Ogni anno in Italia ventimila persone rimangono mutilate e/o invalide a causa di incidenti sul lavoro, a questo dato statistico non sfuggono ovviamente le attività sportive, che contemplano sì, non infrequentemente, rapporti di lavoro a vario titolo anche all’interno di realtà associazionistiche, ma che altresì, di fatto, vedono incombere su di loro i rischi di incidenti occorsi ai praticanti stessi delle attività sportive.
I CAMBIAMENTI APPORTATI DALLA RIFORMA
Dal 1 luglio 2023, cioè dalla prossima mezzanotte, entrerà in vigore la riforma dello sport varata dall’esecutivo attualmente in carica, che andrà a incidere sensibilmente sull’impianto normativo che ha finora regolato il settore in tutti i suoi aspetti e le sue espressioni, dall’associazionismo di base, all’agonismo, fino a giungere ai club imprenditoriali. Questo produrrà anche effetti diretti sulle varie tipologie di rapporti di lavoro: collaborazioni occasionali, collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.), lavoro dipendente. I soggetti operanti nel settore dello sport, anche nelle forme dell’associazionismo, si troveranno inoltre a interfacciarsi necessariamente con l’Agenzia delle Entrate, l’Ispettorato del lavoro e le Aziende sanitarie locali.
RICOLLOCAZIONE IN UN UNIVERSO CHE FU PROTEIFORME
Le varie figure che negli anni passati si sono andate definendo all’interno di un universo, quello sportivo, che via via si modificava, dovranno quindi ricollocarsi nel quadro di una organizzazione del lavoro che sarà oggetto di ri-modellazione. Dal 1 luglio l’associazionismo sportivo sarà in qualche modo costretto a organizzarsi secondo i canoni di un’azienda e questo, giocoforza, comporterà per lui degli aggravi di natura economica, poiché, per restare al tema della sicurezza, quest’ultima comporterà dei costi aggiuntivi, non fosse altro in ragione della necessaria progettazione di un sistema organizzativo funzionale alla prevenzione di incidenti e malattie professionali.
IN ATTESA DEI DECRETI ATTUATIVI DEL GOVERNO
Si pensi soltanto al documento di valutazione dei rischi, che costituisce l’architrave fondamentale nella sicurezza aziendale, concernendo il luogo di lavoro, le attività che in azienda vengono poste in essere e gli strumenti utilizzati dai lavoratori nell’espletamento delle loro mansioni. Per il momento si attendono i decreti attuativi del Governo relativi alla riforma, quindi alle società e alle associazioni sportive verranno concessi sei mesi per adeguarsi alla nuova normativa entrata in vigore. Ed è qui che si rinviene un elemento potenzialmente critico, poiché tutto dipenderà dalle Istituzioni: se esse saranno in grado di gestire e, quindi, guidare lo sviluppo di questa riforma il risultato di essa sarà positivo, altrimenti il settore intero (dunque lo sport italiano) potrebbe andare incontro a un impoverimento generale del volume e della qualità delle proprie attività.
UN MOVIMENTO TRASVERSALE DI SALVAGUARDIA DELLO SPORT IN ITALIA
Nel corso del partecipato dibattito che ha avuto luogo lo scorso 28 giugno a Palazzo Valentini a Roma – del quale di seguito è possibile ascoltare la registrazione audio integrale (A549) – è stato sottolineata la necessità di affrontare questa transizione attraverso un sostanziale movimento trasversale di salvaguardia dello sport, ritenuto veicolo eccezionale di inclusione sociale, oltreché fondamentale ai fini del benessere della persona, qualcosa che, quindi, nei bilanci pubblici non dovrà divenire una Cenerentola.
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