernardini idealmente si passano il testimone, introducendo i sostenitori della Radio che si alternano sui bianchi gradoni di travertino di Piazza Madonna di Loreto. Il primo rinviene le sue radici nel Partito comunista italiano, è Vincenzo Vita, che perora la causa della libertà di espressione messa in discussione dall’esecutivo in carica. E poi molti altri: Fabrizio Cicchitto, Paolo Vigevano (già editore di radio Radicale), Federico Mollicone, Filippo Sensi, Valter Vecellio, Giuseppe Basini. Seduta di lato sui medesimi gradoni, apparentemente in disparte, Emma Bonino, con il suo abituale pacol in capo a mo’ di turbante, l’anziana senatrice militante radicale sembra una “gruppettara” degli anni Settanta. Poco dopo Rita Bernardini la prende per mano e la conduce al microfono dove pronuncerà un breve discorso, poco più di quattro minuti, ma intenso. Indice della tenacia in questa difficile battaglia per la sopravvivenza di una voce che rischia di essere soffocata.

Manca poco tempo alla scadenza, non sappiamo se i «giochi» sono fatti, probabilmente in un impeto «ludico e virile» se il governo non recederà dai suoi propositi. Il sottosegretario Vito Crimi parrebbe confermare questo esito.  Ma non tutto è ancora perduto, poiché fortissimo è il sostegno della gente all’emittente a rischio chiusura.

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